
Generative AI: perché l’errore non è della tecnologia ma nostro, con Roma e Lazio al centro dell’innovazione
Quando parliamo di generative AI, la narrativa dominante tende a dipingere una tecnologia tanto potente quanto fragile, pronta a fallire sotto il peso delle aspettative. In realtà, la tecnologia non è mai stata il problema. Siamo noi, la nostra visione ristretta, le strutture aziendali obsolete e l’incapacità di adattamento a far sembrare tutto più complicato di quanto sia. Dati aggiornati da McKinsey e MIT Sloan parlano chiaro: meno del 10% dei progetti pilota supera la fase di test, e solo il 5% accelera il fatturato. Questo non è un fallimento dell’IA, ma del mindset industriale che abbiamo applicato a uno strumento radicalmente diverso da ERP o CRM tradizionali.
Il modello top-down di implementazione, dove le decisioni vengono imposte dall’alto e calate sugli utenti finali, è inadeguato. La generative AI prospera in un contesto bottom-up, dove le persone sono protagoniste, sperimentano e creano valore reale. Non workflow, ma lifeflow. Non sostituzione, ma amplificazione della creatività. Basta guardare al passato: il PC non fu imposto dai CIO, l’iPhone non attese il benestare del reparto IT, internet non si diffuse per decisioni gerarchiche ma perché gli individui non potevano più farne a meno. La tecnologia genera impatto quando diventa strumento di emancipazione, non di imposizione.
In Italia, l’ecosistema romano e laziale sta iniziando a incarnare questa filosofia con iniziative concrete. ROMA.ai rappresenta un esempio paradigmatico: un evento dedicato a esplorare e promuovere l’ecosistema dell’innovazione guidata dall’IA nel territorio di Roma e Lazio. L’iniziativa mette in rete imprese, centri di ricerca, enti pubblici e cittadini, creando uno spazio dove condividere esperienze, progetti e soluzioni concrete. Tavole rotonde, dimostrazioni pratiche e testimonianze dal campo mostrano come l’intelligenza artificiale possa trasformare non solo le aziende, ma l’intero tessuto economico e sociale, con un approccio responsabile e sostenibile. Inserito nel programma della Future Week, ROMA.ai diventa un hub di networking e ispirazione, dove chi opera e vive il cambiamento tecnologico può confrontarsi direttamente con chi guida l’innovazione.
Le grandi aziende, spesso guidate dall’euforia dei venture capital e dalla pressione degli investitori, hanno trasformato l’adozione dell’IA in uno spettacolo: mostriamo quanto risparmiamo tagliando posti di lavoro, mostriamo ROI su fogli excel, mostriamo il potere del controllo centralizzato. Ma i numeri reali parlano un linguaggio diverso. Secondo l’US Census Bureau, l’uso dell’IA tra le grandi imprese è sceso dal 14% al 12%, segnando la prima diminuzione da quando i dati vengono raccolti. Il 95% dei progetti pilota non arriva alla produzione. Questo non significa che l’IA sia fallita, ma che i modelli di implementazione industriale non funzionano.
Il concetto chiave che emerge dalle esperienze più virtuose è quello di augmentazione: l’IA come amplificatore delle capacità umane, non come sostituto. Ogni progetto di successo nasce dall’osservazione di come le persone scelgono di usare lo strumento, dalle dinamiche bottom-up, dal contatto diretto con il mondo reale e con le esigenze concrete. Questo approccio, incarnato da iniziative come ROMA.ai, dimostra che i laboratori di innovazione locali possono diventare incubatori di sperimentazione responsabile, con un impatto reale su imprese, startup e società.
Nel Lazio, università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e aziende stanno iniziando a sperimentare questo approccio. Non più implementazioni calate dall’alto, ma ambienti dove l’IA diventa catalizzatore di creatività. La tecnologia non è un fine, ma un mezzo per stimolare collaborazione e immaginazione. L’adozione bottom-up consente di far emergere talenti nascosti, favorire soluzioni inaspettate e creare un ecosistema dinamico e resiliente, capace di adattarsi alle sfide del mercato e della società.
ROMA.ai offre un modello replicabile per altre regioni italiane: mettere insieme attori diversi, favorire la contaminazione di idee, testare applicazioni concrete e stimolare un approccio umano alla tecnologia. L’evento mostra come l’innovazione guidata dall’IA non sia un fenomeno distante, relegato alle grandi corporation o ai laboratori di ricerca, ma un’opportunità concreta, radicata nel territorio, capace di trasformare la vita di imprese e cittadini.
La lezione per chi vuole davvero sfruttare la generative AI è chiara: smettere di trattarla come un ERP evoluto, abbandonare il controllo centralizzato e dare spazio alle persone. Mettere la creatività al centro significa riconoscere che la tecnologia non sostituisce la mente, ma ne amplifica le capacità. In questo contesto, iniziative come ROMA.ai non sono semplici conferenze, ma veri e propri laboratori di sperimentazione, dove l’intelligenza artificiale diventa uno strumento di emancipazione sociale e culturale, oltre che economica.
I numeri sono impietosi, ma la strada è chiara. L’adozione dal basso, il paradigma bottom-up e l’attenzione al potenziale umano rappresentano l’unica via per trasformare l’entusiasmo tecnologico in risultati concreti. Roma e Lazio, grazie a ROMA.ai e alla sinergia tra imprese, università e istituzioni, stanno costruendo un modello di innovazione responsabile, replicabile e scalabile. L’IA generativa non è rotta. Siamo noi a dover imparare a usarla, e il futuro dell’innovazione italiana potrebbe nascere proprio da questa regione, diventando esempio di eccellenza per l’intero Paese.
La generative AI diventa così non uno strumento di imposizione, ma di esplorazione, amplificazione e riflessione. La vera innovazione non parte dai vertici, ma cresce dal basso, alimentata dalla curiosità e dalla collaborazione. Roma e Lazio, con eventi come ROMA.ai, dimostrano che l’intelligenza artificiale può essere protagonista di un cambiamento reale, sostenibile e umano, trasformando il territorio in un laboratorio vivente di creatività e sviluppo economico.
Future Week è una iniziativa, un evento di grande portata che mira a creare un ecosistema nazionale di innovazione e scambio, organizzato da SCAI Comunicazione.
