Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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Quando David batte Golia con un tokenizer: l’ascesa dei modelli linguistici italiani (che nessuno voleva vedere)

Ci siamo abituati a un mondo in cui l’intelligenza artificiale parla inglese, pensa inglese e viene valutata secondo criteri stabiliti, indovina un po’, da aziende americane. Fa curriculum: openAI, Google, Anthropic, Meta. Chi osa mettersi di traverso rischia di essere etichettato come “romantico”, “idealista” o, peggio ancora, “locale”. Ma ogni tanto succede che una scheggia impazzita scardini l’equilibrio dei giganti e costringa il sistema a sbattere le palpebre. È successo con Maestrale, un modello linguistico italiano open source, sviluppato da una piccola comunità di ricercatori guidati da passione, competenza e una sfacciata ostinazione.

Cubish la rivoluzione invisibile dello spatial web comincia a Napoli e no, non è l’ennesima App Social

Da qualche parte tra i vicoli di Napoli, mentre la gente sorseggia caffè ristretto e bestemmia per il traffico, si è acceso un interruttore silenzioso che promette di cambiare la relazione tra fisico e digitale. Non stiamo parlando dell’ennesimo visore in stile “metaverso da salotto”, né di un social network clone pieno di filtri e pubblicità programmatica. Cubish, startup italiana fondata da 26 co-fondatori (sì, ventisei, non è un errore di battitura) dopo quattro anni di R&D ossessivo, ha rilasciato un’app gratuita che non aggiunge un nuovo mondo, ma ripara quello esistente: porta il web nel mondo reale. Letteralmente.

Lo Spatial Web non è uno slogan o una buzzword da conferenza, è un’infrastruttura digitale che Cubish ha cominciato a costruire a colpi di geometria: la superficie della Terra viene divisa in Cubi da 10 metri per lato. Ogni Cubo è un’unità geospaziale, un contenitore unico identificato da coordinate precise. In altre parole, ogni punto del pianeta diventa un nodo digitale. È come assegnare a ogni metro quadro un dominio, ma con le regole dell’urbanistica e la logica del Web 3.0. È l’architettura dell’informazione che si fa cartografia.

L’illusione della creator economy, la realtà delle startup AI e il gioco truccato del marketing sociale

C’era una volta, in un tempo non così lontano, una sfilza di startup che si definivano parte della “creator economy”. L’idea sembrava seducente: democratizzare il talento, monetizzare la passione, scalare i follower in equity. Eppure, come spesso accade nella Silicon Valley delle illusioni distribuite in pitch deck colorati, il secondo trimestre del 2025 ha portato un brusco risveglio. I finanziamenti per queste startup da creator sono crollati, tanto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quanto rispetto ai primi tre mesi del 2025. Un raffreddamento secco, senza troppe cerimonie.

Ma la festa non è finita per tutti. Anzi, qualcuno ha appena ordinato champagne. Le startup focalizzate sull’intelligenza artificiale e sul marketing sociale stanno vedendo i rubinetti degli investimenti aprirsi con la stessa generosità con cui un algoritmo di TikTok spalma visibilità su un video virale di un cucciolo con gli occhiali. Più di 500 milioni di dollari sono stati versati in questa nicchia, solo nell’ultimo trimestre. E al centro di questo nuovo flusso c’è un nome dal sapore vagamente zuccherino ma dalla visione brutalmente pragmatica: Nectar Social.

Italia capitale dell’algoritmo: chi comanda davvero il venture capital tricolore

Non chiamateli influencer. Anzi sì, ma fatelo con un certo rispetto. Perché dietro ogni post su LinkedIn, ogni thread apparentemente casuale su quanto sia figo il nuovo fondo pre-seed “climate & quantum aware”, si nasconde un’aristocrazia silenziosa del capitale di rischio italiano che ha finalmente capito che visibilità è potere. Non nel senso hollywoodiano del termine, ma in quello brutalmente operativo: deal flow, selezione, attrazione di LP. Nel 2025 il venture capital in Italia non si muove più solo dietro le quinte. Si espone. E la classifica di Favikon lo conferma: 20 nomi che contano più di una policy di Invitalia e di cinque pitch a SMAU messi insieme.

Quando l’unicorno si tinge di catrame: il lato oscuro delle startup AI valutate a miliardi senza codice né etica

Era tutto scritto, bastava leggere. Anzi, bastava leggere bene. Perché già nel 2021 il Financial Times scriveva che molte startup di intelligenza artificiale stavano “confondendo l’automazione con l’illusionismo”. Invece si è preferito applaudire, finanziare, gonfiare valutazioni. Fino all’inevitabile: Builder.ai, celebrata come il “WordPress per app”, si è dissolta nel nulla come un prompt mal scritto su ChatGPT. E non è sola. È solo la più recente.

Elf Labs sta sfidando Disney con cenerentola e biancaneve nell’era dell’intelligenza artificiale

Disney incassa 46,4 miliardi di dollari solo dalle sue principesse. Non dai film, non dai parchi. Solo da quelle iconiche figure femminili che abitano l’immaginario collettivo da oltre un secolo. Una macchina perfetta, levigata da avvocati, sceneggiatori e algoritmi predittivi che ottimizzano ogni ciocca di capelli animata in 4K. E poi, nel silenzio mediatico più assoluto, arriva una startup con un nome da laboratorio di alchimisti: Elf Labs, Inc.

Cosa hanno fatto? Nulla di meno che aggiudicarsi oltre 100 marchi storici legati a personaggi leggendari come Cenerentola, Biancaneve e compagnia cantante. Ma non finisce lì. Hanno anche la tecnologia per farli vivere nel tuo salotto. Letteralmente. Realtà aumentata, intelligenza artificiale generativa, spatial computing. E soprattutto una nuova strategia di proprietà intellettuale che potrebbe riscrivere le regole del gioco, e non solo quello della fantasia.

Profuma come un algoritmo: l’industria del profumo è la nuova vittima dell’IA e nessuno se ne sta accorgendo

Nel tempo che impieghi a ricevere un paio di calzini da Amazon Prime, un laboratorio scintillante sulla banchina di Manhattan può sintetizzare per te un profumo su misura. Non una suggestione olfattiva, non un’ispirazione: un codice molecolare aromatico, generato da una AI che ha “assaggiato” una prugna d’estate e l’ha trasformata in bit. Benvenuti nell’era del “profumo computazionale”, dove l’emozione diventa dataset e il naso è, sempre più spesso, un nodo neurale.

Osmo, startup fondata da Alex Wiltschko e protetta da una coltre di NDA e buzzwords, promette il sogno lucido di ogni brand manager disperato: un turnaround da 48 ore per campioni personalizzati, senza compromessi apparenti su qualità, persistenza o originalità. Almeno sulla carta. Nella realtà olfattiva, il plum di Osmo profuma “troppo pulito”, “troppo sintetico”, “troppo grande”, secondo chi lo ha annusato. Non un frutto maturo, ma una sua parodia iperrealista, degna di un remake Pixar.

Quando l’etichetta fa la differenza nel miliardo: la guerra sporca dei dati tra Surge e Scale AI

C’è un paradosso crudele che serpeggia nelle viscere dell’AI moderna: gli algoritmi imparano da dati umani, ma gli umani che li etichettano sono diventati invisibili. Non per Edwin Chen, però. Il fondatore di Surge AI ha capito qualcosa che altri nel culto dell’hypergrowth avevano dimenticato: se vuoi un’intelligenza artificiale con un’anima, servono artigiani, non solo crowdworkers.

Nel pantheon delle startup AI, Scale AI era la star che brillava più forte. Fino a ieri. Poi sono arrivati i numeri: Surge ha superato Scale in fatturato (1 miliardo contro 870 milioni di dollari) e lo ha fatto senza bruciare capitali venture come incenso su un altare di promesse. Zero finanziamenti, zero unicorni tossici, solo margine operativo e qualità. Una bestemmia nella Silicon Valley.

Gradient sfida gli dèi dell’AI: intelligenza artificiale distribuita, blockchain e una vendetta contro i data center

C’è qualcosa di profondamente post-moderno nell’idea di un’AI che non vive nei templi sacri dei data center, ma si disperde, selvaggia, nei meandri silenziosi degli smartphone e degli elettrodomestici smart. Gradient Network, startup con base a Singapore e fresco di un finanziamento seed da 10 milioni di dollari guidato da Pantera Capital, Multicoin e HSG, ha deciso che è ora di decentralizzare l’intelligenza. Letteralmente.

Un solo VC con 10 miliardi e un’AI a fianco: il sogno febbrile della Silicon Valley

C’è un’ossessione che serpeggia da anni tra i venture capitalist della Bay Area: quella della lean machine, la macchina snella, efficiente, perfetta. Non in senso fordista, ma quasi spirituale. Un fondo da miliardi gestito con tre esseri umani, un dashboard e un po’ di intelligenza artificiale. Ora che gli agenti AI si fanno più sofisticati, non è più un’utopia. È un’ipotesi di lavoro. Ed è anche un pericoloso miraggio.

Quando l’AI risponde meglio del tuo help desk: il caso Voyxa

C’è un momento preciso in cui ogni CTO, ogni responsabile IT o customer service manager, si ritrova a fissare il centralino come se fosse un nemico. Il telefono squilla. Nessuno risponde. Oppure risponde qualcuno, ma è il solito inferno ciclico di FAQ trite, smarrimenti di ticket, e frustrazione sia interna che esterna.

Ed è lì che capisci che non serve un’altra dashboard. Non ti serve un altro IVR anni Novanta con accento texano che recita “Premi uno per parlare con un operatore”.

Cudis sfida la morte con un anello smart: salute, AI e token su Solana

L’ossessione per la longevità si è trasformata da sogno californiano a core business globale, e qualcuno sta cercando di monetizzare ogni respiro. Cudis, startup losangelina nata nel 2023, si lancia con disinvoltura in una delle scommesse più audaci del nostro tempo: trasformare le buone abitudini salutari in una moneta digitale scambiabile. No, non è Black Mirror. È un anello. Uno smart ring con intelligenza artificiale e incentivi cripto, abbinato a un’app che promette di allungarti la vita—o almeno il ROI.

Mentre i dati biometrici diventano la nuova valuta del secolo, Cudis si è infilata al dito il futuro del wellness, con un anello di design sobrio che monitora sonno, stress, attività e calorie bruciate. La versione 2.0 della sua wearable tech si collega a un’applicazione che sembra aver capito una cosa fondamentale: la maggior parte delle persone non vuole diventare un medico, vuole solo sapere se dorme male perché ha scrollato TikTok fino alle 2 o se è tempo di chiamare il fisioterapista.

Windsurf: quando gli dei dell’intelligenza artificiale giocano a risiko con le startup

Windsurf Statement on Anthropic Model Availability

È stato l’equivalente digitale di un’esecuzione in pieno giorno. Nessuna lettera di sfratto, nessuna trattativa da corridoio. Solo un’interruzione secca, chirurgica, quasi burocratica. Windsurf, la celebre app per “vibe coding”, si è ritrovata fuori dalla porta del tempio di Claude. Anthropic, il laboratorio fondato dai fuoriusciti di OpenAI, ha deciso di tagliare la capacità concessa ai modelli Claude 3.x. Non per ragioni tecniche. Non per mancanza di fondi. Ma per geopolitica dell’AI.

Varun Mohan, CEO di Windsurf, l’ha scritto su X con la disperazione elegante di chi sa di essere pedina in un gioco molto più grande: “Volevamo pagare per tutta la capacità. Ce l’hanno tolta lo stesso.” Dietro questa frase anodina, si cela l’odore stantio di una guerra fredda tra laboratori che – da fornitori di infrastrutture – stanno sempre più diventando cannibali delle app che un tempo nutrivano.

Chime, la banca pop del nulla che premia i fondatori anche se affonda

Benvenuti nella Silicon Valley dell’illusione, dove si vendono IPO come se fossero gelati artigianali, e il gusto del giorno è “compensazione inversa”. Chime, la famigerata “banca senza banca”, ha deciso che il modo migliore per motivare i suoi cofondatori al successo… è premiarli anche in caso di fallimento. Sì, hai letto bene. Una startup fintech da 11 miliardi di dollari di valutazione che si prepara all’IPO premiando i suoi boss se il titolo risale… anche dopo essere crollato.

Intelligenza artificiale senza frontiere: il matrimonio tra G42 e Mistral AI è molto più di un accordo tecnologico

Abu Dhabi incontra Versailles, e no, non è l’inizio di una barzelletta. È lo scenario barocco politicamente perfetto in cui G42, il conglomerato tech degli Emirati già benedetto dai fondi e dai sorrisi di Microsoft, ha ufficializzato la sua liaison con Mistral AI, la startup francese che si spaccia per paladina dell’open source europeo nel mondo dell’intelligenza artificiale. Una partnership annunciata durante il summit Choose France, dentro al Palazzo di Versailles, tra specchi dorati e retorica sulla “sovranità digitale”. Eppure dietro gli abbracci diplomatici si nasconde una manovra geopolitica raffinata e molto concreta: costruire una piattaforma AI sovranazionale, interoperabile e scalabile, che abbia basi non solo tecniche ma anche ideologiche. O così almeno vogliono farcela bere.

Cos’è un Inference Provider e perché è fondamentale nella AI?

Nel panorama sempre più complesso dell’intelligenza artificiale (IA), gli Inference Provider svolgono un ruolo fondamentale, fornendo l’infrastruttura necessaria per eseguire modelli di machine learning (ML) e deep learning (DL) in tempo reale, per le applicazioni che richiedono inferenze veloci e precise. Questi provider offrono un ambiente scalabile, sicuro e ottimizzato per il calcolo e la gestione dei modelli IA, permettendo alle aziende di integrare facilmente la potenza dei modelli addestrati senza doversi preoccupare della gestione delle risorse hardware o software sottostanti.

In pratica, un Inference Provider è un servizio che permette di inviare i dati a un modello pre-addestrato per generare previsioni o inferenze. Si distingue dall’addestramento vero e proprio dei modelli, che richiede una quantità significativa di risorse computazionali, ma è altrettanto critico per applicazioni che necessitano di decisioni rapide basate su dati nuovi, come nel caso di veicoli autonomi, assistenti virtuali, sistemi di raccomandazione, e molto altro.

AD Detection Scrittura, cervello e IA: come un tratto di penna può svelare l’Alzheimer prima dei sintomi

Scrivere sembra l’atto più banale del mondo. Prendi una penna, appoggi la punta su un foglio e lasci che la mano faccia il resto. Eppure, dietro quel gesto così quotidiano, si cela un balletto neuronale di impressionante complessità. La scrittura attiva simultaneamente lobi frontali, aree motorie, centri del linguaggio e processi cognitivi ad alta intensità. Se qualcosa si inceppa in quel sistema, la scrittura si deforma. E da lì, ecco che il cervello inizia a raccontare una storia che nemmeno sa di star scrivendo.

È proprio questa intuizione che ha dato vita a AD Detection, un progetto con l’ambizione (seria) di intercettare l’Alzheimer prima che si manifesti. A muovere i fili sono l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale e Seeweb, provider infrastrutturale che con GPU serverless e Kubernetes ha deciso di prestare muscoli digitali al cervello umano.

Un po’ Black Mirror, un po’ medicina del futuro.

Grafene, la rivoluzione invisibile che potrebbe asfaltare il silicio: CamGraPhIC

Quando la NATO smette di finanziare droni, missili e tecnologia a base di metallo e punta milioni su un materiale ultrasottile come il grafene, forse vale la pena alzare le antenne. Non quelle classiche, magari proprio quelle nuove, basate su ricetrasmettitori privi di silicio, sviluppati da una piccola ma ambiziosissima startup italiana: CamGraPhIC .

Thinking Machines Lab: l’anti-OpenAI da $10 miliardi che sta riscrivendo le regole dell’IA

Nel mondo iper-accelerato dell’intelligenza artificiale, i soldi sembrano crescere sugli alberi. Ma quando un’ex CTO di OpenAI lancia una startup, abbandona il carrozzone di Microsoft e in due mesi raddoppia il target di raccolta fondi a 2 miliardi di dollari, la faccenda prende una piega diversa. È quello che sta succedendo a Thinking Machines Lab, il nuovo mostro sacro in gestazione partorito da Mira Murati, ex mente tecnica dietro ChatGPT, ora pronta a giocare una partita tutta sua – con regole diverse, e ambizioni ancora più grandi.

Secondo quanto riportato da Business Insider, la società ha già messo sul piatto una valutazione da almeno 10 miliardi di dollari. In soldoni: una startup fondata tre mesi fa da ex ribelli di OpenAI sta per essere valutata più di molte aziende quotate con anni di attività alle spalle. Ma qui non si tratta solo di soldi. Si tratta di vendetta, visione e – soprattutto – controllo.

Mira Murati, donna silenziosamente centrale nell’ascesa dell’IA generativa, ha lasciato OpenAI proprio mentre il colosso iniziava a ballare sulle note composte da Microsoft. Il motivo? Non ufficiale, ma il timing e le mosse successive parlano da soli. Thinking Machines Lab nasce a febbraio, e nasce con un manifesto in tre punti che sembra il negativo fotografico della strategia OpenAI: aiutare le persone ad adattare l’IA ai propri bisogni (e non il contrario), creare fondamenta solide per sistemi più capaci, e – udite udite – promuovere una “cultura della scienza aperta”. Detta altrimenti, tutto ciò che OpenAI non è più da quando ha stretto il patto faustiano con Redmond.

Builder.ai, la grande illusione dell’intelligenza artificiale e il fallimento della promessa no-code

Quando si parla di startup AI, Builder.ai era quella luce brillante che tutti sognavano di inseguire: valutata oltre 1,3 miliardi di dollari, con investitori come Microsoft e il Qatar Investment Authority pronti a versare milioni per cavalcare la rivoluzione no-code. La sua missione? Semplice, ambiziosa, quasi utopica: democratizzare lo sviluppo di app, trasformare chiunque in uno sviluppatore, grazie a una piattaforma no-code alimentata dall’intelligenza artificiale. Suona bene, quasi troppo bene.

Ma qui, dietro la facciata patinata, emerge la solita storia del grande bluff tecnologico. Non è raro vedere startup trionfare sul marketing e sulle buzzword, ma Builder.ai ci mostra quanto sia fragile questa illusione. Perché la realtà, amara e implacabile, racconta un’altra storia: gran parte del lavoro “AI” era in realtà svolto da sviluppatori umani dietro le quinte. Una scena che sembra uscita da un episodio di “MIB” — la tecnologia promessa come autonoma e rivoluzionaria si rivela dipendere da un esercito di programmatori che, come marionette invisibili, muovono i fili.

Le startup che stanno rivoluzionando il panorama digitale italiano: l’AI al servizio delle imprese, Sicuro.it e Chino.io, compri ai

In un’epoca in cui l’innovazione è il motore principale della crescita economica, le startup italiane si stanno facendo largo come protagoniste nel campo della digitalizzazione e dell’automazione dei processi aziendali. Alcune realtà, come Sicuro.it e Chino.io, stanno facendo passi da gigante nel rinnovare il panorama delle soluzioni aziendali, mentre altre, come compri, promettono di ridefinire completamente il modo in cui le aziende gestiscono i loro processi interni.

La crescita del venture capital italiano: il futuro è nelle mani della nostra innovazione

Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha mostrato un dinamismo incredibile nel panorama del venture capital (VC), con numeri che raccontano una storia di crescente fiducia e ambizione. Un settore che, pur partendo da una base modesta nel 2015, ha registrato un aumento esponenziale, portando l’investimento totale a circa 8,6 miliardi di euro, con un impressionante incremento del 467% rispetto ai 194,3 milioni di euro di dieci anni fa. Questo cambiamento radicale, segnato soprattutto dai 7 miliardi investiti negli ultimi cinque anni, dimostra la crescente attenzione e il potenziale che il nostro Paese ha acquisito a livello globale.

Secondo il report “State of Italian VC”, pubblicato dal fondo di venture capital P101, l’Italia ha conquistato una posizione sempre più rilevante in Europa. Dal 2020 al 2024, infatti, la nostra nazione è riuscita a scalare la classifica europea, arrivando al decimo posto per investimenti in startup, superando realtà come l’Austria (6 miliardi di euro) e il Portogallo (5 miliardi di euro). Seppur lontana dalla Spagna (13,1 miliardi di euro), l’Italia ha mostrato che la sua crescita è solida, pur dovendo ancora recuperare terreno rispetto ai leader del mercato, quali il Regno Unito (114,2 miliardi di euro), la Francia (50,6 miliardi di euro) e la Germania (48,8 miliardi di euro).

Osservatorio Difesa: le startup che stanno rivoluzionando il settore

Il settore della Difesa, Sicurezza e Resilienza (DSR) ha raggiunto livelli record nel 2024, con un investimento totale di 5,2 miliardi di dollari, segnando un nuovo massimo storico. Questo dato emerge dal primo rapporto pubblicato da Dealroom.co e dal NATO Innovation Fund, il fondo di venture capital da 1 miliardo di euro sostenuto da 24 paesi membri della NATO. In un contesto in cui il mercato globale del venture capital ha registrato una contrazione del 45% negli ultimi due anni, il segmento DSR ha invece segnato una crescita del 30%, dimostrando di essere uno dei settori più resilienti e in rapida espansione in Europa.

Le startup che sviluppano tecnologie per la consapevolezza situazionale, il supporto alle decisioni e il monitoraggio delle minacce hanno attratto finanziamenti per un miliardo di dollari nel solo 2024, con un incremento di quattro volte rispetto al 2020. Questo slancio si traduce in un ecosistema di startup in piena espansione, capace di influenzare non solo il panorama della difesa, ma anche il settore della sicurezza aziendale e governativa.

Vento accelera l’innovazione: nuovo fondo da 75 milioni per le startup italiane

Vento, il fondo di venture capital early-stage più dinamico in Italia, ha annunciato il lancio del suo secondo fondo con una dotazione di 75 milioni di euro. Questo nuovo strumento di investimento, che si svilupperà nei prossimi cinque anni, è pensato per sostenere i migliori founder italiani a livello globale, consolidando la strategia di crescita dell’ecosistema tecnologico nazionale.

Il team dietro Vento è lo stesso che organizza l’Italian Tech Week, uno dei principali eventi europei dedicati alla tecnologia e all’innovazione. Fin dalla sua nascita nell’aprile 2022, Vento si è affermato come un punto di riferimento nell’ambito del venture capital e dell’innovazione tecnologica italiana. La sua missione è chiara: individuare, supportare e far crescere la prossima generazione di imprenditori italiani, sia in patria che all’estero.

Kodiak Robotics tenta il salto in borsa con una SPAC: un disperato tentativo di restare a galla?

Kodiak Robotics, la startup che sogna camion autonomi a spasso per le autostrade americane, sta cercando disperatamente una via d’uscita finanziaria. Secondo Bloomberg, l’azienda è in trattative per fondersi con Ares Acquisition Corp.

II attraverso un accordo SPAC che la valuterebbe 2 miliardi di dollari. Una cifra ambiziosa per un mercato che ha visto naufragare più di un sogno a guida autonoma. Ares Acquisition Corp. II, dal canto suo, sta cercando di guadagnare tempo, spingendo gli azionisti a votare per estendere la finestra di fusione oltre la scadenza del 25 aprile. Traduzione: non tutto sta andando liscio, e convincere gli investitori a scommettere su Kodiak potrebbe rivelarsi più difficile del previsto.

Startup da incubo: Jean-Denis Greze e un ex Google provano a reinventare le tasse

San Francisco, la città dove i sogni tecnologici nascono e muoiono con la stessa velocità con cui un VC brucia milioni, ha una nuova startup da tenere d’occhio. Si chiama Town, e promette di connettere le piccole imprese con servizi di consulenza fiscale grazie all’onnipresente AI. Fondata dall’ex Chief Technology Officer di Plaid, Jean-Denis Greze, e dall’ex direttore AI/ML di Google, Tony Vincent, ha già incassato 18 milioni di dollari da First Round, Conviction Capital, Alt Capital e WndrCo, con qualche angelo come il CEO di Mercury, Immad Akhund, e il CEO di Quora, Adam D’Angelo. Un bel gruppo di gente che sa come far fruttare il capitale almeno per sé stessi.

Axelera AI, la scaleup italiana che guida l’innovazione europea nei chip per l’intelligenza artificiale

L’Europa si affida al genio italiano per conquistare l’indipendenza tecnologica nel settore dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale. Axelera AI, la scaleup fondata e guidata dall’italiano Fabrizio Del Maffeo assieme a Evangelos Eleftheriou, ha ottenuto un finanziamento di 61,6 milioni di euro per lo sviluppo di Titania, un innovativo chiplet destinato a rivoluzionare il calcolo ad alte prestazioni nel campo dell’AI.

The Future of AI Inference

L’azienda, “pur avendo” la sua sede principale nei Paesi Bassi, vanta una forte presenza in Italia con uffici a Milano e Firenze. Il finanziamento proviene dall’EuroHPC Joint Undertaking Digital dell’Unione Europea (https://eurohpc-ju.europa.eu/index_en) e dagli Stati membri nell’ambito del progetto Dare (Autonomy of Risc-V for Europe), con l’obiettivo di consolidare la sovranità tecnologica del continente e ridurre la dipendenza dai colossi extraeuropei nel settore strategico dei semiconduttori.

Dalla Cina un fondo da 138 miliardi a sostegno delle startup

La Cina ha annunciato un’iniziativa senza precedenti per sostenere le startup tecnologiche, stanziando un fondo nazionale di orientamento per il capitale di rischio del valore di quasi 1.000 miliardi di yuan, equivalenti a circa 138 miliardi di dollari. L’annuncio è stato fatto da Zheng Shanjie, capo della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (Ndrc), durante i lavori annuali del Congresso nazionale del popolo, il massimo organo legislativo del Paese.

The “national venture capital guidance fund” will invest in hard technology sectors such as quantum computing, artificial intelligence (AI), semiconductors, and renewable energy,

Lexroom.ai: rivoluzione digitale nel settore legale

Nell’era della trasformazione digitale, il settore legale sta vivendo una metamorfosi significativa grazie all’introduzione di strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Tra le innovazioni più rilevanti emerge lexroom.ai, una piattaforma progettata per ottimizzare e semplificare il lavoro degli avvocati, integrando tecnologia avanzata con competenze giuridiche specialistiche.

Fondata nel maggio 2023 da Paolo Fois, Martina Domenicali e Andrea Lonza, all’interno del venture builder di Vento, lexroom.ai si propone di rivoluzionare il settore legale fornendo ai professionisti strumenti potenziati dall’AI. La piattaforma consente agli avvocati di porre quesiti giuridici in linguaggio naturale, ottenendo risposte rapide e precise sotto forma di bozze di pareri o risposte pragmatiche, complete di citazioni delle fonti pertinenti.

Turing: Trasformare la ricerca AGI in un impatto nel mondo reale

La startup Turing sta rivoluzionando il settore dell’intelligenza artificiale introducendo nuovi parametri di riferimento focalizzati su problemi reali, superando le tradizionali misurazioni accademiche. Questa iniziativa mira a colmare il divario tra le prestazioni dei modelli in ambienti controllati e la loro efficacia in applicazioni pratiche.

Tradizionalmente, l’efficacia dei modelli di intelligenza artificiale è stata valutata attraverso benchmark standardizzati, spesso basati su dataset accademici o compiti specifici. Questo approccio, sebbene utile, non sempre riflette le complessità e le sfide del mondo reale, portando a una discrepanza tra le prestazioni dei modelli in ambienti controllati e la loro efficacia in applicazioni pratiche.

Turing propone di colmare questo divario introducendo benchmark che simulano scenari reali. Questo cambiamento di paradigma potrebbe portare a sviluppi tecnologici più robusti e applicabili, migliorando l’affidabilità e l’efficacia delle soluzioni basate sull’intelligenza artificiale nel risolvere problemi concreti.

Lit: la startup che rivoluziona il monitoraggio energetico AI Festival

Nel panorama delle startup italiane, Lit emerge come un esempio di innovazione pratica e concreta. Fondata da Alessia Lucentini, Lit ha sviluppato una soluzione avanzata per il monitoraggio dei consumi energetici, permettendo agli utenti di ridurre fino al 22% le spese in bolletta. Questa tecnologia si basa su un dispositivo hardware, la litbox, che comunica con l’applicazione mobile litapp, disponibile per tutti i sistemi operativi. Insieme, questi strumenti offrono un controllo in tempo reale sugli elettrodomestici, identificando sprechi e ottimizzando l’uso dell’energia.

La partecipazione di Lit all’AI Festival 2025, tenutosi il 26 e 27 febbraio presso l’Università Bocconi di Milano, ha consolidato la sua posizione nel settore. L’evento, organizzato da WMF – We Make Future e Search On Media Group, ha riunito oltre 160 esperti internazionali per discutere delle applicazioni dell’intelligenza artificiale in vari settori, tra cui marketing, trasformazione aziendale e governance. Durante il festival, Lit è stata premiata come startup dell’anno, riconoscimento che sottolinea la sua capacità di rispondere a esigenze concrete con soluzioni efficaci.

Promise acquisisce Curious Refuge: una nuova era per il cinema con l’intelligenza artificiale

Promise, uno studio cinematografico all’avanguardia focalizzato sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa per la produzione di film e serie, ha recentemente annunciato l’acquisizione di Curious Refuge, una scuola di cinema specializzata nell’insegnamento dell’uso dell’IA nel processo creativo. Questa mossa strategica mira a rivoluzionare l’industria dell’intrattenimento, integrando formazione e produzione sotto un’unica visione innovativa.

Fondata da George Strompolos, ex CEO di Fullscreen, Jamie Byrne, ex dirigente di YouTube, e l’artista di IA generativa Dave Clark, Promise si propone di ridefinire gli standard della narrazione audiovisiva attraverso l’adozione di tecnologie emergenti. Con il sostegno di investitori di rilievo come Peter Chernin e la società di venture capital Andreessen Horowitz, lo studio ha già avviato lo sviluppo di “Muse”, un software proprietario progettato per ottimizzare l’intero processo produttivo mediante strumenti di IA generativa.

Cohere accelera la crescita dei ricavi a 70 milioni di dollari grazie all’espansione internazionale

Cohere, una startup nel campo dell’intelligenza artificiale sostenuta da Nvidia, ha recentemente superato i 70 milioni di dollari di ricavi annuali, con una significativa spinta derivante dall’espansione internazionale. Fondata nel 2019 da ex ricercatori di Google, Cohere si è rapidamente affermata come leader nello sviluppo di modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) per applicazioni aziendali, competendo con giganti del settore come OpenAI, Anthropic e Mistral.

Un aspetto chiave della recente crescita di Cohere è l’aumento dei ricavi provenienti dai mercati al di fuori del Nord America. Attualmente, il 25% dei ricavi dell’azienda proviene da mercati internazionali, inclusi paesi come il Giappone. Questo risultato evidenzia l’efficacia della strategia di espansione globale di Cohere e la crescente domanda di soluzioni di intelligenza artificiale su scala mondiale.

Alessandro Zorer e Melixa: l’innovazione tecnologica al servizio dell’apicoltura

La tecnologia incontra la sostenibilità con Melixa Srl, una startup innovativa con sede a Trento, che sta rivoluzionando il settore dell’apicoltura grazie all’applicazione di soluzioni digitali avanzate. Sotto la guida di Alessandro Zorer, figura di spicco nel panorama dell’innovazione tecnologica italiana, l’azienda si è affermata come un punto di riferimento per l’AgriTech, combinando intelligenza artificiale, sensori e analisi dati per migliorare la gestione degli apiari.

Nella corsa ai robot potenti, la startup Field AI punta a una valutazione di 2 miliardi di dollari

Nel panorama in rapida evoluzione della robotica avanzata, Field AI emerge come un attore chiave, cercando di raccogliere fondi per una valutazione di 2 miliardi di dollari. Questa mossa strategica riflette l’ambizione dell’azienda di consolidare la sua posizione nel mercato e accelerare lo sviluppo di soluzioni robotiche all’avanguardia.

Fondata con l’obiettivo di rivoluzionare l’autonomia robotica, Field AI ha sviluppato i Field Foundation Models™ (FFMs), progettati per consentire ai robot di operare in ambienti complessi senza la necessità di GPS o mappe predefinite. Questa tecnologia innovativa permette ai robot di adattarsi dinamicamente a situazioni impreviste, ampliando le loro applicazioni in settori come l’agricoltura, l’edilizia e la logistica.

Dialpad: Quando l’IA Promette di Non Rubarti il Lavoro

Una delle grandi ironie dell’era dell’intelligenza artificiale è la capacità delle aziende di investire miliardi nella ricerca sulla superintelligenza, salvo poi dichiarare con serafica ingenuità che no, non stravolgerà il loro modello di business. Non ci sarà alcun licenziamento di massa, nessuna rivoluzione nel lavoro umano. Solo un piccolo aiuto, un supporto, un maggiordomo digitale che, giura il CEO di turno, non ha intenzione di prendere il tuo posto… almeno fino alla prossima trimestrale.

IA e Innovazione: Sardine e Latent Labs raccolgono 120 Milioni di Dollari per rivoluzionare Sicurezza Finanziaria e Biotecnologia

Latent Labs: 50 milioni di dollari per rivoluzionare la progettazione proteica con l’IA

Nel panorama dell’innovazione tecnologica, Latent Labs emerge come una startup all’avanguardia, fondata da Simon Kohl, ex scienziato di DeepMind e co-sviluppatore del programma AlphaFold2. La società ha recentemente raccolto 50 milioni di dollari per sviluppare modelli di intelligenza artificiale dedicati alla progettazione di proteine.

Audio AI, ElevenLabs: Un Investimento da 180 Milioni di Dollari per Modellare il Futuro dell’Audio AI

ElevenLabs, una delle startup emergenti nel settore dell’audio AI, ha recentemente annunciato di aver raccolto un round di finanziamento Serie C del valore di 180 milioni di dollari, portando la valutazione della società a 3,3 miliardi di dollari. Questo round di investimento è stato co-condotto da due colossi, a16z e ICONIQ Growth, e comprende sia venture capitalist esperti che partner strategici provenienti da settori che spaziano dalle telecomunicazioni alla tecnologia. L’afflusso di capitale servirà a rafforzare lo sviluppo degli strumenti audio AI di ElevenLabs, espandere la sua presenza nel mercato B2B e far crescere i suoi prodotti rivolti ai consumatori.

Il finanziamento contribuirà a consolidare la posizione dell’azienda in un panorama competitivo dell’AI generativa, che ha visto una crescita significativa, in particolare nella tecnologia vocale. ElevenLabs ha sfruttato questa tendenza, attirando numerosi clienti in settori come i media, i giochi e la tecnologia, rendendo i suoi modelli vocali basati su AI una parte essenziale della trasformazione digitale in vari ambiti. Con il nuovo finanziamento, ElevenLabs punta a potenziare i suoi prodotti principali, ma anche ad espandersi nelle interazioni multimodali che combinano modelli basati su testo con l’audio, posizionandosi come leader nel mercato dell’audio AI generativo.

Dalla Valle del Silicio con furore: gli ex di OpenAI diventano venture capitalist e Felicis fiuta l’affare

Il capitalismo ha una regola ferrea: se c’è un trend, c’è un fondo pronto a specularci sopra. E così, dopo aver spremuto a dovere gli ex dipendenti di Google, il fondo di venture capital Felicis ha trovato una nuova miniera d’oro nei reduci di OpenAI. La strategia è sempre la stessa: raccogliere gli ex di grandi aziende, spacciarli per guru della prossima rivoluzione tecnologica e investirci sopra miliardi. L’ultima mossa? L’assunzione di Peter Deng, ex vicepresidente consumer di OpenAI, ora quinto socio generale di Felicis.

La Nuova Ondata dell’AI Cinese: I Titani Non Dormono Più

Una volta tutti volevano battere OpenAI. Era il punto di riferimento, il benchmark, il modello da superare. Adesso? Non più. Il nuovo boss della giungla si chiama DeepSeek, direttamente dalla Cina, e tutti gli altri sono di colpo diventati i comprimari di una storia che non hanno scritto.

Lunedì scorso, DeepSeek ha fatto saltare il banco, causando miliardi di perdite a Wall Street e mettendo in crisi l’intero ecosistema AI americano. A Washington qualcuno ha cominciato a sudare freddo, mentre i venture capitalist hanno iniziato a chiedersi se i loro miliardi siano stati investiti nel posto giusto. La risposta, almeno per ora, sembra essere “no”.

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