Nel frattempo, nel fantastico mondo in cui la geopolitica incontra la tecnologia a colpi di miliardi di dollari, sta accadendo qualcosa di surreale: i dirigenti di TSMC, il colosso incontrastato dei semiconduttori, si sono trovati nella bizzarra posizione di dover difendere il loro investimento negli Stati Uniti… dai taiwanesi stessi. Perché nulla dice “sovranità tecnologica” come una conferenza stampa a Taipei per spiegare che no, non stanno svendendo il futuro del Paese, anche se stanno spostando capacità produttiva altrove.

La bomba è esplosa lunedì, quando TSMC ha annunciato un piano di investimento da 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti, che include tre nuove fabbriche di chip. Per Washington, un colpaccio. Per Taiwan, un incubo. Immaginate la scena: gli americani festeggiano perché finalmente tornano a contare qualcosa nella produzione di semiconduttori, mentre a Taipei qualcuno suda freddo all’idea che, se l’industria dei chip si sposta troppo a Ovest, potrebbe venir meno uno dei principali deterrenti contro una certa “amicizia” forzata da parte di Pechino.

Secondo il nostro esperto di Asia, Jing Yang, il nervosismo a Taiwan è palpabile. C’è chi teme che se TSMC trasloca troppe macchine litografiche di ultima generazione oltre l’oceano, gli Stati Uniti, in caso di invasioni poco gradite, potrebbero avere un incentivo in meno a intervenire. Il ragionamento è chiaro: meno dipendenza da Taiwan per i chip, meno motivi per rischiare una guerra con la Cina. Anche il partito di opposizione taiwanese, il KMT, ha annusato l’aria e ha subito messo il naso nella questione.

Ovviamente, tutto questo allarmismo potrebbe essere un filo eccessivo. Costruire fabbriche in Arizona non significa smantellare quelle di Hsinchu. Alla conferenza stampa di giovedì, il CEO di TSMC, CC Wei, ha messo le cose in chiaro: la richiesta di chip AI è esplosa, la capacità produttiva è prenotata per i prossimi due anni, e quindi ha senso ampliare le operazioni. A rincuorare i più ansiosi, martedì il governo di Taiwan ha annunciato che i processi più avanzati di TSMC rimarranno a casa. Traduzione: potete dormire sonni tranquilli, la tecnologia di punta non salpa per l’America… almeno per ora.

Broadcom ha annunciato un incremento del 77% nei ricavi provenienti dalla progettazione e vendita di chip per server di intelligenza artificiale, raggiungendo 4,1 miliardi di dollari nel trimestre terminato il 2 febbraio, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Quindi, ricapitolando: Trump ottiene le fabbriche, Taiwan il mal di stomaco, TSMC i soldi. E la Cina? Starà a guardare, aspettando il momento giusto per fare la sua prossima mossa.