Chi avrebbe mai pensato che il futuro delle telecomunicazioni globali, della sorveglianza climatica e del monitoraggio dei disastri naturali sarebbe dipeso da… una fionda gigante? Già, perché è esattamente questo che sta facendo SpinLaunch. Non un razzo tradizionale, non un Elon Musk infervorato che spara mega-cilindri nello spazio, ma una centrifuga in vuoto che scaglia satelliti come se stesse giocando a Angry Birds su scala cosmica.
SpinLaunch ha appena fatto ciò che suonava come fantascienza fino a cinque anni fa: ha lanciato 250 satelliti in un singolo colpo, obliterando (termine scelto non a caso) il precedente record di SpaceX. Non con una Falcon 9, non con una Starship, ma con una macchina che pare uscita da un laboratorio sovietico degli anni ’70 rivisitato da uno startupista californiano ipercaffeinato.
La keyword qui è: Meridian Space, la costellazione che promette di ridefinire l’accesso alla banda larga satellitare. Ma le keyword secondarie che davvero accendono il fuoco sacro dell’ottimizzazione sono “lanci green” e “accessibilità orbitale”. Perché dietro questa spettacolare sassaiola celeste, c’è un modello tecnico ed economico destinato a scardinare l’oligopolio spaziale.
Nel dettaglio: invece di usare tonnellate di propellente liquido o solido – che costano, inquinano e richiedono logistica stile guerra fredda – SpinLaunch carica un satellite in una camera a vuoto, lo accelera tramite una centrifuga fino a 5.000 mph e poi lo spara verso l’alto. Il tutto senza razzi, senza esplosioni, senza fumo. Sembra un esperimento universitario fuori controllo, ma funziona.
E no, non è solo un esperimento da YouTube. Stiamo parlando di payload da 200 kg, sufficiente per microsatelliti, CubeSat, dispositivi per telerilevamento, e tutto ciò che può far gola a chi sogna di digitalizzare l’intero pianeta. La parte davvero interessante? Il costo: si parla di una riduzione dell’ordine di 70% del carburante e una decuplicazione della convenienza economica.
Quindi, cosa succede quando lanciare nello spazio costa dieci volte meno? Succede che ogni paese, università, startup e perfino qualche influencer con manie di grandezza può permettersi un proprio satellite. Succede che il monopolio silenzioso dei giganti si incrina, e l’accesso allo spazio diventa un diritto più che un privilegio.
E tutto questo è green. Sì, perché meno razzi vuol dire meno emissioni, meno propellenti tossici, meno detriti orbitanti. Finalmente qualcuno ha capito che la sostenibilità non si risolve con i tweet, ma con l’ingegneria che rompe i modelli tradizionali. L’approccio di SpinLaunch potrebbe rappresentare una delle poche vere innovazioni “climate-positive” nel settore spaziale. Chiacchiere da bar? Forse. Ma anche le chiacchiere da bar avevano predetto la morte del fax.
Ovviamente, non illudiamoci: SpaceX non verrà rimpiazzata da un acceleratore da luna park. I grandi lanciatori restano insostituibili per payload massicci, stazioni orbitali, missioni interplanetarie e sogni megalomani. Ma il dominio dei piccoli satelliti – dove oggi si gioca la partita di internet globale, monitoraggio ambientale e data economy – sì, quello è ufficialmente entrato in fase di disintermediazione centrifuga.
C’è anche un sottotesto geopolitico, non trascurabile. Rendere l’accesso all’orbita bassa banalmente economico vuol dire redistribuire il potere informativo. Il piccolo stato insulare che controlla i cicloni con dati in tempo reale. Il paese africano che finalmente ha connettività 24/7. L’università che invia il suo minisatellite per fare ricerca. Ogni lancio di SpinLaunch è un chiodo nel feretro del vecchio modello spaziale elitario.
E poi, diciamocelo: c’è qualcosa di poeticamente perverso nell’idea di scagliare satelliti nello spazio con una centrifuga. Sembra il ritorno della fisica newtoniana in un’epoca dominata dal marketing aerospaziale. Basta booster, basta CGI. Solo forze meccaniche pure, dure, industriali. Se avessero venduto questo concetto a Tesla, oggi Elon twetterebbe dal retro di una lavatrice gigante sparata verso Marte.
Ma per chi ha davvero a cuore il futuro – e non solo le IPO – la cosa importante è che con questo approccio il numero di satelliti in orbita può esplodere in modo sano. Più satelliti vuol dire più dati, più servizi, più capacità di rispondere in tempo reale a disastri, guerre, cambiamenti climatici. E se vogliamo parlare di AI, la verità è che senza costellazioni in grado di fornire flussi di dati geospaziali, l’AI climatica resta solo una demo da conferenza.
SpinLaunch non ha solo lanciato satelliti. Ha lanciato un guanto di sfida, ha impresso un’accelerazione brutalmente pragmatica a un’industria troppo occupata a guardarsi allo specchio.
“Quando tutti guardavano al cielo, loro hanno costruito una fionda.” Potrebbe essere uno slogan. O forse solo la battuta che sentirai al prossimo TEDx di provincia, raccontata da un 22enne con hoodie e un pitch da 100 milioni.
Comunque sia, l’importante è che funzioni. E a quanto pare, funziona.
Credit: Source: @cctech100