Adobe ha appena chiuso un secondo trimestre fiscale 2025 che ha fatto sobbalzare i conti e sollevato più di qualche sopracciglio. Con ricavi record da 5,87 miliardi di dollari (+11% rispetto all’anno precedente) e un utile per azione rettificato di 5,06 dollari, la società ha superato le aspettative degli analisti, che si aggiravano intorno a 4,97 dollari per azione e 5,8 miliardi di ricavi . Eppure, nonostante questi numeri da capogiro, il titolo ha chiuso in calo del 7% dall’inizio dell’anno, lasciando spazio a qualche legittimo dubbio.

Il cuore pulsante dell’AI: Firefly e oltre

Il vero motore di questa performance è l’intelligenza artificiale. Adobe ha integrato il suo modello Firefly in Creative Cloud, Document Cloud e Express, con risultati tangibili: 24 miliardi di generazioni AI e un Annual Recurring Revenue (ARR) di 18,09 miliardi di dollari nel Digital Media, in crescita del 12,1% . L’adozione di Firefly ha spinto l’uso di Photoshop, Lightroom e Acrobat, con un’impennata degli utenti attivi mensili e un record di performance nelle app mobili.

Nonostante i numeri, gli investitori sembrano restii a cavalcare l’onda. Adobe ha alzato le previsioni per l’intero anno fiscale 2025, puntando a ricavi tra 23,5 e 23,6 miliardi di dollari e un utile per azione rettificato tra 20,50 e 20,70 dollari. Per il terzo trimestre, le stime sono di 5,875–5,925 miliardi di ricavi e un utile per azione tra 5,15 e 5,20 dollari . Eppure, il titolo ha chiuso in calo del 7% dall’inizio dell’anno, lasciando spazio a qualche legittimo dubbio.

Nonostante gli sforzi, Adobe sembra ancora in fase di adattamento all’era dell’AI generativa. La concorrenza è agguerrita: OpenAI con ChatGPT, Canva con il suo Image Generator e Microsoft con Copilot sono tutti player che minacciano il dominio di Adobe. Il rischio è che l’azienda si trovi a inseguire, anziché guidare, l’innovazione.

Adobe ha fatto passi significativi nell’integrazione dell’AI, ma la vera sfida sarà mantenere il passo con una concorrenza sempre più agguerrita. Gli investitori sembrano cauti, e non senza motivo. Solo il tempo dirà se Adobe riuscirà a consolidare la sua posizione o se finirà per essere superata nel campo dell’AI generativa.