AMD, nel ruolo sempre più teatrale del protagonista che finge di non volere il potere mentre lo accarezza in silenzio, ha chiuso un’operazione che è tutto tranne che banale: ha venduto la divisione manifatturiera di ZT Systems a Sanmina (NASDAQ:SANM) per 3 miliardi di dollari. Di questi, 2,55 miliardi arrivano subito, tra contanti e azioni, mentre il restov450 milioni di earn-out dipende dai soliti “se tutto va bene” dei prossimi tre anni. Tradotto: AMD ha appena fatto il taglio chirurgico di un ramo secco, ma ha tenuto per sé il midollo.
ZT Systems era stata acquisita da AMD appena lo scorso agosto per 4,6 miliardi di dollari. Non è che AMD fosse impazzita e si fosse dimenticata di leggere il conto economico: era chiarissimo sin dall’inizio che l’interesse non era per l’hardware a basso margine prodotto in catena di montaggio, ma per i cervelli. Anzi, i 1.200 cervelli ingegneristici specializzati nei data center. Oggi AMD sta effettivamente dicendo: “Ci siamo presi il talento, ora tenetevi pure le viti e i bulloni”.
Ecco dove sta il cinismo elegante di un’operazione che il mercato, sotto sotto, ammira.
La valutazione implicita per ciascun ingegnere è di circa 1,33 milioni di dollari. Roba che fa impallidire i bonus bancari di Wall Street. Ma c’è un motivo: chi lavora in ZT Systems non disegna loghi per magliette, ma architetture per data center, con un focus maniacale sulla distribuzione efficiente di GPU ad alte prestazioni. E qui, nel mondo in cui Nvidia ancora balla da sola sulla pista dei chip AI, AMD vuole smettere di fare da tappezzeria.
ZT Systems porta con sé esattamente quello che mancava alla strategia di AMD: esperienza sistemistica e velocità di deployment nei colossi hyperscaler. Citi, che non è certo nota per le carezze retoriche, ha detto chiaramente che grazie a questa mossa AMD “potrà competere meglio con Nvidia nel segmento data center GPU”. Finalmente, una frase che suona più come una dichiarazione di guerra che come una slide da presentazione.
Ma torniamo alla vendita. Perché Sanmina, che è una realtà manifatturiera solida ma fuori dai riflettori, dovrebbe voler prendersi questa patata tiepida (non bollente)? Perché, nel mondo dell’outsourcing elettronico, mettere le mani su capacità produttiva già funzionante e con clienti a contratto (tra cui, presumibilmente, gli stessi hyperscaler) è un affare. Sanmina paga 2,25 miliardi cash, e un extra di 300 milioni a metà tra equity e contanti. È come dire: “noi ci prendiamo la noia operativa, ma a condizioni che rendano interessante il rischio”. E AMD, di suo, incassa e saluta, con un assegno da potenziale 153 milioni nel caso la cosa si sgonfi come un pallone bucato.
Chi ci guadagna? Tutti, a modo loro. AMD si toglie un peso industriale che era un corpo estraneo nella sua nuova narrativa fatta di AI, acceleratori e silicio da guerra fredda tecnologica. Sanmina espande capacità e portafoglio clienti con un asset già pronto a macinare ordini. Il mercato guarda il tutto con il sopracciglio alzato, chiedendosi se 1X TTM sales sia giusto o se, come fa notare Citi, Supermicro non faccia meglio con 1.2X. Ma, francamente, qui non si parla di comparables da manuale, si parla di visione strategica.
AMD si è comprata tempo e focus. Nvidia resta ancora avanti, ma ora il gap si misura in mesi, non in anni. E in un mercato dove ogni trimestre può spostare miliardi di market cap, il tempo è tutto.
La morale da bar? Se ti servono 1.200 ingegneri per insegnare a un’azienda come vendere GPU ai data center, non andare in Silicon Valley. Vai dove fabbricano i server, comprali tutti e poi vendi il capannone.
Cheers.