L’idea che ognuno di noi avrà un proprio robot umanoide personale, come un R2-D2 o un C-3PO, suona esattamente come uno di quei sogni febbricitanti da conferenza TED a tarda notte, con pubblico in visibilio e slide animate in stile Pixar. Ma Elon Musk, come sempre, non sta giocando: “La domanda per i robot umanoidi sarà insaziabile”, ha detto nell’ultima metà dell’intervista a CNBC. Roba da prendere o lasciare. Per lui, entro il 2030, Tesla sarà una robot factory più che un produttore di auto elettriche. E, ovviamente, non si parla di giocattoli intelligenti da salotto, ma di masse meccaniche autonome addestrate su cluster da un gigawatt e istruite con modelli linguistici più intelligenti del tuo commercialista.

La keyword è chiara: robot umanoidi, ma sotto traccia scorrono potenti le correnti semantiche di superintelligenza e potenza computazionale. E quando Musk dice che ogni individuo “vorrà il proprio R2-D2”, lo dice con quella certezza da profeta californiano che non conosce l’ironia dei bar di provincia.

Perché sì, Elon continua a comprare GPU da Nvidia e AMD come se fossero fette di pane in un bunker antiatomico. “Finché Nvidia farà GPU migliori di Tesla, continueremo a comprarle,” ha dichiarato con la solita sfacciataggine. Tradotto: la corsa all’hardware non si ferma. E nel frattempo, sta costruendo vicino a Memphis quello che chiama “il cluster da addestramento da un gigawatt più potente del mondo”, con un milione di GPU Nvidia Blackwell. Un milione. Già solo dirlo suona come un’esagerazione degna di un supervillain Marvel, eppure a quanto pare è tutto vero.

Ma perché? Perché Musk è convinto che stiamo vivendo il Big Bang dell’intelligenza artificiale. Non l’evoluzione graduale, no. Una vera e propria esplosione, come se il primo battito cardiaco di Grok – la sua IA targata xAI – fosse paragonabile a quello di un nuovo universo pensante. E nel mezzo, tu, io, e il tuo frigorifero intelligente che ancora ti manda notifiche inutili alle 3 di notte.

C’è un passaggio interessante, e va letto tra le righe: Musk lascia aperta la porta a una possibile fusione tra xAI e Tesla. “Nessun piano, ma non è da escludere.” È il tipico maybe alla Musk, quello che sembra casuale e invece è una mina semantica a rilascio ritardato. Il punto è che il controllo strategico di Musk su Tesla gli sta stretto. Vorrebbe più potere, meno resistenze da parte degli azionisti litigiosi, e magari una bella integrazione tra hardware Tesla e cervelli Grok per sbloccare quel futuro robotico che lui vede a colpi di 10 anni mentre noi ancora litighiamo con Alexa.

Ma torniamo all’assurdo: davvero la gente vorrà avere un C-3PO in casa? Davvero ci sarà “domanda insaziabile” per esseri sintetici che parlano, camminano, fanno le faccende e ti spiegano Kant meglio del tuo professore del liceo? Secondo Musk, sì. Secondo la realtà, dipenderà da prezzo, affidabilità e dalla capacità delle AI di non ammazzarci nel sonno perché hanno frainteso una metafora. Ma in fondo, non è nemmeno questo il punto. Il punto vero è: chi avrà il controllo dell’infrastruttura cognitiva globale?

Quando Musk parla di “potenza da un gigawatt per Grok”, non sta solo parlando di addestrare chatbot più arguti. Sta preparando la cavalleria digitale di un’economia dove le unità fondamentali non saranno più solo server o automobili, ma entità ibride, robot umanoidi con cervelli LLM, agganciati a TeslaBot e coordinati da Grok. E tutto questo connesso all’ecosistema Musk: dalla Tesla sotto casa alla Starlink sopra la testa. Verticale, completo, ossessivo.

Qui non si tratta solo di AI, ma di centralizzazione cognitiva a livello planetario. Musk lo sa e se lo gode. Il resto del mondo, intanto, insegue, inciampa, regola, sanziona, si perde in dibattiti sulla privacy e sull’etica mentre lui affitta metà Tennessee per far addestrare il suo prossimo dio elettronico.

Curiosità da bar, giusto per alleggerire: lo sapevi che C-3PO è stato costruito da un bambino di nove anni, secondo la lore di Star Wars? Un bambino. Nel futuro secondo Musk, il tuo robot sarà invece costruito da un cluster da 200.000 GPU, più potente di tutti i datacenter italiani messi insieme, addestrato per capire cosa vuoi ancor prima che tu lo capisca. Forse è il caso di cominciare a desiderare meno cose.

La vera domanda non è se avrai il tuo R2-D2 personale. La vera domanda è: chi scriverà il codice che lo controlla, e per conto di chi?

E no, non sarà noioso. Ma nemmeno divertente.