Nel 2025, l’Intelligenza Artificiale Generativa ha finalmente fatto coming out. No, non è diventata più intelligente. È diventata più… umana. E se nel 2024 l’ossessione era “come sfruttarla per costruire la prossima startup da un miliardo”, oggi il mood è un altro: come cavolo sopravvivere al casino della vita moderna.

Harvard Business Review ha appena pubblicato un’analisi chirurgica a firma di Marc Zao-Sanders che ha spulciato centinaia di thread su Reddit (aka il confessionale 4.0 dell’umanità) per capire cosa davvero la gente sta chiedendo all’IA. E sorpresa: non è codice, non è produttività, non è contenuto. È compagnia, chiarezza mentale e una dannata agenda organizzata.

Nel 2025 l’IA non è più la bacchetta magica per risparmiare sugli sviluppatori o far partire un SaaS notturno a Bali. È la spalla virtuale che ti ascolta quando ti svegli alle 3 di notte domandandoti perché la tua vita non ha senso.

Il podio dei nuovi usi?

Terapia e compagnia: scavalcando ogni “prompt engineering” da guru di LinkedIn, è il vero trend dell’anno. Non ci si affida a GenAI per creare pitch deck, ma per evitare di parlare al muro o, peggio, al proprio ex.

Organizzare la propria vita: a quanto pare, l’IA è diventata il bullet journal che non ci siamo mai meritati.

Trovare uno scopo: qui siamo nella zona zen, ma con silicio. La gente non chiede più “cosa posso fare con ChatGPT”, ma “che diavolo ci faccio io qui”.

    E attenzione: questa non è una deriva hippie o new age. È pura economia (senza ROI forse e distruggendo il pianeta dice un mio amico F.) dell’attenzione che collassa sotto il peso dell’infodemia. L’IA si è insinuata là dove le app di produttività e gli psicologi da Instagram hanno fallito.

    Altri dati succosi dallo studio:
    Nel 2024 solo il 17% degli usi dell’IA erano legati al supporto personale o professionale. Nel 2025 siamo al 31%. In un solo anno è cambiato il tono, il linguaggio, la missione. Prima era tool, ora è confidente. Prima era GPT = produttività, ora è GPT = lucidità mentale.

    La lista completa dei top 10 usi nel 2025 è un’istantanea spietata del presente: la generazione multitasking è crollata. E ha chiesto aiuto. Sì, ancora si genera codice (che sale prepotentemente in classifica, forse perché gli sviluppatori stanno usando l’IA per sopravvivere ai PM). Ma a dominare sono concetti vaghi, emotivi, borderline esistenziali.

    Siamo nell’era dell’autorealizzazione assistita. E francamente, c’era da aspettarselo. Dopo anni in cui abbiamo idolatrato l’ottimizzazione come fosse il nuovo vangelo, oggi chiediamo a GenAI di ascoltarci, non di completare un task. Il vero ROI? Non burnout.

    Chi sviluppa prodotti oggi dovrebbe inciderselo sulla tastiera: il vantaggio competitivo non è quanto codice generi, ma quanta ansia riesci a disinnescare.

    La UX vincente è quella che abbraccia, non quella che sforna risultati. Il futuro non è ChatGPT che ti scrive un report. È ChatGPT che ti dice: “Smettila di preoccuparti, va tutto bene. Ecco la tua to-do list per oggi. Con 3 task, non 30.”

    Il link allo studio completo è qui, e vale una lettura lenta e riflessiva: Harvard Business Review – GenAI Use in 2025

    Nel frattempo, prepariamoci a vedere meno “prompt per diventare ricco” e più “prompt per capire cosa voglio davvero dalla vita”. Forse il vero unicorn… è la serenità.