OnePlus, quella marca che un tempo si vendeva come flagship killer e oggi pare un laboratorio di fantascienza ambulante con ambizioni da oracolo digitale, ha appena presentato Plus Mind. Il nome suona come uno spin-off di Black Mirror o una startup uscita da un TEDx di provincia, ma no: è la nuova funzionalità AI destinata a diventare il cuore neurale della gamma OnePlus 13. O meglio, di quella parte di gamma che non puoi nemmeno comprare, a meno che tu non viva in India o abbia un debole per l’importazione grigia.

Il paradosso è già servito: Plus Mind debutta in India su un modello chiamato OnePlus 13S, che è una specie di variante mutante del 13T lanciato in Cina. Gli americani? Guardano dalla finestra. Gli europei? Pregano di ricevere almeno l’aggiornamento software.

Ma vediamo di che si tratta, perché dietro questo nome da terapia new age c’è un’idea: l’intelligenza artificiale che ti fa da archivista mentale. Un assistente che cattura al volo appuntamenti, orari, prenotazioni, dettagli da immagini, screenshot, messaggi, testi vaghi e li piazza direttamente nella tua agenda. Magia? No, scraping. Ma ben confezionato.

Il punto centrale è che l’utente non deve più preoccuparsi di “registrare” l’informazione. Basta una foto, uno swipe, o premere il nuovo Plus Key – una specie di bottone personalizzabile che rimpiazza l’iconico Alert Slider – e il gioco è fatto. La memoria artificiale si attiva, cataloga, ordina, salva. Anzi, fra poco la categorizzazione diventerà anche automatica. Ecco che si forma il Mind Space, lo spazio della mente digitale, l’anti-caos dell’epoca multitasking.

Naturalmente OnePlus dice che questa funzionalità “arriverà più tardi quest’anno” anche sugli altri modelli della serie 13, incluso quello che puoi effettivamente comprare. Ma è chiaro che il sistema è pensato per funzionare al meglio con l’hardware nuovo, ovvero quel Plus Key che sembra solo un pulsante, ma è in realtà un cavallo di Troia per integrare l’AI nel gesto quotidiano. Un click e ti salvi l’anima. O almeno, l’indirizzo del ristorante.

Dietro l’ennesimo bottone apparentemente inutile, però, si nasconde un cambio di paradigma che pochi stanno notando: lo smartphone che ricorda per te, non perché glielo chiedi, ma perché lo presuppone. L’AI come gesto implicito, non esplicito. Non più l’assistente che aspetta un comando, ma il tuo doppio digitale sempre all’erta. Quello che tu avresti voluto appuntarti, lo trova lui. Quello che hai dimenticato, te lo ripropone. Sembra utile, vero?

Solo che c’è un dettaglio non trascurabile: stiamo parlando di un livello di invasività algoritmica molto più raffinato, perché non si limita a interpretare ciò che chiedi, ma interpreta ciò che potresti voler fare. L’AI deduttiva entra in scena. È qui che la parola chiave “Plus Mind” assume il suo lato oscuro. Mind come mente, certo. Ma anche Mind come attenzione, controllo, tracciamento.

La vera chiave semantica sta nel fatto che tutto ciò è perfettamente integrato nel sistema operativo e nell’hardware. Non è un’app a sé, è l’estensione del tuo pollice. Quello che preme il Plus Key mentre pensi a tutt’altro. Sublime, inquietante, inevitabile.

Nel frattempo, mentre gli utenti americani aspettano e gli europei si accontentano dei resti, gli indiani avranno anche accesso esclusivo a due funzionalità che farebbero gola a qualsiasi professionista iperconnesso: AI VoiceScribe, che registra, trascrive, riassume e traduce chiamate e riunioni; e AI Call Assist, che riassume le chiamate in tempo reale e ti traduce al volo. Roba da far impallidire Zoom, Teams e qualsiasi altro residuo di produttività “umana”.

Ovviamente, quando The Verge ha chiesto se queste funzioni arriveranno anche fuori dall’India, OnePlus ha fatto orecchie da mercante. Tradotto: il mercato globale serve solo come beta tester passivo finché non ci saranno abbastanza dati per giustificare il rollout planetario. È il solito schema: hype localizzato, rollout parziale, upgrade selettivo. Ma tutto coperto dal manto etico della innovazione.

E se stai ancora pensando che tutta questa AI sia un plus, ricorda: in informatica, ogni automatismo è una forma di delega. E ogni delega, una forma di potere.

La morale? Quando schiacci quel Plus Key, stai facendo molto più che attivare una funzione. Stai firmando un patto. Silenzioso, invisibile, ma irreversibile. La tua memoria non ti appartiene più. È stata ottimizzata.

Come direbbe Burroughs: “Il controllo è ciò che fa sembrare desiderabile l’inevitabile.”

La keyword principale è chiaramente Plus Mind, ma occhio anche a come OnePlus sta vendendo intelligenza artificiale, memoria automatica, produttività aumentata come se fossero feature. In realtà sono forme mascherate di assuefazione cognitiva. E una volta che ci prendi gusto, il bottone lo premi da solo.