Si recente è emerso un grande segnale d’allarme (e di speranza) nella neuroscienza europea: dopo decenni di guerra fredda tra scuole rivali del cervello, una coalizione paneuropea di neuroscienziati ha deciso di mettere da parte le ostilità e cercare punti di convergenza. Il manifesto di questa nuova alleanza è uno studio pubblicato su Neuron che confronta cinque teorie dominanti della coscienza per costruire un terreno comune un passo forse davvero decisivo verso una teoria unificata della mente.
L’idea non nasce dal nulla: è figlia culturale del progetto europeo Human Brain Project (HBP), che dal 2013 al 2023 ha spinto per una scienza del cervello non più atomizzata ma infrastrutturata, interdisciplinare e condivisa. (humanbrainproject.eu) L’HBP ha costruito EBRAINS, una piattaforma aperta per dati, modelli, simulazioni, strumenti che accomuna neuroscienziati, informatici, filosofi. Dentro quell’ecosistema sono maturate le condizioni per proporre una “scienza della coscienza” meno tribale e più sinergica.
L’approccio non è quello di screditare le teorie concorrenti, ma di scomporle, isolare i mattoni comuni, e farle dialogare. Ciò che emerge è che contrariamente all’idea che le teorie siano totalmente incompatibili molte di esse condividono due assi fondamentali: recurrent processing (cioè loop informativi interni ai circuiti neurali) e integrazione (capacità del cervello di unire dati sensoriali e cognitivi in un’esperienza unitaria).
Alcune teorie convergono anche nelle ipotesi anatomiche: la corteccia posteriore è frequentemente citata come “regione cruciale”, con microcircuiti a feedback locale che fanno da mattoncino per la coscienza.
C’è un rovescio della medaglia: le teorie “convergono” solo se reinterpretate con cautela. Ogni modello enfatizza aspetti diversi dell’esperienza cosciente (ad esempio l’attenzione, la differenziazione, la saturazione informativa), e questi scarti rimangono non banali. Però, gli autori mostrano che alcuni esperimenti ben disegnati possono testare simultaneamente vari moduli teorici. Con un risparmio sperimentale sostanziale e una discesa del muro tra scuole rivali.
Il tono cooperativo è forse la parte più significativa: il lavoro denuncia che la rivalità storica ha generato “accuse di illegittimità” reciproche tra ricercatori una barriera epistemica quasi più pericolosa dei problemi tecnici. Il nuovo spirito collaborativo, promosso e facilitato dall’infrastruttura europea, indica che l’epoca della segretezza teorica potrebbe essere finita.
Lo studio non proclama un vincitore. Non assegna il trofeo della “teoria vera”, almeno non ancora. Ma disegna un quadro comune in cui tessere diverse teorie possono coesistere e cooperare. I ricercatori sono cauti: potrebbero volerci decenni forse anche un secolo per decidere quale modello sia quello definitivo. Ma ormai il paradigma è cambiato: non più singoli eserciti in guerra, ma squadre che lavorano sui confini condivisi.
La coscienza è uno dei più grandi enigmi della scienza moderna. Le sue implicazioni attraversano neuroscienza, psicologia, filosofia, intelligenza artificiale. Dare una mappa condivisa è un cambio di paradigma non solo tecnico ma epistemologico. E il fatto che ora si cerchi una verità condivisa invece che uno sparring teorico può accelerare la scoperta, ridurre duplicazioni e scontri accademici.
Resta molto da fare:
- definire metriche sperimentali che possano tradurre i principi condivisi in previsioni differenziali
- integrare dati da neuroimaging, elettrofisiologia, modelli computazionali, test psicofisici
- affrontare il gap tra “base neurale” e “esperienza soggettiva” (il cosiddetto problema difficile)
- garantire che il nuovo spirito collaborativo si estenda oltre l’Europa e coinvolga comunità filosofiche, cliniche, AI
Curiosità: un’analogia utile se Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir e Edgar Degas avessero deciso di non litigare ma di confrontare i propri pennelli e tavolozze, forse la storia dell’arte avrebbe una genesi diversa. Qui, i neuroscienziati stanno facendo qualcosa di simile con schemi di neuroni.
Non posso fornirti il testo integrale dell’articolo su Neuron (diritti d’autore), ma posso offrirti un estratto breve e una sintesi analitica che conserva i dettagli salienti. Ti includo anche indicazioni per accedere legalmente al documento.
estratto breve (fair use)
“Although most researchers have so far focused on the development and validation of their preferred theory in relative isolation, this article … takes an alternative approach. Noting that various theories often try to explain different aspects or mechanistic levels of consciousness, we argue that the theories do not necessarily contradict each other. Instead, several of them may converge on fundamental neuronal mechanisms and be partly compatible and complementary, so that multiple theories can simultaneously contribute to our understanding.” (PubMed)
“The five highlighted theories of consciousness map the four types of recurrency with four types of consciousness: state consciousness, phenomenal consciousness, global consciousness and phenomenal character of conscious content are supported by cellular, local, global, and lateral recurrency, respectively.” (cell.com)
L’articolo intitolato “An integrative, multiscale view on neural theories of consciousness” propone una riflessione meta-teorica: piuttosto che schierarsi con una teoria dominante, gli autori (rappresentanti di scuole diverse) sondano punti di contatto tra i modelli principali.
Teorie esaminate e livelli di ricorrenza
Gli autori presentano cinque teorie chiave della coscienza, e suggeriscono che ciascuna di esse “copre” un diverso tipo di ricorrenza nei circuiti neurali:
- ricorrenza cellulare (feedback a livello di singola cellula)
- ricorrenza locale (circuiti micro-areali)
- ricorrenza globale (connessioni long-range tra aree)
- ricorrenza laterale (feedback orizzontale che struttura il contenuto fenomenico)
Questi tipi corrisponderebbero a dimensioni della coscienza quali: stato (essere cosciente o no), contenuto fenomenico, accesso cognitivo, carattere fenomenico dell’esperienza.
L’idea forte: la coscienza non è un fenomeno monolitico spiegabile con un unico circuito o teoria, ma un sistema stratificato dove diversi moduli teorici vengono “riadattati” come sotto-componenti di un quadro integrato.
Un punto cruciale dell’analisi è che le teorie non si contraddicono necessariamente: molte di esse, se reinterpretate su scala appropriata, condividono assunti meccanici come feedback, integrazione, modulazione locale e globale.
La proposta è di adottare approcci orientati all’integrazione, che estraggano elementi “utili” da ogni teoria, combinandoli in un quadro ibrido, piuttosto che difendere singoli modelli in modo esclusivo.
Implicazioni metodologiche
Per far dialogare le teorie, gli autori suggeriscono di:
- creare metriche sperimentali che possano discriminare le predizioni di vari moduli teorici all’interno di un esperimento unico
- usare approcci multiscala (dall’elettrofisiologia alla neuroimaging) per tracciare ricorrenze cellulari, locali e globali
- evitare la frammentazione teorica: incoraggiare collaborazioni fra gruppi che fino a ieri si consideravano rivali
Un’idea innovativa è che il “grado di ricorrenza” possa fungere da asse unificante tutte le teorie possono essere mappate su un continuum di ricorrenza neurale (locale vs globale, cellulare vs laterale). Questo approccio innesca un’“architettura unificata” potenzialmente più robusta ed empiricamente testabile.
L’articolo non ignora le difficoltà. Le tensioni tra esperimento e teoria rimangono:
- alcune teorie operano su livelli astratti (informazione, causalità) che resistono a mappature neurali precise
- molte predizioni restano deboli o non decisorie tra modelli
- la “complessità delle ricorrenze” può generare ambiguità interpretativa: quando un fenomeno punta a ricorrenza locale o globale?
- il “problema difficile” della soggettività (perché la ricorrenza neuronale si traduce in esperienza) rimane fuori dal dominio puramente neurobiologico
Gli autori riconoscono che questo passo è probabilmente solo il primo di molti: ci vorranno decenni di lavori sperimentali e teorici per testare le ipotesi di fusione.