Noi di Rivista.AI abbiamo seguito l’elezione del nuovo Papa con un interesse che non attiene solo alla curiosità di sapere chi sarebbe stato il successore di Francesco – il Papa più ecumenico e “evangelico” degli ultimi decenni – ma anche alla constatazione di come la Chiesa cattolica rappresenti oggi l’unico organismo globale capace di sfidare il rigore del ritorno ai nazionalismi imperanti. Se per “ecumenico” ed “evangelico” si intende un orizzonte davvero globale, la Santa Sede resta l’unico soggetto non statuale in grado di esercitare una leadership sovranazionale, con una composizione cardinalizia sempre meno eurocentrica, grazie ai “processi avviati” da Bergoglio.

L’irripetibile laboratorio geopolitico di San Pietro
In un’era in cui le grandi decisioni politiche sono sempre più confinate entro i confini nazionali, la Chiesa rimane quel terreno di dialogo “planetario” in cui si intrecciano interessi, culture e responsabilità morali. Un magazine di intelligenza artificiale non può ignorare l’elezione di un Papa che – pur non intervenendo direttamente sulle tecnologie – segna un orientamento di lungo periodo nei rapporti fra religione, etica e politica globale. L’architettura “sinodale” voluta da Francesco ha già dilatato la platea decisionale: dalla curia romana ai vescovi di Africa, Asia e America Latina, un’intelligenza collettiva si è messa in moto in vista del Conclave.

L’eredità di Bergoglio: sfida orizzontale e dossier aperti
Alla vigilia del Conclave, era chiaro che raccogliere l’eredità di Francesco non fosse impresa da poco. Le riforme finanziarie della Curia, il coinvolgimento dei laici e delle donne, la tolleranza zero sugli abusi, l’impegno per i migranti e per l’ambiente, il Giubileo in corso e il vasto progetto sinodale – con l’assemblea finale prevista per ottobre 2028 – costituiscono un “cantiere globale” in cui la tecnologia può diventare strumento di trasparenza, comunicazione e partecipazione. Per chi studia AI, capire come il nuovo Papa ne raccoglierà e valorizzerà l’impulso significa intravedere come etica e innovazione possano dialogare.

Il profilo di Leone XIV: Bergogliano moderato e missionario digitale
Robert Francis Prevost, settant’anni, di origini italo-franco-ispaniche, nato a Chicago e missionario in Perù, è stato definito “il cardinale che può fare la storia”. La sua formazione agostiniana e il ministero in America Latina lo hanno reso sensibile alle sfide dei poveri, degli esclusi e delle periferie economiche e digitali. Da Prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, Prevost ha già mostrato abilità nel mediare tra nord e sud, tra tradizione e rinnovamento. Un profilo ideale per un’istituzione che, come una buona piattaforma di AI, deve aggiornarsi mantenendo intatti i fondamenti.

Perché tutto questo ci riguarda da vicino

  • Governance e trasparenza: le tecnologie di analisi dei dati e di blockchain potrebbero supportare la Chiesa nel monitoraggio delle risorse e nella lotta alla corruzione, applicando le riforme finanziarie già avviate;
  • Dialogo interculturale: le piattaforme di traduzione automatica, se integrate con il lavoro dei vescovi locali, possono amplificare il messaggio evangelico e l’impegno per la pace in lingue e contesti diversi;
  • Sinodalità digitale: strumenti di voto elettronico sicuro, forum online protetti e consultazioni a distanza possono arricchire il processo sinodale lanciato da Francesco, dando voce a migliaia di fedeli nel mondo.

Il rischio del “punto indietro”
Una parte del mondo cattolico attende conferme sulla prosecuzione delle aperture – divorziati risposati, benedizioni alle coppie gay, diaconato femminile – e sulla fermezza di fronte ai prepotenti (dalla guerra in Ucraina ai conflitti africani, passando per la sempre delicata situazione del Medio Oriente). Se Leone XIV manterrà una linea di “continuità proiettata in avanti”, la Santa Sede potrà restare un attore indipendente e autorevole. In caso contrario, si rischierebbe di consegnare alla realpolitik la mano di un’istituzione che avrebbe bisogno, più che mai, di esercitare un soft power moralmente fondato.

Da questo punto di vista quindi, per una testata come Rivista.AI, l’elezione di Leone XIV non è solo un fatto di semplice cronaca religiosa ma un evento geopolitico e sociale di portata mondiale. La Chiesa cattolica, con un nuovo Pontefice “a stelle e strisce” e con una Curia sempre più multiculturale, rappresenta ancora oggi l’ultimo grande laboratorio sovranazionale di governo, dialogo e innovazione etica.

Seguendo le prossime mosse di Leone XIV – dall’assemblea sinodale al viaggio in Turchia per il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, fino alle scelte sui dossier aperti – potremo valutare il valore di un “globalista umanitario” in un’epoca dominata dalle tecnologie e dagli interessi nazionali.