Unitree Robotics ha appena sganciato sul suo profilo social un video teaser del suo nuovo umanoide H2, corredato da coreografie ben oliate, pose da passerella e una maschera-faccia “bionica” che sembra voler superare la soglia dell’“uncanny valley”. L’operazione è audace: un mix tra show, vetrina tecnologica e propaganda da startup stellare. Ma cosa sappiamo davvero di questo H2, e quanto le promesse reggono lo scettro dell’analisi critica?

Ciò che il video mostra (e ciò che omette)

Nel breve clip il robot danza, esegue pirouettes, arabesques e addirittura sequenze di kickboxing con movimenti fluidi. La sua fisionomia 180 cm per 70 kg è scandita da giunture che paiono più vicine alla danza che alla pura locomozione meccanica. La scelta estetica è forte: volto argentato, lineamenti ben marcati (naso, labbra, occhi) come se fosse una maschera da gala futuristica. Alla fine del video sfilava accanto a una modella umana, come per dire: “Guardami, anch’io potrei essere come voi”.

I numeri diffusi sono limitati ma indicativi: il modello H2 conterebbe 31 giunture, un aumento del 19 % rispetto al modello R1. Ciò suggerisce un’attenzione verso flessibilità, articolazioni raffinate, forse una nuova taratura del trade-off tra rigidità e fluidità.

Quello che il video non mostra (né, finora, l’azienda ha chiarito) sono: durata della batteria, carico utile concreto, autonomia motoria (su superfici complesse, salite, scalini) e, soprattutto, capacità di interazione in ambienti non strutturati. Lo show è suggestivo, ma non sappiamo se l’H2 sia un atleta da palcoscenico o un robot utile nel mondo reale.

Questo lancio arriva proprio quando Unitree si prepara a sbarcare in borsa in Cina, tra ottobre e dicembre 2025, puntando a una valutazione attorno ai 50 miliardi di yuan (~7 miliardi di dollari). È un momento che richiede spettacolo, visibilità, hype finanziario e tecnologico all’unisono.

Il CEO Wang Xingxing ha tracciato una roadmap in tre fasi: prima far muovere i robot con azioni preprogrammate (danze, arti marziali), poi rispondere a comandi in tempo reale, quindi eseguire attività banali come portare un bicchiere d’acqua o riordinare una stanza (anche in ambienti non familiari). Compiti più complessi, come l’assemblaggio di dispositivi, restano nel lungo termine.

L’H2, dunque, sembra rappresentare la fase mediana: un mezzo ponte tra il robot “da show” e quello “da servizio”. Se la strategia di marketing è brillante, la concretezza tecnologica dovrà venire presto.

Uno dei vantaggi competitivi di Unitree è la verticalizzazione: l’azienda controlla una buona parte della catena (motori, riduttori, attuatori), ha esperienza con quadrupedi (XDog, Go2) e già ha lanciato umani più “leggeri” come G1 e R1, scalando complessità gradualmente.

Ma le sfide sono enormi. In primo luogo la sicurezza cibernetica: già sulla G1 sono state scoperte vulnerabilità che permetterebbero accessi indesiderati o compromissioni via Bluetooth Low Energy (BLE).
Tipi di attacchi ibridi che combinano comportamenti fisici (spostamento) e digitali (telemetria, cloud) diventano una questione cruciale: un robot che “vede” e “ascolta” non può esistere isolato tecnicamente o giuridicamente.

Inoltre il salto da “azione preprogrammata” a “azione generativa in tempo reale” è difficilissimo. Significa riconoscere contesti visivi e uditivi, mappare l’ambiente, pianificare traiettorie, reagire a imprevisti. Che è all’incirca il problema che ancora oggi l’IA non risolve bene anche nei contesti “solo software”.

Altro tallone d’Achille: l’efficienza energetica e il peso. Un robot così alto, con molti gradi di libertà, consuma. Se le batterie durano qualche decina di minuti sarà adatto solo per dimostrazioni. Se devono reggere poche ore, serve un salto di densità energetica (o motori ipersofisticati).

Con l’H2, Unitree lancia un messaggio agli investitori: non siamo “solo cani robotici da intrattenimento”, puntiamo al dominio dei robot umanoidi. In un mondo dove la competizione USA-Cina sull’IA è ormai dichiarata, un robot con movenze fluide e volto umano può essere tanto simbolo politico quanto prodotto reale.

Il prezzo (non ancora comunicato) sarà cruciale. Se supererà la soglia accettabile per istituti di ricerca, centri di sviluppo, aziende di automazione, resterà un oggetto glamour più che utilitario.

L’offerta iniziale: G1 è comparso su Walmart negli USA per 21.600 USD, ben oltre il prezzo cinese una strategia di arbitraggio fra mercati.
Il modello R1 è già stato proposto a un prezzo aggressivo (39.900 yuan) per democratizzare l’accesso al mondo robotico.

Se l’H2 rimane confinato a performance coreografate, il rischio è diventare un “robot da palcoscenico”. Ma se un domani riuscisse a ritirare un libro dal tavolo in salotto anche in condizioni imperfette allora il passo verso automazione domestica/societaria avrebbe un valore enorme.

Io credo che l’H2 non sia il “robot definitivo”, ma piuttosto un manifesto: guardate dove possiamo arrivare. Il salto vero sarà quando i prossimi video mostreranno il robot in ambienti non controllati. Allora smetteremo di applaudire la ballarina, e cominceremo a domandarci: «E adesso, cosa fai di pragmatica?»