Il panorama dei Data Center in Italia e in Europa: un’analisi approfondita

Nel cuore di questa corsa globale verso l’elaborazione decentralizzata e la dominazione algoritmica, alcune città europee iniziano a muovere pedine che fino a ieri sembravano ferme come statue. Milano non è più sola: Roma, Marsiglia e Varsavia stanno diventando nomi familiari nei pitch deck degli investitori. No, non stiamo parlando di turismo, ma di hyperscale, colocation e edge computing. La nuova geopolitica digitale non si combatte con trattati o accordi doganali, ma con latenza, connettività e temperatura media. Sì, anche il meteo ora fa strategia.

Prendiamo Marsiglia. Una città che per anni ha vissuto di porto e folklore, oggi è un punto nevralgico per il traffico di dati grazie a un bouquet di cavi sottomarini che la rendono più interconnessa di certi ministri in campagna elettorale. È lì che passano flussi che collegano Europa, Africa e Asia. Non sorprende, quindi, che la città stia vedendo un’esplosione di data center di tipo hyperscale. Il clima favorevole (niente ghiaccio da sciogliere, poca umidità da combattere) consente di ridurre i costi di raffreddamento e migliorare l’efficienza energetica. E qui non si parla di pannelli solari romantici: si parla di soluzioni che incidono direttamente sull’OPEX e migliorano i margini dei provider globali.

Varsavia è un altro caso interessante. In apparenza troppo a est per essere “strategica”, ma in realtà perfettamente allineata con la nuova direttrice di crescita europea. Il mix tra fibra ad alta densità, bassi costi operativi e una domanda locale crescente (soprattutto da parte di aziende fintech, gaming e servizi pubblici digitalizzati) la rende un magnete per i progetti di edge e colocation. E mentre i mercati Tier 1 come Londra o Amsterdam soffrono di saturazione e vincoli urbanistici, Varsavia offre spazio, incentivi e una burocrazia sorprendentemente meno tossica di quella italiana.

Roma, invece, vive un dualismo tutto suo. Da un lato capitale amministrativa, ingolfata da vincoli e processi bizantini, dall’altro polo strategico per la pubblica amministrazione e le infrastrutture critiche. Lì non si decide se costruire: si decide quanto costruire e quanto rendere il sistema resistente agli shock. I data center nella capitale non servono solo al mercato, ma allo Stato. E questo li rende meno sensibili alla latenza e più interessati alla sovranità tecnologica. C’è poi un dettaglio che sfugge a molti: Roma è vicina agli snodi dei nuovi cavi sottomarini che stanno ridisegnando la mappa digitale del Mediterraneo, trasformando l’Italia da periferia romantica a gateway strategico tra Europa, Medio Oriente e Africa.

Ma il nodo resta sempre quello: l’energia. I consumi energetici dei data center, secondo le previsioni più aggiornate, toccheranno livelli di diversi TWh annui in regioni chiave come Lombardia, Lazio e Campania. Se il sistema non evolve, il rischio non è solo blackout tecnico ma blocco strategico. Non basta più il concetto classico di “grid connection”. Serve una simbiosi infrastrutturale che integri produzione, accumulo e consumo in tempo reale. E qui entrano in gioco modelli avanzati come il demand response, lo storage distribuito, e l’uso di AI per ottimizzare i flussi energetici. Ironia della sorte: ci vuole un data center per gestire l’energia del data center.

Le workload AI sono il detonatore invisibile di questo cambiamento. Gli algoritmi di deep learning, soprattutto nella fase di addestramento, richiedono enormi quantità di calcolo e quindi di energia. Stiamo parlando di densità di potenza che superano tranquillamente i 30-40 kW per rack. E questo sta spingendo il design dei data center verso un paradigma completamente nuovo. Addio alle sale simmetriche con climatizzazione a pavimento: benvenuti a sistemi di raffreddamento a liquido, microgrid dedicate, e architetture modulari in container prefabbricati. Il data center di domani è più simile a una raffineria che a un edificio per uffici. E chi pensa il contrario è rimasto fermo al cloud del 2015.

In parallelo, la spinta verso l’automazione totale riscrive anche le logiche operative. I nuovi impianti non saranno solo “hyperscale” per dimensione, ma “hyperintelligent” per capacità di autogestione. Avere meno personale onsite non è solo una questione di efficienza: è un prerequisito per operare in contesti ad alta densità e alta variabilità. Pensiamo alle edge zone urbane, dove un blackout non è un disservizio ma un incidente di sicurezza nazionale. Il concetto stesso di uptime si sta evolvendo: non è più solo una metrica di disponibilità, ma un indice di resilienza sistemica.

Questa nuova generazione di infrastrutture digitali richiede investitori con nervi d’acciaio e un orizzonte di ritorno molto diverso da quello immobiliare tradizionale. Il valore di un data center non si misura più in metri quadri, ma in megawatt e millisecondi. È un asset fluido, dinamico, regolato da capex mostruosi e tempi autorizzativi spesso imprevedibili. Eppure, chi riesce a entrare nel ciclo completo – dal permitting all’exit – si ritrova con uno dei pochi asset in Europa capaci di generare IRR a doppia cifra in modo sostenibile.

Il punto è questo: il mercato dei data center in Italia non è solo una nuova moda. È una trasformazione industriale che coinvolge energia, territorio, finanza e dati. Chi la sottovaluta, continuerà a scrivere piani strategici pensando che la digitalizzazione sia una questione di Wi-Fi negli uffici pubblici. Chi la capisce, sta già mappando le fibre, leggendo i flussi di latenza tra le availability zone, e pianificando PPA virtuali in parallelo ai permessi edilizi.

Milano oggi è la punta dell’iceberg. Ma sotto la superficie si stanno muovendo forze geopolitiche, logiche di capitale e pressioni tecnologiche che trasformeranno il paese in un player rilevante della nuova Europa digitale. Sempre che non decidiamo di sabotarci da soli, come spesso ci riesce benissimo.

Se vuoi sapere dove sarà il prossimo hub dei dati in Europa, guarda dove c’è latenza bassa, energia verde e una burocrazia che almeno risponde alle email. Se c’è anche un aeroporto internazionale e una dorsale di fibra, hai trovato la prossima Milano.

Questo webinar è solo un’anteprima di quello che troverai a RENMAD DATACENTERS ITALIA 2025 il 19 e 20 novembre 2025 a Milano, Italia.

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