Età minima digitale di 16 anni in Ue per social media, divieto automatico delle pratiche più dannose che creano dipendenza nei minori, norme sulle tecnologie e le pratiche persuasive come la pubblicità mirata, il marketing degli influencer, il design che crea dipendenza, i loot box e i dark pattern. Sono questi i contenuti della relazione adottata dalla commissione per il Mercato interno del Parlamento europeo, con 32 voti a favore, 5 contrari e 9 astensioni, in cui esprime preoccupazione per l’incapacità delle principali piattaforme online di proteggere i minori e mettono in guardia dai rischi legati alla dipendenza, alla salute mentale e all’esposizione a contenuti illegali e dannosi.
Il Parlamento voterà le raccomandazioni per aumentare la sicurezza dei minori online nella sessione plenaria del 24-27 novembre.
Nel testo, tra le altre cose, si propone un’età minima digitale di 16 anni in tutta l’Ue per l’accesso ai social media, alle piattaforme di condivisione video e agli assistenti di intelligenza artificiale, salvo autorizzazione dei genitori, e un’età minima di 13 anni per l’accesso a qualsiasi social media.
La Commissione Ue è esortata a fare pieno uso dei poteri conferitile dalla legge europea sui servizi digitali (Dsa) e a valutare l’introduzione della responsabilità personale dei dirigenti in caso di violazioni gravi e persistenti delle disposizioni in materia di protezione dei minori, con particolare riferimento alla verifica dell’età.
Gli eurodeputati chiedono anche di vietare gli algoritmi di raccomandazione basati sul coinvolgimento per i minori e disattivare di default le caratteristiche di progettazione che creano maggiore dipendenza, di garantire che i sistemi di raccomandazione non presentino contenuti ai minori sulla base della profilazione e di applicare con fermezza le norme dell’AI Act contro i chatbot manipolatori e ingannevoli.
Per i deputati europei, le tecnologie persuasive, gli annunci mirati, l’influencer marketing, il design che crea dipendenza, i loot box e i dark pattern, dovrebbero essere temi che verranno affrontati nella futura legge sull’equità digitale.