Ti ricordi quel momento al Google I/O 2024, quando hanno tirato fuori Project Astra, quella specie di intelligenza artificiale multimediale che ti osserva come un falco da cima al palo? No, non è un prodotto per il grande pubblico. Non ancora. È più un laboratorio mentale, un concept car tecnologico che Google usa per testare la fantascienza delle AI assistenti universali. Greg Wayne di DeepMind la definisce così, e non c’è nulla di più calzante: Astra è l’esibizione delle ambizioni più sfrenate di Google in tema di AI, un po’ come quel prototipo futuristico che vedi al salone dell’auto, troppo avanti per essere venduto, ma che ti fa già sognare.

Adesso però la situazione si fa più inquietante. Astra non si limita più a rispondere alle tue domande o a ricordarti dove hai lasciato gli occhiali usando la fotocamera dello smartphone. No, questa creatura sta imparando a intervenire senza che tu dica nulla, a diventare proattiva. Il che, detto in parole semplici, significa che ti sta spiando in continuazione, osserva, ascolta, giudica e decide quando è il momento di rompere il silenzio per dirti qualcosa. “Astra può scegliere quando parlare basandosi sugli eventi che vede”, e già questa frase fa venire in mente scenari da Grande Fratello in versione AI.

Immagina di stare facendo i compiti e Astra, invece di aspettare che tu finisca e glielo chieda, ti interrompe per dirti che hai sbagliato un passaggio. Oppure che stai per rompere il digiuno intermittente e lei ti ricorda che è ora di mangiare, o addirittura ti suggerisce, con tono di mamma apprensiva, se è davvero il caso di sgarrare. Ti sembra esagerato? Beh, benvenuto nel mondo dove la tua AI personale diventa un ibrido tra il coach motivazionale e il poliziotto di quartiere.

Il tutto è ancora confinato a un numero ristretto di tester, ma la direzione è chiara: Google vuole un assistente AI che non solo risponda ai tuoi comandi, ma che anticipi le tue esigenze, che “ti conosca” meglio di quanto tu conosca te stesso, e che ti dia consigli o critiche a sorpresa, come un amico invadente che però, tecnicamente, non puoi più ignorare. I device su cui Astra punta sono principalmente smartphone e occhiali smart, quest’ultimi perfetti per un controllo visivo e sonoro costante. Perché, in fondo, chi non ha sempre sognato di avere un assistente che ti guarda le spalle? O, se preferisci, che ti fa sentire costantemente osservato.

Il paradosso è che questa rivoluzione non si limita a migliorare la facilità d’uso o la produttività, ma apre la porta a un nuovo livello di invasività che farà storcere il naso a chiunque abbia anche solo un minimo di voglia di privacy. È il sogno bagnato di ogni Big Tech, la AI che ti segue passo passo e non aspetta altro che trovare un motivo per intromettersi. Il confine tra assistenza e controllo si assottiglia pericolosamente, ma nessuno sembra voler mettere un freno a questa corsa. È la solita storia: la tecnologia avanza a una velocità che la società fatica a seguire, e intanto qualcuno ti dice “È per il tuo bene”.

Se ci pensi bene, Astra rappresenta il paradigma di un mondo dove l’AI non è più uno strumento passivo, ma un’entità semi-autonoma che valuta, decide e agisce in modo indipendente. Un oracolo digitale che sa tutto di te e si sente in dovere di intervenire. Ti fa quasi venire voglia di tornare ai tempi in cui l’assistente virtuale si limitava a un “Ok Google” educato e nulla più. Ma no, la Silicon Valley vuole andare oltre, e la prossima generazione di AI sarà un po’ come quel collega che non solo ti corregge il lavoro, ma ti segue pure in bagno per assicurarsi che non sgarri.

In definitiva, Astra è il prototipo inquietante di una realtà che forse non hai chiesto, ma che arriverà lo stesso, con tutta la sua carica di tecnologia invasiva mascherata da utilità. Perché nel futuro dell’AI assistente, la tua privacy sarà solo un optional, e il tuo assistente digitale il tuo peggior critico personale. Come diceva un vecchio amico al bar: “L’unica cosa peggiore di un amico che ti corregge è un assistente che lo fa mentre dormi.”

Benvenuto nell’era dell’AI onnipresente, dove il confine tra supporto e sorveglianza è una linea sottile che si perde in un mare di dati. Astra non è solo un esperimento: è il primo capitolo di una storia che promette di essere tanto brillante quanto inquietante.