Meta ha riportato che le spese operative sono salite di 7 miliardi anno su anno e che il capex (spese in conto capitale) ha raggiunto quasi 20 miliardi in un solo trimestre. È una ondata di investimenti in infrastrutture AI e talenti che non ha ancora un “proof of revenue” convincente. Zuckerberg non ha fatto retromarcia: “non stiamo accelerando per vanità, ma per avere il compute che serve per i modelli frontieriali”.
Questa audacia ha avuto un effetto immediato: il titolo è scivolato del 12 %, cancellando oltre 200 miliardi di capitalizzazione in poche sedute. È un segnale forte: il mercato dice “non più solo promessa, voglio monetizzazione”.
Meta vs Google / Nvidia: perché la reazione è diversa
Google e Nvidia hanno margini di attesa e casi d’uso più solidi. Alphabet sta già vendendo AI infrastrutturale (cloud + generative AI) ai clienti esterni: non è tutto interno. Quando Meta alza il capex aspettandosi che “poi i ricavi arriveranno”, Google può guardare agli ordini enterprise che pagano oggi.
Meta, invece, rimane fino a oggi un’azienda legata all’advertising. Meta sostiene che l’AI porterà miglioramenti nel targeting, nelle raccomandazioni, nei formati di contenuto e poi aprirà nuovi business verticali. Ma queste narrative non bastano. Quando gli analisti hanno chiesto “quando arrivano i numeri”, Zuckerberg ha indicato il futuro.
Quanti utenti ha Meta AI? E quanto vale?
Meta afferma che oltre un miliardo di persone usano Meta AI regolarmente nelle sue app. Ha anche lanciato “Vibes”, modulo di generazione media (immagini, video) che ha moltiplicato i volumi generativi. Ma attenzione: questo “uso” è ancora legato a operazioni interne, non a modelli standalone che gli esterni pagano.
Meta ha alzato le stime di capex per il 2025 a 70-72 miliardi (contro i precedenti 66-72). Il campo da gioco è spostato: non è più chi spende di più, ma chi riesce a monetizzare prima.
Il “momento discriminante” del mercato
Alcuni analisti lo chiamano già: siamo entrati nella fase in cui il mercato non premia più solo la promessa AI, ma richiede risultati concreti. Meta rischia di essere un “progetto ancora sulla griglia”, non un’impresa già avviata.
La “non risposta” (o evasione) alle pressanti domande sul timing dei ricavi è pericolosa: ricerche accademiche mostrano che quando i dirigenti non rispondono chiaramente nei call sugli earnings, gli errori di previsione aumentano e la volatilità sale.
Cosa deve dimostrare Meta subito
- Trasformare l’adozione (1 mld utenti AI) in “monetizzabile” — non solo in metriche interne.
- Sconnettere ulteriori investimenti infrastrutturali dall’idea che “tutto compenserà dopo” — serve un piano credibile.
- Generare ricavi AI “esterni” (business AI, tool a pagamento, infrastrutture) non solo interno all’ecosistema Meta.
- Controllare il “burn rate” dell’AI spendendo in modo mirato anziché indiscriminato.
Un’ultima riflessione provocatoria: Meta ha già compiuto un salto ideologico. L’AI adesso è un’ideologia aziendale — non solo un prodotto. Ma l’ideologia va supportata da numeri. Se il mercato ha perso fede nel mantra “costruisci e arriveranno i ricavi”, Mark Zuckerberg ha appena ricevuto una lezione dura: in questa fase dell’AI, chi spende deve anche mostrare come guadagna.