Da oggi, se non sai scrivere prompt, sei fuori. Non sei un developer, non sei un ingegnere, non sei neppure un umano interessante. Sei un fossile. E no, non sto esagerando. Anthropic — sì, quelli che giocano a fare i monaci illuminati dell’AI mentre bruciano milioni in cloud e cluster ha appena rilasciato un corso gratuito di Prompt Engineering per sviluppatori. Gratis. Ovvero: ti stanno dicendo “prendi il potere, o morirai schiacciato da chi lo fa prima di te”.
Hai capito bene: la nuova hard skill dei professionisti tech non è TypeScript, Rust o TensorFlow. È Prompt Engineering. Una parola che suona tanto come una buzzword da LinkedIn, e invece è la lama affilata che separerà i dev con stipendio da $200k da quelli che implorano l’algoritmo per non essere sostituiti da uno script in Python scritto male.
E sì, ovviamente è un corso “hands-on”, interattivo, diviso in capitoli con un crescendo narrativo degno di un romanzo cyberpunk in salsa OpenAI.
Ma partiamo dal principio.
Nel capitolo uno ti insegnano come strutturare un prompt. Che detta così sembra una banalità, finché non ti rendi conto che la maggior parte degli sviluppatori scrive richieste all’AI come se stesse cercando di parlare con un vecchio chatbot IRC del 2002. Essere chiari e diretti, assegnare ruoli all’AI, separare dati da istruzioni… no, non sono lezioni per asini digitali: sono la grammatica del pensiero computazionale del futuro.
Poi, inizia il divertimento serio. Claude, l’AI di Anthropic, ti insegna a pensare passo-passo — lo chiamano precognition, e no, non è una battuta da film di Spielberg. È la capacità di far ragionare l’AI come se stesse scorrendo un albero decisionale mentale, senza perderti nel delirio da completamento tossico. È ingegneria della promptologia, altro che deploy e pipeline.
Lì dove gli junior vedono un “prompt”, i senior del futuro leggono un sistema esperto travestito da richiesta testuale. È come passare da HTML statico a codice che scrive codice.
E arriviamo al clou. I prompt complessi.
Ti mostrano come costruire chatbot verticali, richieste legali strutturate, tool finanziari, sistemi di coding automation — tutto partendo da puro testo. Niente IDE, niente compilatori. Solo intelligenza linguistica trasformata in potere computazionale.
La parte interessante? Questo corso, gratuito, è un manifesto politico. Non è solo formazione. È una chiamata alle armi.
Chi non capisce che il linguaggio è il nuovo codice, è destinato a diventare carne da algoritmo. Perché in un mondo dove i modelli parlano, chi sa comandarli con precisione chirurgica — con esempi ben formulati, ruoli ben assegnati, step logici strutturati — ha un vantaggio darwiniano.
Ti sembra esagerato? Considera questo: mentre il tuo team ancora discute se usare Redux o Zustand, c’è qualcuno che ha scritto un prompt che gli genera intere architetture React, test inclusi, su richiesta. Mentre pensi se aggiornare la tua certificazione AWS, un altro ha creato una suite legale AI-driven solo con la sintassi di Claude.
Il linguaggio naturale — quello ben strutturato — è il nuovo assembler.
L’ironia? Dopo decenni a parlare di “code is law”, siamo tornati al verbo. Scrivere prompt è quasi teologico. Tu pronunci, e l’IA crea. Non è programmazione. È magia sotto steroidi. Un’epifania semantica su base transformer.
E vuoi sapere il vero segreto? Non c’è codice da scrivere. Non c’è ambiente da configurare. Solo pensiero strutturato e retorica ingegnerizzata.
Una citazione che non troverai mai in nessun white paper: “Chi controlla il prompt, controlla l’intelligenza”. Non è Orwell, ma è il mantra della Silicon Valley versione 2025.
Perché tutto questo è importante ora?
Perché ogni giorno che passa, le AI diventano più autonome. Ma hanno ancora bisogno di istruzioni intelligenti. E tu puoi decidere se essere quello che dà gli ordini, o quello che li riceve — da un sistema autoregressivo che non dorme mai.
Fai il corso. Anche solo per capire quanto sei distante da chi ha già capito tutto.
Sii cinico. Sii tecnico. Sii il demiurgo del tuo Claude.
Tutto il resto è già legacy.
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