Una delle tendenze più evidenti del mercato infrastrutturale digitale è che la domanda spinta da intelligenza artificiale, elaborazione in cloud e generative AI sta crescendo con velocità che mette sotto pressione la capacità infrastrutturale disponibile. Secondo il report Global Data Center Trends 2025 di CBRE, “demand continues to outpace new supply” nei principali hub mondiali, e il tasso di vacanza medio dei data center è sceso a circa 6,6 %, con strette particolarmente acute nei cluster di potenza e nelle zone core.
Ma cosa significa “domanda che sorpassa capacità” in concreto? Significa che i provider iperscalatori (Microsoft, Amazon, Google, etc.) e i grandi clienti enterprise stanno correndo a prenotare spazi e potenza molto prima che le strutture siano costruite; molti progetti vengono “preleased”cioè venduti in anticipo — e le tempistiche di consegna si estendono oltre il 2027, spesso per vincoli sull’energia, permessi, interconnessioni e forniture.
La domanda energetica dei data center americani, da sola, dovrebbe più che raddoppiare da ~35 GW nel 2024 a ~78 GW entro il 2035, secondo BloombergNEF. Secondo BCG, la potenza necessaria per data center crescerà con un tasso composto annuo del 16 % da 2023 a 2028, arrivando a circa 130 GW globali di capacità richiesta.
All’interno di questo contesto, le dichiarazioni dei vertici Microsoft (e delle analisi di mercato) suggeriscono che l’azienda si sta trovando in una condizione in cui, almeno in alcune aree, la domanda di capacità supera la capacità effettiva disponibile.
Cosa ha detto Microsoft (o i suoi manager) e cosa non ha detto
In un articolo di Seeking Alpha si sottolinea che il management ha ammesso che “demand exceeds supply”, citando che Azure è cresciuto del 34 % anno su anno nel fiscal 2025, e che Microsoft è “crystal-clear” nel dichiarare che la capacità è in difficoltà. Questo è un segnale pubblico raro: non è da tutti i giorni che un gigante tech ammette problemi di capacità, piuttosto che problemi di domanda.
Tuttavia, Microsoft ha cercato di smorzare le interpretazioni. In un’intervista riportata da Capacity Media, l’azienda afferma che non sta facendo un “pullback” generale nei data center, ma sta invece adattando la velocità e la distribuzione geografica dei progetti. Satya Nadella ha ricordato che Microsoft ha aperto data center in 10 paesi e quattro continenti solo in un trimestre.
Questa ambivalenza è comprensibile: riconoscere apertamente che non hai capacità abbastanza “in armadio” potrebbe spaventare clienti e investitori. Ma le analisi indipendenti suggeriscono che Microsoft ha cancellato o sospeso alcuni contratti di locazione per data center, per circa 2 GW elettrici totali, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, secondo Reuters.
In pratica: Microsoft dichiara di voler continuare l’espansione, ma qualche progetto è stato rallentato o congelato per “riallinearsi” alle nuove stime di domanda reale.
I vincoli tecnologici e infrastrutturali reali
Se la domanda supera la capacità, non è (solo) un problema di costruire più data center: è un problema di energia, reti, permessi, tempistiche di interconnessione e materiale specialistico.
Innanzitutto l’energia. Più potenza significa più carico sulle reti elettriche locali. In molte zone i quadri, le stazioni e le linee devono essere potenziate, e ciò richiede anni di studi, autorizzazioni e investimenti. BCG evidenzia uno sfasamento spesso di 4-8 anni tra la pianificazione d’interconnessione e il completamento delle infrastrutture elettriche, mentre la costruzione “greenfield” di un data center tipico richiede 2-3 anni.
Poi il raffreddamento, la distribuzione interna dell’energia, l’efficienza dei rack, la latenza di rete, le dipendenze dei chip, le supply chain dei componenti (GPU, custom silicon) diventano vincoli sottili ma reali. Quando stai costruendo a livelli di megawatt per site, ogni inefficienza conta.
Un altro vincolo è che la domanda delle AI non è lineare o prevedibile: picchi repentini, variazioni di workload e nuove architetture (modelli più grandi, sistemi di aggregazione, inferenza distribuita) possono cambiare il profilo di potenza richiesto quasi da un trimestre all’altro. Microsoft ha bisogno di flessibilità strutturale non solo “metti più server” per non restare con infrastrutture obsolete.
Infine, la “scalabilità urbana”: molte zone centrali o vicino ai grandi bacini urbani hanno limiti di spazio, vincoli ambientali e restrizioni sugli impatti termici, di rumorosità, uso dell’acqua (nel raffreddamento) e linee elettriche esistenti.
Impatto sul mercato, su chi compra servizi cloud e su Microsoft stessa
Per chi come te progetta infrastrutture digitali, servizi AI o modelli di business basati su cloud, queste dinamiche presentano rischi e opportunità.
L’effetto più immediato è che i prezzi dell’infrastruttura potenza per kW, spazio rack, tariffe di interconnessione tenderanno a salire, soprattutto nei mercati congesti. CBRE ha già registrato incrementi del 3,3 % su scala globale nel Q1 2025, con regioni come Northern Virginia, Chicago e Amsterdam che vedono salite a due cifre.
Chi prenota in anticipo (preleasing) guadagna: ottiene impegni di capacità che saranno sempre più difficili da trovare “last minute”. Questa corsa preventiva crea barriere d’ingresso per i nuovi concorrenti e rafforza il potere negoziale dei grandi hyperscaler.
Da parte di Microsoft, un mismatch tra domanda reale e capacità può tradursi in opportunità perse (clienti che non riescono a scalare), costi finanziari elevati (mantenere infrastruttura non utilizzata), e difficoltà nel soddisfare promesse di “always on” e latenza bassa nei servizi AI. Potrebbe costringere l’azienda a ripensare le sue priorità geografiche, magari privilegiando regioni con abbondanza energetica e costi più bassi.
Un altro rischio: se Microsoft ritarda o sospende progetti, altri hyperscaler (Google, Amazon, Meta) potrebbero entrare nelle aree lasciate libere, rubando terreno competitivo. Le analisi in Reuters suggeriscono che Microsoft potrebbe aver “ceduto” capacità non utilizzata e che Google / Meta stanno raccogliendo in alcune aree dove Microsoft ha fatto marcia indietro.
Inoltre, il bilancio energetico, ambientale e di sostenibilità diventa centrale: se la domanda di potenza spinge a costruire nuove centrali fossili, o portare reti a carico maggiore, Microsoft rischia critiche e pressioni normative/ambientali (già evidenziate dal rapporto Stand.earth sulla crescita di energia fossile nelle sue operazioni)
Valutazioni critiche dove è “marketing” e dove è realtà
Mi permetto di alzare un sopracciglio: quando Microsoft parla di “continuare a crescere” e respinge l’idea di pullback, parte del messaggio ha un tono rassicurante verso mercati e investitori, non necessariamente di trasparenza totale sulla difficoltà operativa. La realtà è più sfumata: alcuni progetti vengono rallentati, alcune locazioni sospese, ma l’impegno a lungo termine resta.
Nel mondo dell’AI infrastrutturale, le aziende che costruiscono reti, potenza e data center competono non solo sui server, ma sul tempo: chi riesce a consegnare capacità nei tempi utili (non troppo tardi rispetto alla domanda) vince. E la tensione tra domanda esplosiva e limiti infrastrutturali è destinata a crescere.