I mercati hanno deciso che le tech stocks devono vivere in una dimensione schizofrenica. Da una parte c’è l’euforia dell’intelligenza artificiale, con OpenAI che lancia un prodotto enterprise disegnato per rassicurare i CFO e sedurre i CIO; dall’altra, la cruda realtà fatta di supply chain zoppe, valutazioni da bolla e investitori che iniziano a prendere profitto come studenti al buffet gratuito. La settimana si è chiusa con il solito cocktail: un taglio di 25 punti base da parte della Federal Reserve che ha regalato ottimismo generalizzato, più un accordo miliardario tra Intel e Nvidia sui semiconduttori, la materia prima più preziosa della nostra epoca.

Il punto è che le tech stocks non sono più un blocco monolitico, ma un mosaico disordinato. Alcuni titoli, sospinti dall’onda lunga della domanda per infrastrutture AI, hanno corso come maratoneti dopati. Altri si sono schiantati sulla banalità dei problemi logistici o sulla verità più imbarazzante che un board può ammettere: il mercato non è infinito e il margine non è eterno. Gli ETF di riferimento, dal celebre XLK al sempre sexy QQQ, hanno comunque chiuso in verde, con XLK a +2,75%. Un numero che, letto con superficialità, dà l’impressione di resilienza collettiva. Ma scavando sotto la superficie si capisce che il settore è spaccato, e la selettività degli investitori sta diventando feroce.

Intel, per esempio, ha messo a segno un +22,84% settimanale. Tutto grazie a un accordo da 5 miliardi di dollari con Nvidia per sviluppare chip. La notizia ha fatto dimenticare persino il downgrade di Citi, che con un certo coraggio ha osato pronunciare la parola “overvalued”. Un po’ come dire al pubblico in delirio che il re è nudo, sapendo che i fan lanceranno pomodori. Nvidia dal canto suo si gode la posizione di dealer indispensabile nell’economia dell’AI, trasformando i semiconduttori in lingotti di potere geopolitico.

Non meno interessante la corsa di Synopsys, +16,46%, spinta dalla convinzione che chi progetta strumenti per costruire semiconduttori guadagnerà qualunque sia il vincitore finale della partita. Crowdstrike ha brillato con un +15,24% grazie al Fal.Con 2025, con il solito show di promesse sulla crescita dei ricavi e soprattutto la partnership con Salesforce che odora di strategia difensiva mascherata da innovazione. Non bastasse, hanno pure comprato Pangea, un pezzo di AI security che completa la narrativa dell’azienda come guardiano cybernetico del futuro.

Applied Materials e Seagate hanno fatto il loro balzo con rispettivamente +13,29% e +12,88%. Il messaggio è chiaro: se l’intelligenza artificiale è il nuovo petrolio, servono trivelle (Applied) e serbatoi di stoccaggio (Seagate). Nessuno dovrebbe sorprendersi che lo storage, spesso percepito come il cugino noioso del settore, torni sexy quando i modelli generativi richiedono oceani di dati.

Poi ci sono i perdenti, perché ogni festa ha sempre i suoi esclusi che restano a guardare da fuori. Jack Henry & Associates ha perso il 5,09%, Fair Isaac un 4,33% e Broadridge il 4,19%. La verità è che il mercato dei servizi finanziari tech non ha lo stesso sex appeal delle GPU scintillanti. Broadcom è crollata di un 4,15% che sembra poca cosa, ma in realtà fotografa un cambio di percezione importante. Dopo la mossa della Cina che ha vietato l’acquisto di chip AI dalle aziende americane, l’hype di Oracle sul cloud AI si è già dissolto. Gli analisti hanno ricordato al mercato che Broadcom vive troppo di pochi clienti e segmenti deboli, con la concorrenza degli ASIC pronta a mordere. Tutte verità scomode che il rally della scorsa settimana aveva elegantemente ignorato. Paychex ha seguito con un -3,78%, vittima della stessa narrazione: nel grande circo dell’AI, i business tradizionali rischiano di sembrare fermi a vendere biglietti di carta mentre tutti guardano lo show olografico.

Il paradosso è che la paura di recessione sembra svanita, ma non è svanita la paura di rimanere intrappolati nel trade sbagliato. Gli investitori stanno navigando in un contesto in cui i tassi scendono, ma l’AI rende ogni decisione binaria: o sei dentro la storia giusta o sei fuori dai riflettori. In questo scenario, gli ETF settoriali restano una bussola utile, dal sempiterno VGT al più aggressivo SMH sui semiconduttori, passando per i panieri tematici come CIBR sulla cybersecurity o IGV sul software. Ma anche qui vale la regola non scritta di Wall Street: la diversificazione funziona finché non ti annoi guardando gli indici correre senza di te.

Le tech stocks stanno entrando in una fase dove la volatilità non è un bug, ma una feature strutturale. L’intelligenza artificiale continuerà a essere il mantra, ma sarà anche l’alibi per giustificare valutazioni surreali e decisioni industriali rischiose. I semiconduttori resteranno il campo di battaglia geopolitico e finanziario più feroce, e gli investitori selettivi sopravviveranno meglio di quelli che credono alle favole da keynote. Come sempre, la tecnologia non perdona chi confonde la narrativa con la realtà. E questa settimana, più che mai, lo spettacolo ha mostrato quanto sia sottile la linea che separa i vincitori dai dimenticati.