Facciamo un po’ di pubblicità gratuita (purtroppo) alla grande IBM. Agenti AI la nuova frontiera o il cavallo di troia per le banche?

Se pensavate che l’intelligenza artificiale si limitasse a rispondere educatamente alle vostre domande o a suggerirvi prodotti in modo più o meno convincente, vi siete persi l’ultima rivoluzione silenziosa. IBM, che non è certo l’ultimo arrivato nel mondo tech, ha appena lanciato un allarme e una sfida alle banche: siete veramente pronte per l’Agentic AI? Quella roba lì che non sta a farvi il caffè virtuale, ma che si prende carico di pianificare, agire, imparare da sola e migliorarsi senza che un essere umano le stia costantemente addosso.

Parliamo di un salto quantico, un’intelligenza che va oltre il semplice rispondere o consigliare: questa AI diventa un agente autonomo, capace di prendere decisioni in tempo reale, anticipare rischi e addirittura gestire la compliance normativa con un’efficienza che farebbe impallidire qualsiasi reparto legale umano. IBM descrive il potenziale come un eldorado tecnologico: esperienze cliente iper-personalizzate, controllo del rischio immediato, governance più snella, come se le banche potessero fare un upgrade dall’era dei numeri a quella dei dati viventi.

Però, attenzione, non si tratta solo di sedersi e lasciare che il robot faccia il lavoro sporco. L’agentic AI porta con sé un carico di rischi e complessità da gestire con rigore chirurgico. Non basta più monitorare singoli modelli o algoritmi: l’intero sistema AI va tracciato, ogni linea di codice e ogni decisione automatizzata deve essere sotto controllo. E qui arriva la vera sfida: stabilire confini netti, regole di ingaggio e soprattutto responsabilità chiare fin dall’inizio, perché se lasci il sistema libero di fare “cose” senza supervisione, non stai governando un AI, stai invitando un disastro regolamentare.

Il consiglio quasi da bar, che IBM snocciola come una cosa ovvia, è invece rivoluzionario: fare la valutazione dei rischi all’inizio, non alla fine. L’ecosistema bancario deve passare da un approccio reattivo a uno proattivo, investendo seriamente in alfabetizzazione AI per ogni dipendente, non solo per gli ingegneri o i data scientist. È una rivoluzione culturale, oltre che tecnologica: la banca non è più solo un contenitore di denaro, ma un organismo vivente che deve dialogare, imparare e migliorarsi grazie all’intelligenza artificiale autonoma.

La domanda finale, però, è un pugno nello stomaco: la vostra governance AI è davvero pronta per sistemi agentici autonomi? Perché quelli che si sentiranno al sicuro con i vecchi protocolli rischiano di ritrovarsi a inseguire problemi troppo grandi da domare, con conseguenze economiche e reputazionali che possono far sembrare una crisi bancaria del passato una scampagnata al parco.

Chi governerà bene questa nuova forma di AI diventerà il protagonista indiscusso della finanza futura. Chi invece ignorerà l’avvertimento, o si affiderà alla solita ignoranza tecnologica, sarà destinato a veder franare sotto i piedi un sistema che pensava di controllare.

Come si dice in giro, “l’AI non è il futuro, è il presente che nessuno ha ancora capito bene”. Benvenuti nella nuova era dell’autonomia digitale: o la prendi per le corna, o ti troverai schiacciato.