Brian Eno, l’architetto sonoro che nel 1995 ha dato vita al celebre avvio di Windows, ha deciso di rompere il silenzio. Non con una nuova composizione ambient, ma con un’accusa frontale: Microsoft, la stessa azienda che un tempo gli commissionava suoni per rendere più umana la tecnologia, oggi sarebbe complice di un sistema di oppressione e violenza in Palestina. In un post su Instagram,

Eno ha denunciato la collaborazione tra Microsoft e il Ministero della Difesa israeliano, criticando l’uso delle tecnologie dell’azienda in operazioni militari nella Striscia di Gaza. Ha inoltre annunciato la devoluzione dei proventi ricevuti per la realizzazione del suono di Windows 95 alla popolazione palestinese colpita dal conflitto. Microsoft, da parte sua, ha confermato la presenza di contratti con il governo israeliano, dichiarando però di non aver trovato evidenze che i propri strumenti siano stati impiegati direttamente per operazioni militari o per danneggiare civili a Gaza.

Tuttavia, documenti trapelati rivelano che Microsoft ha fornito servizi cloud e di intelligenza artificiale all’esercito israeliano, con un investimento di 10 milioni di dollari in supporto tecnico tra ottobre 2023 e giugno 2024. Questi servizi sono stati utilizzati da unità militari per operazioni di sorveglianza e targeting. All’interno dell’azienda, il malcontento è cresciuto.

l gruppo “No Azure for Apartheid”, composto da dipendenti attuali ed ex, ha organizzato proteste durante eventi aziendali, accusando Microsoft di alimentare il conflitto grazie all’infrastruttura cloud Azure. Alcuni dipendenti sono stati licenziati dopo aver interrotto interventi dei dirigenti, tra cui quello del CEO Satya Nadella.

La situazione solleva interrogativi etici sul ruolo delle aziende tecnologiche nei conflitti armati. Mentre Microsoft afferma di rispettare i propri codici etici, la mancanza di trasparenza e le evidenze di utilizzo delle sue tecnologie in operazioni militari mettono in discussione tali affermazioni. Eno, con la sua denuncia, invita a riflettere sul potere e la responsabilità delle aziende tecnologiche.

La sua azione rappresenta un richiamo all’etica in un settore spesso guidato da interessi economici, sottolineando l’importanza di una tecnologia al servizio dell’umanità, non della guerra.