Abu Dhabi incontra Versailles, e no, non è l’inizio di una barzelletta. È lo scenario barocco politicamente perfetto in cui G42, il conglomerato tech degli Emirati già benedetto dai fondi e dai sorrisi di Microsoft, ha ufficializzato la sua liaison con Mistral AI, la startup francese che si spaccia per paladina dell’open source europeo nel mondo dell’intelligenza artificiale. Una partnership annunciata durante il summit Choose France, dentro al Palazzo di Versailles, tra specchi dorati e retorica sulla “sovranità digitale”. Eppure dietro gli abbracci diplomatici si nasconde una manovra geopolitica raffinata e molto concreta: costruire una piattaforma AI sovranazionale, interoperabile e scalabile, che abbia basi non solo tecniche ma anche ideologiche. O così almeno vogliono farcela bere.

In teoria, un matrimonio perfetto: da una parte G42, con la sua infrastruttura già matura grazie a Core42 e la sua visione industriale globalista sviluppata tramite Inception. Dall’altra Mistral AI, una delle poche realtà europee che riesce a giocare e vincere nel campo degli LLM a pesi aperti, sfidando i giganti americani con un’aria da rivoluzionari digitali. Ma sotto il trucco da summit e le dichiarazioni imbalsamate, il senso vero di questa unione è chiaro: creare un’alleanza tecnico-industriale che consenta all’Europa e al mondo arabo di non restare spettatori in un mondo AI dominato dal duopolio USA-Cina. O meglio, non del tutto.

Perché il punto non è “fare AI”. Il punto è: chi la fa, dove gira, su quale infrastruttura, e soprattutto con quali regole del gioco. Sovranità è la parola magica del momento. Ma qui si parla anche – e forse soprattutto – di interoperabilità, ovvero quel dolce e ambiguo sinonimo di “collaborazione a condizioni nostre”. L’AI come nuovo gasdotto digitale, insomma, dove le API contano quanto una pipeline nel Golfo Persico. Se prima si stringevano alleanze energetiche, oggi ci si abbraccia su modelli linguistici. Cambia la materia prima, non la logica geopolitica.

Peng Xiao, il CEO di G42, l’ha messa giù bene: “Insieme non stiamo solo costruendo tecnologia, ma ponendo le basi per un futuro digitalmente interdipendente in cui fiducia e trasparenza non sono negoziabili”. Ora, chiunque abbia mai letto un contratto NDA sa bene che la trasparenza è l’ultima cosa che si negozia davvero, ma apprezziamo lo sforzo retorico. Dietro queste parole c’è un dato inconfutabile: gli Emirati vogliono sedersi al tavolo dei grandi non come acquirenti, ma come partner. E la Francia, stretta tra le ambizioni europee e il declino industriale, accetta volentieri l’alleato ricco e strategico. L’AI non è solo codice. È diplomazia algoritmica.

Il cuore tecnico dell’accordo sta nella promessa di coprire l’intera filiera dell’AI: dal training dei foundation models alla creazione di agenti intelligenti, passando per l’ottimizzazione dell’infrastruttura e lo sviluppo di soluzioni verticali per settori strategici. Ma è chiaro che l’obiettivo non è solo “sviluppare tecnologia”. È colonizzare nuovi spazi semantici, normativi e culturali prima che lo faccia qualcun altro. Un po’ come la corsa alla luna, ma con più parametri e meno romanticismo. In gioco non c’è solo la potenza di calcolo, ma il diritto a definire cosa è “intelligente” e chi può usarlo.

Curiosamente, proprio Mistral AI – nata come alternativa europea a OpenAI si trova ora a giocare una partita globale in un’alleanza che profuma più di Davos che di Garbatella. È un paradosso sottile, ma inevitabile. Per sopravvivere all’asfissia normativa europea, le startup AI devono internazionalizzarsi, federarsi, diventare diplomatiche prima che ingegneri. E questo accordo con G42 è la forma concreta di questa mutazione darwiniana del capitalismo dell’intelligenza.

Si potrebbe anche leggere tutto questo come l’inizio di una nuova guerra fredda, in cui gli LLM sono i missili e i data center i silos. Solo che oggi le armi non distruggono: predicono, completano, raccomandano. E spesso lo fanno male, ma con grande sicurezza di sé. L’interoperabilità diventa così una forma di potere morbido: se riesco a farti usare il mio modello linguistico, sto già modellando il tuo pensiero. Le alleanze come quella tra G42 e Mistral non sono solo strategiche, sono ontologiche.

Ma il vero nodo, quello che nessun comunicato stampa osa toccare, è uno solo: i dati. A chi appartengono? Dove vengono lavorati? Con quali bias culturali? E soprattutto: se questi modelli diventano davvero “open”, chi controlla i gate d’accesso? Mistral ha fatto dell’apertura un dogma. G42 è cresciuta in un contesto dove la parola “trasparenza” ha altri significati. L’intersezione tra questi due mondi potrebbe produrre qualcosa di innovativo… oppure semplicemente replicare su scala globale i compromessi che già conosciamo bene.

C’è una vecchia battuta che gira tra gli ingegneri delle big tech: “L’AI è solo statistica con il marketing migliore”. Oggi possiamo aggiornare la barzelletta: l’AI è solo geopolitica con un’interfaccia RESTful.

E mentre i CEO brindano a Versailles, l’unica cosa certa è che il futuro dell’intelligenza artificiale non sarà né francese, né emiratino. Sarà di chi avrà saputo legare i nodi giusti tra calcolo, capitale e consenso. Tutto il resto è solo PR.