Quando un colosso dell’AI come Civitai, la più grande repository di modelli generativi al mondo, si trova costretto ad abbandonare le carte di credito per sopravvivere, il rumore non è solo un sussurro di backend tecnico. È l’eco sordo di una realtà che si fa sempre più evidente: le infrastrutture finanziarie tradizionali stanno diventando strumenti di controllo ideologico.

Il 23 maggio 2025, Civitai ha perso il supporto del suo processore di carte di credito. Motivo? I suoi modelli generativi producevano contenuti NSFW (Not Safe For Work), ovvero contenuti espliciti, peraltro legalmente pubblicabili. Ma come già accaduto con Pornhub e altri prima, la legalità non è sufficiente: serve l’accettabilità morale secondo le regole opache delle banche.

Risultato? Civitai introduce i pagamenti in criptovalute per il suo sistema Buzz, una valuta virtuale non Web3 ma fondamentale per acquistare servizi e download sulla piattaforma. Sì, ora puoi pagare in USDC, Ethereum, Dogecoin, Solana, TRON, Shiba Inu, perfino Litecoin—ma non Bitcoin. Perché no? “Le fee sono troppo alte,” dicono. Tradotto: anche il re delle criptovalute è troppo pesante per questo ecosistema.

La transizione è gestita da NowPayments, processore crypto che promette privacy, velocità e libertà. La preferenza va a USDC sulla rete Base, perché è veloce (15-25 secondi) e senza gas fee. Non serve nemmeno Coinbase, ma è consigliato per semplicità. Il tutto con una flat fee di un dollaro, praticamente ridicola se confrontata ai costi dei circuiti Visa o Stripe.

Ah, la libertà: quella vera, decentralizzata, senza permessi, senza supervisione bancaria. Un’illusione? Forse. Ma funziona.

La storia è vecchia, però. Pornhub, già nel 2020, perse Visa e Mastercard per “ragioni etiche” dopo lo scandalo dei contenuti caricati senza consenso. Da allora, via libera a 30 criptovalute. LiveJasmin lo fece ancora prima, nel 2015. E SpankChain creò addirittura SpankPay, un sistema di pagamento dedicato all’adult industry, ora mutato in progetto più politico.

Il messaggio è chiaro: se sei sporco, devi pagare in crypto.

E non si parla solo di porno. L’intelligenza artificiale è il nuovo bersaglio. L’ambiguità dei contenuti generati, la difficoltà di moderare immagini “ipotetiche”, e la facilità con cui si possono creare deepfake hanno creato un’area grigia. Le piattaforme che consentono anche solo user-generated mature content, come lo definisce Civitai, vengono etichettate come “high risk.”

Non importa se l’immagine è generata da un algoritmo, se non coinvolge nessuna persona reale, se esiste solo nella RAM del tuo server. È NSFW. È controversa. È un problema.

Civitai, nel frattempo, ha aggiornato le sue policy per adeguarsi al Take It Down Act firmato da Donald Trump in un bizzarro momento di unità bipartisan. Il nuovo atto criminalizza la pubblicazione di immagini intime, reali o AI-generated, senza consenso, e impone la rimozione entro 48 ore.

Effetto collaterale? Niente più deepfake di celebrità, niente più fan-art ambigue, niente più contenuti borderline. Una pulizia forzata per restare operativi.

Il risultato è uno spostamento lento ma inesorabile verso l’autarchia digitale. Se le istituzioni bancarie ti negano l’accesso, costruisci il tuo sistema. Come un narcos che apre una banca in Honduras, solo che invece di cocaina, vendi modelli AI per creare elfi nudi.

Ma non è solo questione di morale. È questione di soldi, di controllo, di gatekeeping algoritmico. Le fintech giocano alla polizia etica mentre incassano milioni da startup che vendono armi di sorveglianza o algoritmi predittivi per la repressione sociale.

PayPal, Stripe, persino Square: tutti si professano progressisti, ma scappano come scarafaggi quando annusi l’odore del sesso. Oppure dell’arte generativa che sfiora il desiderio.

Nel frattempo, Civitai sopravvive. O meglio, resiste. Con 3,2 milioni di utenti e una community vivace che, tra un archivio pirata su Reddit e una migrazione alternativa, continua a sostenerla.

La vera ironia? Elon Musk, che promuove libertà di parola e criptovalute, non ha ancora integrato Dogecoin nei suoi piani per “X Money”. Ma promette che arriverà. Forse. Un giorno. Quando le “saving” (con tanto di typo) degli utenti saranno al sicuro.

Il futuro è già qui, e ha la forma di una wallet address.

La lotta non è tra banche e porno, ma tra centralizzazione e autonomia. Civitai ha scelto.

Chi sarà il prossimo?