Al Las Vegas Oracle Ai World ho potuto rincontrare Hammad Hussain AI strategy and sales, che avevo intervistato alcuni mesi fa e Federico Torreti Sr Director Product, entrambi in sessioni diverse hanno portato la mia attenzione su Oracle AI Agent Studio e il fatto che sta chiaramente puntando sul concetto di “osservabilità totale” applicata agli agenti intelligenti, che non è solo un lusso da laboratorio ma una necessità pratica per chi vuole deployare AI a livello enterprise senza finire nei guai.
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Oracle AI data platform e il nuovo impero dei dati intelligenti
C’è un momento preciso in cui le rivoluzioni tecnologiche smettono di essere promesse e diventano infrastruttura. Quel momento è arrivato per l’intelligenza artificiale enterprise, e ha un nome che suona come un paradosso della storia industriale: Oracle AI Data Platform. L’azienda che per decenni ha incarnato la solidità monolitica dei database si è reinventata come architetto di un’AI aperta, distribuita e perfettamente integrata con la governance dei dati. Un gesto strategico da veterano, non da sognatore di Silicon Valley.
Agentic AI e la rivoluzione silenziosa dei modelli operativi aziendali
L’intelligenza artificiale ha smesso di essere una promessa lontana. Non si parla più di strumenti che aiutano a fare meglio ciò che già facciamo, ma di agenti AI che prendono decisioni, orchestrano processi e, in qualche modo, ridefiniscono il significato stesso di lavoro in azienda. IBM e Oracle non si limitano a lanciare slogan: una survey di oltre 800 dirigenti C‑suite in 20 paesi delinea una tendenza netta e irrinunciabile. Il 67 % degli executive prevede che gli agenti agiranno autonomamente già entro il 2027. Non un esercizio di stile, ma un deadline strategico che chi guida aziende non può ignorare.
Oracle ha recentemente annunciato previsioni finanziarie ambiziose, delineando un futuro in cui l’intelligenza artificiale (AI) gioca un ruolo centrale nella sua strategia di crescita. Durante l’AI World Conference, l’azienda ha dichiarato di aspettarsi margini lordi tra il 30% e il 40% per i suoi progetti di infrastruttura AI, un dato che si allinea con altri giganti dei data center e contrasta con previsioni precedenti che indicavano margini lordi del 14% per i data center AI. Oracle ha utilizzato come esempio un progetto di infrastruttura AI di sei anni e 60 miliardi di dollari, prevedendo un margine lordo del 35% per tale contratto.
Il sentimento ribassista sull’equazione costo-beneficio dell’intelligenza artificiale è diventato talmente diffuso che sembra ormai buon senso. Un nuovo consenso al contrario: chi non è scettico appare ingenuo. Poi arriva Oracle, l’azienda quasi cinquantennale che si è reinventata in cloud provider come mi ha spiegato ieri un VP Italiano “smart”, a Smith & Vollensky offrendomi un Pinot Noir di Sonoma, e l’azienda di fare quello che pochi hanno il coraggio di fare in un mercato in preda al dubbio: dichiararsi in ipercrescita. Non una metafora, ma una promessa contabile. E con la solennità dei suoi numeri, Oracle sostiene di essere un’azienda in “hypergrowth” grazie all’espansione dei suoi AI data center, i motori digitali che dovrebbero trainare la prossima decade del cloud.
Sono all’aereoporto di LV di ritorno del AI World e mentre sorseggio una Hazy Little Thing Ipa stanco morto e penso di non scriverne più arriva la notizia. Oracle ha tentato di fare ciò che ogni colosso tecnologico fa quando gli investitori iniziano a guardare con troppa attenzione ai margini: raccontare una storia credibile di profitti futuri.
Clay Magouryk, co-CEO della divisione cloud, ha dichiarato che l’attività di noleggio dei server dotati di GPU Nvidia a OpenAI, Meta e ad altri sviluppatori di intelligenza artificiale genererà presto margini lordi compresi tra il 30% e il 40%. Un numero che suona come una sinfonia in un mercato dove le GPU si vendono a peso d’oro, ma dove la realtà contabile è meno poetica.

Nel panorama ipercompetitivo del cloud, l’innovazione non è più un optional: è sopravvivenza. Oracle Acceleron ridefinisce radicalmente come i dati si muovono su Oracle Cloud Infrastructure, portando connessioni ultra‑performanti tra host senza alcun costo aggiuntivo per i clienti.
Questa non è solo una promessa di marketing, ma un cambiamento architetturale basato su oltre un decennio di ricerca e implementazione nel networking cloud, dove ogni hop, ogni pacchetto, ogni bit conta.
Le aziende che puntano all’AI di nuova generazione o a workload HPC ad alta intensità finalmente possono respirare, perché il traffico dati non è più ostacolato da architetture legacy o da inefficienze silenziose che rallentano l’innovazione.

Il 14 ottobre 2025, durante l’Oracle AI World di Las Vegas, l’azienda ha annunciato la disponibilità generale della sua nuova AI Data Platform. Secondo Oracle, questa piattaforma è progettata per aiutare i clienti a connettere in modo sicuro modelli di intelligenza artificiale generativa con i loro dati aziendali, applicazioni e flussi di lavoro.
Combinando l’ingestione automatica dei dati, l’arricchimento semantico e l’indicizzazione vettoriale con strumenti di intelligenza artificiale generativa integrati, la piattaforma semplifica l’intero percorso dai dati grezzi all’IA pronta per la produzione. Oracle sostiene che la piattaforma renda i dati pronti per l’IA e consenta la creazione e l’implementazione di applicazioni agentiche, sfruttando le capacità combinate di Oracle Cloud Infrastructure (OCI), Oracle Autonomous AI Database e OCI Generative AI service.
Nel panorama ipercompetitivo dell’intelligenza artificiale enterprise, Federico Torreti (Senior Director Product / AI & ML di Oracle) preparatissimo e gentilissimo, che abbiamo avuto l’opportunità di incontrare all’AI World di Oracle, ci ha raccontato che l’azienda, ha imposto un cambio di paradigma silenzioso ma radicale. Ha spostato il discorso dall’ossessione per i modelli alla concretezza dell’infrastruttura, dall’intelligenza teorica alla realtà del dato. Ha riportato l’AI dentro il cuore dell’azienda, non come accessorio ma come tessuto connettivo operativo e ha introdotto un principio che molti fingono di capire ma pochi sanno applicare: portare l’AI ai dati, non i dati all’AI.
Nel biotech, ogni ora persa con i database è un’ora sottratta alla scoperta di nuovi farmaci. La storia di come Biofy sta ripensando la drug discovery
Las Vegas, Oracle AI World 2025 C’è un momento nell’intervento di Paulo Perez, CEO di Biofy, che vale l’intero keynote. Quando gli chiedono perché hanno scelto Oracle Cloud Infrastructure e Autonomous Database, la sua risposta è disarmante nella sua semplicità: “Perché la scoperta di un farmaco richiede anni, ma un collo di bottiglia computazionale ti blocca per ore. E noi non abbiamo ore da perdere.”
Nel settore energetico non esistono margini d’errore. La storia di come Exelon sta ripensando la rete elettrica con Oracle ci dice molto sul futuro dell’AI nelle infrastrutture critiche
Calvin Butler, CEO di Exelon, non è tipo da partecipare a conferenze tech solo per farsi vedere. Quando si è presentato all’Oracle AI World di Las Vegas, aveva con sé il peso di una responsabilità enorme: garantire elettricità a 10 milioni di persone tra il Mid-Atlantic e Chicago. E nel suo settore, quando qualcosa va storto, non si parla solo di utenti scontenti o recensioni negative. Si parla di vite umane.
Larry Ellison non sale mai su un palco per intrattenere. Quando parla, anche da remoto, costruisce una narrazione di potere tecnologico che non lascia spazio alle interpretazioni. Al keynote di Oracle AI World 2025, la sua visione si è tradotta in un manifesto: non un’apologia dell’intelligenza artificiale come moda, ma una ridefinizione di ciò che significa possedere il cervello digitale del pianeta. Chi ha ascoltato con attenzione non ha sentito un discorso da showman, ma il piano strategico di un uomo che da mezzo secolo vive con un’ossessione: trasformare Oracle da azienda di software a infrastruttura cognitiva globale. Oracle ai 2025 non è solo un evento, è il tentativo di riscrivere le regole del cloud e della conoscenza.
Oracle ha annunciato un’importante espansione della propria infrastruttura cloud, pianificando la distribuzione di 50.000 GPU AMD Instinct MI450 per l’intelligenza artificiale entro il terzo trimestre del 2026, con un’ulteriore crescita attesa nel 2027 e oltre. Questo accordo segna una svolta competitiva di rilievo nel settore AI, con Oracle che mira a diventare il primo hyperscaler a offrire un supercluster AI pubblico interamente basato su GPU AMD di nuova generazione, competendo così con Nvidia sia dal punto di vista tecnologico che commerciale.
Nel panorama delle contrattazioni epocali tra hyperscaler e startup AI, la dichiarazione di Clay Magouyrk CEO Oracle (intervista CNBC) «ovviamente OpenAI può pagare 60 miliardi all’anno» per l’infrastruttura cloud suona come un manifesto: non è vanteria, è una scommessa militare sul futuro della tecnologia. ai
Magouyrk e Mike Sicilia, i due neo-co-CEO di Oracle, si sono presentati per incontrare il giornalista, un giorno prima dell’evento ufficiale sul palco del “AI World” di Las Vegas per ridisegnare non solo la strategia della società, ma le leggi implicite della scala economica nell’era dell’intelligenza artificiale. Il passaggio da “Cloud World” a “AI World” non è un escamotage da marketing: è un segnale che Oracle intende essere non più semplice fornitore di compute, ma architrave di un ecosistema AI integrato.
C’è un momento preciso in cui il marketing smette di essere semplice comunicazione e diventa teologia. È quello che accade quando un colosso come Oracle decide di ribattezzare il suo evento storico “CloudWorld” in “Oracle AI World 2025”, come se l’intelligenza artificiale non fosse più un tema tra gli altri, ma l’unica lingua ammessa nel tempio della tecnologia. La scelta è tanto simbolica quanto strategica. Significa dichiarare guerra non solo ai concorrenti ma anche al sospetto, ormai diffuso, che l’AI sia l’ennesima illusione ciclica, un déjà-vu dei tempi del cloud, dell’IoT e del metaverso.
Stay tuned!