Nel mondo dell’IA, dove la realtà viene fabbricata a colpi di prompt e pitch da 100 slide, Perplexity è diventata la nuova musa dei venture capitalist. Tre anni di vita, quasi 900 milioni di dollari raccolti come fossero noccioline e, naturalmente, una fame da startup affamata di… altre startup. Sì, perché con un mercato VC in letargo farmacologico, loro fanno shopping: acquisiscono, ingoiano, assorbono. E bruciano cassa. Con stile.
Mentre la maggior parte delle startup piange miseria, taglia team, cerca seed disperatamente come un cane cerca l’acqua nel Sahara, Perplexity si diverte. Non a diventare profittevole, sia chiaro 34 milioni di ricavi contro 65 milioni di cassa bruciata nel 2023. Una sinfonia già sentita, direbbe un qualsiasi CFO con un po’ di dignità contabile. Ma la logica qui non è quella dell’impresa, è quella del racconto. Del “narrative arbitrage“, come dicono quelli che parlano bene e falliscono meglio.
Sidekick, per esempio. Non il tuo compagno di avventure in stile Batman, ma un browser “distraction-free” il che fa ridere in un’epoca in cui l’attenzione dura meno di un reel su Instagram. Eppure, Perplexity lo ha comprato. Forse per distrarsi meno mentre consuma GPU da milioni al giorno? O magari per impacchettare meglio il suo “answer engine”, una specie di Google rivisitato, dove il contenuto ti arriva già digerito con voce da maggiordomo siliconato.
Poi c’è Rhymes AI, figlia dell’ennesima reincarnazione di Kai-Fu Lee, l’ex boss di Google China. Un progetto che già nel nome sembrava destinato a vendere più fumo che arrosto AI e rime? Dai, suona più come una jam session da TED Talk che una vera roadmap. Eppure, anche lì, Perplexity si è infilata. Non ha comprato tutto, no, ma ha fatto incetta di talenti. Si dice che abbiano assunto quelli bravi prima che gli altri li trovassero su LinkedIn con la dicitura “open to work”.
E non finisce qui. Anche Read.cv, quel tentativo un po’ hipster di reinventare i curriculum come fossero feed di Behance, è finita nell’orbita della startup cosmica. Non è chiaro se per la tecnologia, il brand, o solo per dare un senso alla parola “networking”. Ma tanto a questi livelli, chi se ne frega dei motivi. Conta solo l’effetto annuncio.
Perché Perplexity non sta costruendo un’azienda. Sta costruendo una narrazione. Un senso di inevitabilità. Il classico “winner takes all”, alimentato da una montagna di cash che nessuno sa bene come verrà recuperata. E intanto, si affida a OpenAI, Anthropic e via dicendo per i modelli, li infiocchetta con un’interfaccia sexy e qualche feature da dev tool, e li rivende come “future of search”. Più o meno come vendere pizza riscaldata in un piatto di design.
A chi grida al miracolo, conviene ricordare che anche WeWork, Theranos e FTX sembravano imbattibili, finché non lo sono stati più. La differenza, oggi, è che l’IA è una religione. E Perplexity sta cavalcando il dogma. Una startup che perde il doppio di quello che incassa, e che nel frattempo gioca a Risiko con gli asset in saldo delle startup in coma.
“Nel 2025, il search sarà dominato da nuovi player” dicono gli evangelisti. Forse. Ma sarà dominato da chi ha modelli proprietari, infrastruttura e margini. O da chi ha più VC incoscienti? Ecco il vero nodo.
Intanto, nei corridoi delle AI-native company, qualcuno inizia a dire sottovoce che Perplexity è più un progetto di capital deployment strategico che un prodotto. Un veicolo. Un’esca. Qualcuno la paragona a una SPAC mascherata da motore di risposta. E c’è chi giura che ogni acquisizione sia in realtà un hedge contro il fallimento futuro: “almeno ci portiamo a casa un po’ di IP e gente sveglia”.
Ma svegli, in tutto questo, sembrano essere solo loro. O almeno finché il denaro resta facile. Perché quando i tassi restano alti e i board iniziano a chiedere EBITDA, anche la più futuristica delle visioni torna a fare i conti con il cash flow.
Curiosità da bar: pare che uno dei founder abbia detto “we want to be the AI-powered Wikipedia meets Google meets TikTok”. Tre modelli di business, zero margini. Auguri.
Nel frattempo, la macchina continua a macinare GPU e assorbire cadaveri digitali. Finché dura.