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Politiche Energetiche, Decarbonizzazione, Fonti Rinnovabili, Infrastrutture e Smart Grids

Il potere dell’AI si scontra con la crisi energetica americana

L’intelligenza artificiale sta divorando elettroni. La nuova corsa all’oro digitale non è più frenata dai capitali o dai chip, ma dai megawatt. Mentre gli algoritmi riscrivono l’economia globale, gli Stati Uniti si scoprono vulnerabili: una superpotenza tecnologica con un’infrastruttura elettrica da era industriale. Negli ultimi mesi, interi data center costruiti con miliardi di dollari giacciono inattivi, in attesa di un semplice “via” dalla rete. Un caso emblematico è quello di un impianto californiano, a pochi chilometri dal quartier generale di Nvidia, che aspetta da sei anni la connessione alla linea ad alta tensione.

META investe $1B in AI data center in Wisconsin utilizzando la dry-cooling technology

La notizia pesa: Meta Platforms ha ufficialmente avviato i lavori per un campus di data center ottimizzato per l’intelligenza artificiale a Beaver Dam, Wisconsin (USA), con un investimento superiore a 1 miliardo di dollari. Questo non è un semplice centro dati, ma la “trentesima” struttura globale del gruppo, progettata espressamente per “workload ambiziosi di AI”.

La nuova politica dell’elettricità americana: tra data center affamati e bollette elettorali

L’America ha appena scoperto che l’elettricità può far vincere o perdere un’elezione. New Jersey, Virginia e Georgia non hanno semplicemente scelto nuovi governatori. Hanno espresso un giudizio sul prezzo della corrente, sul potere invisibile delle infrastrutture energetiche e sulla tensione crescente tra intelligenza artificiale e umanità reale. Quando un terzo delle famiglie statunitensi deve rinunciare a cibo o medicine per pagare la bolletta, il tema non è più tecnico ma politico, quasi morale. In linguaggio accademico si chiama “energy insecurity”, ma nei fatti è una forma moderna di povertà.

Energia domestica e il paradosso digitale: quando l’intelligenza artificiale rischia di spegnere le luci di casa tua

L’intelligenza artificiale, la stessa che promette di illuminare il futuro, rischi di farci restare al buio. Secondo un recente sondaggio di Sunrun, il più grande fornitore americano di sistemi solari e batterie domestiche, l’80% dei proprietari di casa teme che i data center, affamati di elettricità, faranno impennare i costi delle bollette. È la nuova ansia del cittadino digitale: non quella di perdere la connessione, ma di perdere la corrente.

Il dato più inquietante non è nemmeno la paura, ma la rassegnazione che l’accompagna. Il 68% degli intervistati non crede che le utility tradizionali siano in grado di sostenere la domanda crescente. Non si tratta più di ambientalismo o ideologia, ma di pura sopravvivenza elettrica. In un paese dove il blackout è diventato il nuovo “errore 404”, l’energia domestica non è più solo una voce di spesa ma un indicatore di potere individuale.

Google spinge il gas con cattura: un rischio calcolato o salto nel baratro?

Google ha appena annunciato un passo che sembra quasi una contraddizione in termini: finanziare una centrale a gas con cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) per alimentare i propri data center, sostenendo così la crescita dell’intelligenza artificiale ma, allo stesso tempo, cercando di restare “verde”. Il progetto, chiamato Broadwing Energy, sorgerà a Decatur, Illinois, e Google si impegna ad acquistare la maggior parte dell’energia prodotta. Il salto è audace e carico di ambiguità.

Le aziende tecnologiche costruiscono impianti energetici propri per soddisfare la domanda dell’AI

La corsa all’intelligenza artificiale sta riscrivendo le regole dell’energia negli Stati Uniti, e non in modo elegante. The AI era is giving fracking a second act, un colpo di scena per un’industria che già durante il boom dei primi anni 2010 veniva accusata di avvelenare falde acquifere, provocare terremoti indotti e prolungare la dipendenza dai combustibili fossili. Le aziende AI stanno costruendo data center mastodontici vicino ai principali siti di produzione di gas, generando spesso energia in proprio sfruttando fonti fossili. Una tendenza in gran parte oscurata dai titoli sulle applicazioni AI in sanità o lotta al cambiamento climatico, ma destinata a ridefinire le comunità che ospitano queste strutture.

Energia, AI e potere: la nuova equazione americana

Negli Stati Uniti, l’intelligenza artificiale sta scoprendo la sua fonte di energia preferita: l’uranio arricchito. Non è una battuta, ma la cronaca di un accordo che unisce due mondi, quello dei reattori nucleari e quello degli algoritmi, in un matrimonio che sa di geopolitica, tecnologia e un pizzico di marketing apocalittico.

La corsa segreta ai supercomputer dell’intelligenza artificiale

La rivoluzione dell’AI non avviene sul palco visibile degli algoritmi: accade dietro le quinte, nel buio metallico dei datacenter, dove i veri contendenti si sfidano per il dominio sui supercomputer che alimentano i modelli generativi. Non è una guerra sui dati né sulle reti: è una guerra sull’elettricità, sul silicio e sulla capacità di orchestrare decine di migliaia di GPU come un esercito silenzioso.

Ai supercomputer con GPU non serve il fine scientifico predizione del tempo, simulazioni nuclearima la generazione di testo, immagine, agenti decisionali. E per farlo servono scale gigantesche: cluster con migliaia se non centinaia di migliaia di Nvidia H100, Google TPU o acceleratori custom emergenti. Questi sistemi non simulano fisica: predicono il prossimo “token” (parola, pixel, passo d’azione). Li potremmo chiamare predittori massivi.

Come l’intelligenza artificiale di Deepmind sta riscrivendo le leggi della fusione nucleare

on è più fantascienza, ma neppure ancora realtà. L’energia da fusione, quella promessa quasi mitologica di generare elettricità infinita e pulita a partire dall’acqua, sta uscendo dal laboratorio e cominciando a parlare il linguaggio dell’intelligenza artificiale. O, più precisamente, il linguaggio di DeepMind, la divisione di Google che negli ultimi anni sembra avere come hobby quello di risolvere problemi che il resto del pianeta definisce “impossibili”. Dopo aver battuto campioni di Go e decifrato le pieghe delle proteine, ora tenta di addomesticare il caos più estremo dell’universo: il plasma.

Come l’IA sta riscrivendo le regole dell’energia: data center sotto shock e megawatt fuori controllo

L’industria dell’intelligenza artificiale sta vivendo una rivoluzione energetica. Non si tratta solo di algoritmi più sofisticati o di modelli linguistici più potenti; è una questione di megawatt, infrastrutture e di come l’energia venga orchestrata in tempo reale. Il concetto di “new power layer” per l’orchestrazione dell’IA sta emergendo come una risposta strategica a questa nuova era.

Microsoft e le emissioni: il “greenwashing” dell’era AI

Un cappucino matcha al Bar dei Daini (Greenwashing ovviamente)

Sul fronte ambientale, la grande promessa di Microsoft era: “Diventeremo carbon negative, water positive e zero waste entro il 2030”. Piani ambiziosi, necessari in un mondo che chiede conti ambientali stringenti.

Ma i numeri dicono qualcosa di più crudo: le emissioni di Microsoft sono cresciute del 23-24 % rispetto al 2020, attribuite in gran parte alla costruzione di nuovi data center (servizi cloud, AI, richieste di elaborazione). In termini pratici, i data center assorbono quasi totalmente l’impatto delle sue emissioni “Scope 2” ufficiali (cioè quelle legate al consumo elettrico).

La cina affonda i data center nell’oceano: la scommessa estrema per raffreddare l’intelligenza artificiale

Il cuore pulsante della rete mondiale non è etereo come ci piace immaginarlo. Ogni click, ogni query su ChatGPT o ogni video in streaming brucia elettricità in enormi capannoni metallici che chiamiamo data centre. Quei templi dell’informazione che divorano energia come vecchie locomotive a carbone sono diventati il tallone d’Achille della digitalizzazione. In Cina qualcuno ha deciso di portare la questione a un nuovo livello, o meglio, a una nuova profondità: un pod di server verrà immerso al largo di Shanghai, con la pretesa di trasformare l’oceano nel più grande sistema di raffreddamento gratuito della storia tecnologica.

Francia e la scommessa del reattore modulare di piccola taglia

La Francia sta giocando una partita che non riguarda solo l’energia, ma l’intero equilibrio geopolitico dell’Europa industriale. Dietro le parole rassicuranti di Parigi sulla transizione energetica pulita si nasconde un ritorno aggressivo al nucleare, ma questa volta in formato compatto, modulare, apparentemente innocuo. Il reattore modulare di piccola taglia non è più una nota a piè di pagina per ingegneri nostalgici degli anni settanta, bensì un asset strategico da inserire nei piani urbani delle metropoli. Calogena, start-up francese che sembra uscita da un laboratorio di venture capital tanto quanto da un reattore di ricerca, ha firmato con il CEA un accordo che vale più di mille dichiarazioni sul Green Deal. In palio non c’è solo la riduzione della CO₂, ma la ridefinizione stessa di cosa significa autonomia energetica in una società che vive ancora nell’ombra delle crisi del gas e dei blackout programmati.

Nuclear Fusion negli Stati uniti: il nuovo Eldorado Energetico

Non fatevi ingannare da quella sensazione di déjà vu tecnologico: la fusione nucleare non è più “sempre tra 20 anni”. È martellata qui e ora con fondi, accordi, roadmap.

Avete presente quella battuta vecchia come il tempo: “La fusione è sempre a cinquant’anni da oggi”? Bene, adesso il cronometro ha un display che dice “2030s”. Il DOE ha sversato denaro su ricerca robotica: 49 milioni di USD per magneti, materiali, cicli di combustibile e muri protettivi. Ventinove laboratori e università, da MIT a Savannah River, si muovono in sinergia con centri nazionali come Idaho Lab e ORNL.

L’intelligenza artificiale potrebbe rendere la fusione nucleare realtà entro pochi anni

Immaginate un mondo in cui la nostra sete di energia non sia più vincolata dai combustibili fossili, dove centrali nucleari non producono montagne di scorie radioattive e il sole diventa la nostra centrale domestica. Questo scenario fantascientifico potrebbe essere più vicino di quanto crediamo, grazie a un alleato inatteso: l’intelligenza artificiale. Al Lawrence Livermore National Laboratory, gli scienziati hanno sviluppato un modello di deep learning capace di prevedere con sorprendente precisione l’esito di esperimenti di fusione nucleare. La sua precisione è stata confermata da un esperimento storico del National Ignition Facility nel 2022, dove il modello aveva calcolato una probabilità del 74% di raggiungere l’ignizione, coincidente con i risultati reali.

Google e il mito dell’energia: l’intelligenza artificiale non sta divorando il pianeta

Parlare di intelligenza artificiale e ambiente oggi significa camminare su un terreno minato di allarmismi e semplificazioni. Google ha deciso di affrontare questa narrativa con numeri concreti, pubblicando uno studio dettagliato sull’impatto energetico del modello Gemini. Sorprendentemente, una singola richiesta di testo consuma solo 0.24 wattora, circa quanto guardare la TV per nove secondi, emette 0.03 grammi di CO₂, l’equivalente di un’email, e utilizza 0.26 millilitri d’acqua, cinque gocce per intenderci. Numeri che contraddicono la vulgata di consumi da data center da fantascienza, spesso citata senza considerare CPU per routing, macchine inattive e sistemi di raffreddamento.

Oracle investe $1 miliardo all’anno per un data center da 1,4 GW in Texas alimentato a gas: la corsa all’energia per l’era dell’AI

Oracle ha deciso di accelerare la sua strategia cloud focalizzata sull’intelligenza artificiale con un investimento da capogiro: la costruzione di un data center da 1,4 gigawatt a Abilene, in Texas, alimentato principalmente da gas naturale. Un progetto da 1 miliardo di dollari all’anno che riflette l’urgenza di scalare l’infrastruttura per l’IA e le sfide nel collegare strutture di tale portata alle reti elettriche tradizionali.

Il sito, noto come Lancium Clean Campus, è sviluppato in collaborazione con Crusoe Energy e si estende su 826 acri. È progettato per ospitare fino a 4,5 gigawatt di capacità computazionale, destinata principalmente a OpenAI. Questa espansione fa parte del progetto Stargate, che mira a potenziare l’infrastruttura per l’IA negli Stati Uniti. La scelta di alimentare il data center con generatori a gas è una risposta diretta alle lunghe attese per l’accesso alla rete elettrica, che possono richiedere anni.

Coogle e il piccolo reattore modulare che vuole alimentare l’intelligenza artificiale

Chi lo avrebbe detto che Google, il colosso che ha costruito un impero sulle nuvole digitali, avrebbe deciso di affondare i piedi nel cemento radioattivo di Oak Ridge, Tennessee, patria storica del Manhattan Project e ora possibile epicentro della nuova corsa nucleare. Nel 2017 i manager di Mountain View si vantavano di aver alimentato il 100% delle loro operazioni con rinnovabili. Una storia da copertina patinata, perfetta per conquistare gli investitori ESG e strappare applausi nelle conferenze di Davos. Peccato che il sogno verde abbia avuto la durata di una batteria di smartphone: l’esplosione della domanda di calcolo per Google AI, l’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa, il boom di veicoli elettrici e pompe di calore hanno fatto triplicare i consumi. A quel punto, rincorrere il sole e il vento non basta più, soprattutto se la concorrenza si accaparra gli stessi megawatt di fotovoltaico e turbine.

Il Cambridge Handbook of the Law, Ethics and Policy of Artificial Intelligence: un mosaico giuridico e morale in divenire

Book: The Cambridge Handbook of the Law, Ethics and Policy of Artificial Intelligence

La panoramica che si può ricavare dall’indice e dalle pagine introduttive del “Cambridge Handbook of the Law, Ethics and Policy of Artificial Intelligence” lascia più domande che risposte, ma proprio questa incompletezza è una buona metafora del nostro rapporto con l’intelligenza artificiale. Un terreno affascinante e instabile, dove diritto, etica e politica si mescolano come ingredienti di un cocktail che deve essere sorseggiato con attenzione ma senza illudersi di averne capito la ricetta. La parola chiave qui è governance dell’IA, un concetto che va ben oltre il semplice controllo tecnico e si addentra nel labirinto della responsabilità, della trasparenza e del potere, ovvero le vere sfide di un mondo che si sta digitalizzando più velocemente di quanto i nostri codici legali riescano a rincorrere.

L’intelligenza artificiale divora il Wyoming: quando un data center consuma più di uno stato

Non è fantascienza ma l’ennesima dimostrazione che il XXI secolo sarà alimentato non da democrazie ma da data center affamati di elettroni. Il Wyoming, stato noto per le praterie, i rodei e una densità abitativa più vicina alla Mongolia che a Manhattan, sta per essere risucchiato nel vortice dell’intelligenza artificiale. La notizia è di quelle che fanno saltare sulla sedia gli addetti ai lavori e i romantici delle rinnovabili: un campus di data center AI da 1.8 gigawatt, con potenziale espansione fino a 10 GW, sarà costruito vicino a Cheyenne. Per capirci: 1 GW può alimentare un milione di case. L’intera popolazione del Wyoming non arriva a 600.000 abitanti. Fate i conti.

Chi paga l’intelligenza artificiale? Big Tech, Carbone e la bufala della neutralità energetica

Chi paga il conto dell’intelligenza artificiale? Non chi la usa. Non chi la governa. Nemmeno chi la promuove con entusiasmo evangelico nei convegni. A pagarlo, lentamente ma inesorabilmente, sono le reti elettriche nazionali, le bollette dei consumatori e, incidentalmente, il pianeta. L’intelligenza artificiale, così come la intendono oggi i colossi tecnologici americani, è una macchina insaziabile alimentata da energia bruta, preferibilmente continua, modulabile e possibilmente prodotta da fonti che si possono accendere e spegnere a comando. In pratica: gas, carbone, nucleare. Il resto, cioè sole e vento, può accomodarsi fuori.

Sotto la patina patinata della “rivoluzione AI”, si nasconde un ritorno violento a modelli industriali ottocenteschi, con un’estetica da Silicon Valley e una politica energetica da Pennsylvania del 1910. A guidare questa distopia in Technicolor è una visione autoritaria della crescita, scritta con linguaggio da campagna elettorale e firmata da un ex presidente che sembra confondere deregolamentazione con innovazione. Trump, nel suo recente “AI Action Plan”, non ha semplicemente accelerato la realizzazione di data center. Ha spalancato la porta a una deregulation senza precedenti a favore di carbone, petrolio e “dispatchable power” un modo elegante per dire: tutto tranne l’energia rinnovabile.

L’AI Data Center sposato ai fossili: Trump vuole alimentare l’Intelligenza artificiale con carbone e gas

Trump non ha mai amato i paradossi, li cavalca. L’AI, simbolo di progresso e di quella Silicon Valley che finge di odiare, si alimenterà di carbone, gas e vecchie centrali rianimate come zombie industriali. A Pittsburgh, davanti a un pubblico che rideva complice, ha dichiarato che “il più importante uomo del giorno” è Lee Zeldin, il nuovo capo dell’EPA, che “vi darà un permesso per la più grande centrale elettrica del mondo in una settimana”. Applausi. Il messaggio subliminale era chiaro: chi se ne importa delle regole, qui si torna a trivellare, bruciare e produrre elettricità sporca, perché l’intelligenza artificiale ha fame e la fame non aspetta.

Quando l’AI accende la transizione: il piano (già in atto) di Enel per l’energia del futuro

Nel mondo dell’energia, dove ogni chilowattora conta e ogni blackout è un disastro annunciato, l’intelligenza artificiale non è più un’opzione futuristica: è una leva strategica, concreta e già in azione. Parola di Nicola Lanzetta, Direttore di Enel Italia, intervenuto al convegno “Generative Tomorrow AI” organizzato da Deloitte.

Google scommette sull’atomo: l’AI non si alimenta a pane e vento

C’è una frase che circola tra gli addetti ai lavori da mesi, con l’insistenza di una profezia sottovoce: “L’intelligenza artificiale consumerà più energia di quanto l’umanità ne abbia mai avuto bisogno.” Non è retorica. È uno scenario. E Google, che di futuri se ne intende, ha già scelto il proprio carburante: il nucleare. Non quello vecchio, carbonizzato dalla paura post-Chernobyl, ma quello nuovo, avanzato, strategico, “intelligente” almeno quanto le macchine che deve alimentare.

Come già anticipato, e ampiamente previsto da chi sa leggere il codice dietro le scelte geopolitiche, Mountain View ha formalizzato una partnership con la startup nucleare Elementl Power. Obiettivo? Tre impianti negli Stati Uniti, ognuno da 600 megawatt, per una botta da 1.800 MW complessivi. Non per la rete nazionale, non per la sicurezza energetica del Midwest: per i suoi data center. Quelli che macinano miliardi di parametri, inferenze, LLM, e quegli stessi algoritmi generativi che ci stanno cambiando la pelle, l’etica e ora il clima.

Google scommette sul nucleare 2.0 per alimentare l’intelligenza artificiale

In un mondo dove ogni click, prompt o inferenza AI consuma watt su watt, le big tech si stanno finalmente guardando allo specchio e ponendosi una domanda più scomoda del solito: da dove prenderemo tutta questa energia? Non è una questione retorica né futuristica, ma estremamente urgente. E Google, con la solita mossa che sa di anticipazione profetica e ottimizzazione fiscale mascherata da sostenibilità, ha appena annunciato un accordo strategico con Elementl Power per esplorare tre siti candidati all’installazione di reattori nucleari avanzati negli Stati Uniti.

Reti intelligenti. Tecnologia, AI e investimenti mirati: la strategia di Terna per difendere il sistema elettrico

Nel pieno della transizione energetica e della crescente domanda di elettricità, la sicurezza delle infrastrutture critiche torna al centro del dibattito. Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, ha sviluppato un piano strategico da 3,2 miliardi di euro che sarà trasmesso al Ministero dell’Ambiente alla fine di maggio, con l’obiettivo di mettere in sicurezza il sistema energetico italiano da qui al 2028.

Intelligenza artificiale sull’orlo del blackout: Google lancia l’allarme infrastrutturale che nessuno vuole ascoltare

Powering a New Era of American Innovation

La narrativa sulla corsa all’intelligenza artificiale ha sempre avuto due protagonisti: chi costruisce i modelli e chi li alimenta. Ma ora Google cambia bruscamente il copione e ci sbatte in faccia una realtà che Silicon Valley e Washington sembravano troppo impegnate a ignorare: l’AI sta prosciugando la rete elettrica, e il collasso non è più una distopia cyberpunk ma una scadenza tecnica misurabile in megawatt.

Nel suo ultimo atto da gigante responsabile o, se preferite, da monopolista in preda a panico sistemico, Google ha pubblicato una roadmap energetica in 15 punti per evitare che il futuro dell’AI venga spento da un banale blackout. Non si parla più solo di chip, modelli linguistici o investimenti in data center: il vero nodo è la corrente, l’infrastruttura fisica, i cavi, i trasformatori e soprattutto le persone che li fanno funzionare. Perché senza una rete elettrica moderna e resiliente, anche il più potente dei modelli transformer non è altro che un costoso fermacarte digitale.

Sam Altman lascia Oklo: scacchi nucleari per alimentare l’intelligenza artificiale

Il solito gioco a incastri tra potere, energia e tecnologia si arricchisce di una nuova mossa: Sam Altman, il CEO visionario (e sempre più ubiquo) di OpenAI, ha appena lasciato la presidenza del consiglio di amministrazione di Oklo, una startup nel settore dell’energia nucleare avanzata. La notizia, riportata dal Wall Street Journal, ha il profumo di quelle mosse silenziose che anticipano un’espansione strategica più ampia, potenzialmente più pericolosa, sicuramente più redditizia.

Oklo non è l’ennesima creatura del tech che gioca con l’atomo per hobby. Sta sviluppando reattori nucleari di nuova generazione, quelli “modulari”, che sulla carta promettono miracoli: più piccoli, meno costosi, trasportabili, in teoria anche più sicuri. Insomma, la versione compatta e siliconata della centrale nucleare classica. L’obiettivo? Alimentare le prossime cattedrali digitali del XXI secolo: i data center. Non quelli dei social, ma quelli della fame di calcolo dell’intelligenza artificiale.

La fame energetica dell’Intelligenza Artificiale tra boom dei Data Center e rinascita del nucleare

L’intelligenza artificiale non solo macina dati, ma anche chilowattora. A confermarlo è l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), che nel suo primo rapporto dedicato al rapporto tra AI ed energia, lancia l’allarme: entro il 2030 i data center consumeranno più elettricità dell’intero Giappone, toccando i 945 TWh. Una cifra che evidenzia come l’espansione dell’AI, oltre a rivoluzionare business e processi, stia mettendo a dura prova le infrastrutture energetiche globali.

Eric Schmidt serve più energia o più cervello?

A Washington si è celebrata l’ennesima seduta teatrale mascherata da audizione congressuale, dove il sipario si è alzato su un paradosso tutto americano: per dominare il futuro dell’intelligenza artificiale, bisogna consumare il passato dell’energia. Una corsa al primato tecnologico che brucia elettricità come se fosse carbone dell’Ottocento, mentre la questione climatica viene elegantemente ignorata come un cameriere troppo zelante a un gala di miliardari.

Eric Schmidt, ex CEO di Google e oggi nuovo profeta dell’IA sotto le vesti del suo think tank “Special Competitive Studies Project”, ha scodellato la nuova verità: “Abbiamo bisogno di energia in tutte le forme, rinnovabili o meno, subito e ovunque”. Una chiamata alle armi energetica che sa tanto di manifesto industriale più che di politica nazionale.

Durante l’audizione della Commissione Energia e Commercio della Camera, la parola d’ordine è stata una sola: “dominanza”. Dominanza sull’energia. Dominanza sull’IA. Dominanza sulla Cina. E se per raggiungerla bisogna mettere in pausa il pianeta, pazienza. Quattro ore di interventi bipartisan dove repubblicani e democratici si sono annusati e ignorati a turno, uniti da un’ansia esistenziale: perdere la corsa contro Pechino.

La Mossa di Trump sull’AI: Carbone o Energia Pulita?

Un capitolo piuttosto inusuale si è appena aggiunto al dibattito sull’energia per l’intelligenza artificiale (AI) negli Stati Uniti. Il giorno prima che diversi leader tecnologici di spicco fossero convocati al Congresso per discutere come ottenere più energia per l’industria dell’AI in forte crescita, il presidente Donald Trump ha preso una decisione audace per affrontare la crisi firmando un ordine esecutivo volto a rilanciare la produzione di carbone. L’ordine, facente parte di un pacchetto di iniziative più ampio pensato per rilanciare l’industria del carbone americana, cerca di rispondere alle crescenti necessità energetiche dei centri di elaborazione dati per l’AI, facendo affidamento su quelle che Trump ha definito le “belle risorse di carbone pulito” degli Stati Uniti.

L’ordine firmato da Trump, che affronta specificamente le esigenze energetiche dell’AI, incarica i Dipartimenti del Commercio, dell’Energia e degli Interni di condurre studi per determinare se le infrastrutture alimentate a carbone possano supportare i centri di dati per l’AI. Con l’AI destinata a diventare una forza onnipresente in tutto, dalla sicurezza nazionale alle attività quotidiane, la questione di come alimentare i vasti e affamati di energia centri di elaborazione dati che sostengono queste tecnologie è diventata centrale. Il problema è innegabile: l’AI richiederà più energia che mai, e l’industria tecnologica è alla ricerca di soluzioni per soddisfare tale domanda.

Dahaize: La miniera di carbone più intelligente del mondo sfida le logiche di mercato

Nella remota regione dell’Altopiano del Loess, nella provincia cinese dello Shaanxi, dove l’estrazione del carbone è da sempre sinonimo di fatica estenuante e condizioni pericolose, la miniera di Dahaize sta riscrivendo le regole del settore.

Questo gigante statale, gestito dal China National Coal Group, prospera persino in un’epoca di calo dei prezzi del carbone, registrando un impressionante margine di profitto netto del 40% nel 2024. Per fare un paragone, il colosso di Wall Street Morgan Stanley nello stesso periodo si è fermato a poco più del 20%.

Microsoft rallenta sull’AI: effetto guerra con la Cina o bolla dell’hype?

Microsoft ha deciso di abbandonare progetti di data center per un totale di 2 gigawatt negli Stati Uniti e in Europa negli ultimi sei mesi. Secondo gli analisti di TD Cowen, la scelta è dovuta a un eccesso di capacità rispetto alla domanda prevista. Ma il dettaglio più significativo è che la decisione è legata al mancato supporto a OpenAI per l’addestramento di nuovi modelli di intelligenza artificiale.

Crusoe Energy Systems LLC vuole costruire un campus da 206 megawatt (MW)

La startup Crusoe Energy Systems LLC, supportata da Nvidia, sta intraprendendo un progetto ambizioso per costruire un enorme data center destinato a supportare carichi di lavoro di intelligenza artificiale (AI) su larga scala. Questo progetto rappresenta un passo significativo nell’evoluzione dell’infrastruttura AI, con implicazioni rilevanti per aziende come OpenAI, Google e Meta Platforms.

Crusoe ha recentemente annunciato una joint venture da 3,4 miliardi di dollari con Blue Owl Capital Inc. e Primary Digital Infrastructure per la costruzione di un campus di data center in Texas. Questo campus comprenderà un centro dati di 206 megawatt (MW) su una superficie di 998.000 piedi quadrati, distribuito su due edifici. La struttura sarà progettata per supportare applicazioni IT ad alta densità energetica e carichi di lavoro AI su larga scala, includendo sia sistemi di raffreddamento a liquido diretti al chip che tradizionali sistemi di raffreddamento ad aria. Questa configurazione permetterà di supportare fino a 100.000 unità di elaborazione grafica (GPU) su un’unica rete integrata.

Nano Nuclear Energy: innovazione e sicurezza nei microreattori nucleari

NANO Nuclear Energy Inc. è un’azienda all’avanguardia nel settore dell’energia nucleare, focalizzata sullo sviluppo di microreattori modulari avanzati. Questi reattori, grazie alle loro dimensioni ridotte e alla modularità, offrono soluzioni energetiche flessibili e sostenibili, ideali per aree remote o per infrastrutture critiche che necessitano di una fonte energetica affidabile e continua.

Tecnologie innovative: i reattori ZEUS e ODIN

Tra le principali innovazioni di NANO Nuclear Energy spiccano i reattori “ZEUS” e “ODIN”. Il reattore ZEUS, sviluppato in collaborazione con l’Università di Berkeley, adotta un design a nucleo solido che elimina completamente l’uso di refrigeranti. Questo approccio sfrutta la conduzione termica per trasferire il calore dal combustibile nucleare alla periferia del nucleo, dove l’aria circostante lo dissipa. Questa configurazione semplificata riduce i potenziali punti di guasto, aumentando la sicurezza complessiva del sistema.

Il sussurro del nuovo nucleare: energia pulita senza radiazioni?

Negli ultimi decenni, l’energia nucleare è stata dominata da due tecnologie: la fissione, utilizzata nelle centrali esistenti, e la fusione, il sogno ancora in fase sperimentale che promette energia illimitata. Ora, però, una terza via potrebbe cambiare le carte in tavola. A parlarne è Salvatore Majorana, direttore del distretto dell’innovazione Kilometro Rosso, che ha rilasciato un’intervista a Il Corriere della Sera illustrando il progetto della startup Prometheus.

Italia: il governo approva la legge delega per il ritorno al nucleare

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera preliminare a un disegno di legge che conferisce una delega al governo per regolamentare il ritorno dell’energia nucleare in Italia. Il testo, composto da quattro articoli, stabilisce una cornice normativa per lo sviluppo dell’energia nucleare sostenibile e della fusione, con l’obiettivo di contribuire al raggiungimento dei target di decarbonizzazione e sicurezza energetica delineati dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). Contestualmente, l’esecutivo ha approvato anche un decreto contro il caro bollette, segnando una strategia più ampia per affrontare le sfide energetiche del Paese.

L’Italia punta sul nucleare di nuova generazione: in arrivo un DDL e una newco industriale

Il governo italiano accelera sulla ripresa del nucleare. Durante un’audizione alle commissioni riunite Attività produttive e Ambiente della Camera, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato l’intenzione del Consiglio dei Ministri di presentare un disegno di legge (DDL) per delineare il nuovo quadro normativo sul nucleare. Contestualmente, si sta lavorando alla creazione di una nuova realtà industriale che vedrà la partecipazione delle maggiori aziende pubbliche italiane.

Giorgio Parisi energia nucleare: opportunità, sfide tecnologiche e prospettive per il futuro

Il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi ha recentemente espresso una posizione cauta riguardo alla prospettiva del nucleare come soluzione energetica per il futuro, sottolineando la necessità di valutare con attenzione i rischi e i tempi di sviluppo delle nuove tecnologie.

Sebbene la quarta generazione di reattori prometta maggiore sicurezza ed efficienza rispetto alle attuali centrali, le sfide ingegneristiche rimangono significative. In parallelo, la fusione nucleare continua a rappresentare un traguardo ambizioso, ma ancora distante dalla commercializzazione.

Di fronte a queste incertezze, Parisi suggerisce di investire anche in soluzioni immediatamente disponibili, come il miglioramento dell’efficienza energetica e la riduzione dei consumi.

Il nucleare accelera nel mondo, l’Italia si prepara a rientrare in gioco

L’energia nucleare è destinata a raggiungere livelli record nel 2025 e può contribuire a migliorare la sicurezza energetica, considerando il forte aumento della domanda di elettricità nel mondo, ma è necessario affrontare sfide quali i costi relativi a tale tecnologia, i ritardi dei progetti ed il loro finanziamento. Lo afferma l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) in un recente report ‘Il cammino verso una nuova era per l’energia nucleare’ che illustra il nuovo impulso che sta avendo il nucleare, in termini di nuove politiche, progetti, investimenti e progressi tecnologici, come gli “Small modular reactor” (Smr).

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