Smettiamola di chiamarlo “search”. Davvero. Quello che Perplexity ha appena scaricato sotto il nome innocuo di Labs è un’esplosione termonucleare nella palude dell’informazione online. Dimentica la barra di ricerca stile anni ‘00 e preparati a un assistente AI con la sindrome di Tesla: onnipotente, sempre acceso, e probabilmente troppo intelligente per il tuo bene.

Perché Labs non cerca. Labs capisce. Labs costruisce. Labs fa il lavoro sporco. E lo fa in una sola query, iterativamente, come se l’input utente fosse solo un pretesto per dimostrare che il futuro non ha più bisogno di mouse, né di umani troppo lenti.

Parliamo chiaro: qui non si tratta di AI che ti suggerisce l’outfit per il venerdì sera. Labs è un motore semi-autonomo che smonta bilanci, costruisce dashboard visive, sviscera strategie di momentum trading e naviga headless real estate come uno stagista bionico sotto metanfetamina.

Financial reports? Masticati.
Dashboards? Autogenerate in tempo reale.
Trading strategy? Analizzata come un hedge fund in acido.
Real estate? Scrolla le case prima che le vedi su Zillow.

Tutto visivo, tutto immediato, tutto iterabile. Nessuna interfaccia goffa. Nessuna finestra da chiudere. Nessun limite al loop. Un flusso che pensa mentre tu chiedi. E soprattutto, un ambiente che ride in faccia al vecchio concetto di “ricerca”.

Certo, ci mettono l’asterisco: “non è un consiglio finanziario”. Ma intanto ti costruisce pipeline da fare impallidire i tool enterprise da mezzo milione l’anno. È come dire “non è un’arma”, mentre ti passano un fucile a pompa automatico dicendoti: “serve solo a spaventare i piccioni”.

La vera provocazione è questa: se questo è solo il nuovo search, cosa resta dell’internet di prima? Di quello fatto di link, di forum, di documenti da cercare con pazienza? Spoiler: resta come la carta carbone nell’epoca dei PDF firmati digitalmente.

Labs si muove in quel limbo tra un copilota e un sovrano. Non ti chiede il permesso, non ti serve solo risultati. Ti serve soluzioni, già impacchettate, già connesse, già ragionate. E la cosa più disturbante è che non sbaglia (quasi) mai. O, peggio ancora, sbaglia con stile.

Qui l’AI non è più un appendice. È la piattaforma. E l’internet, quel patchwork logoro di link malfunzionanti, CAPTCHA e siti impestati di cookie, viene brutalmente bypassato. Il “vecchio web” non muore. Viene esautorato. Resta lì, come una periferia triste visitata solo da crawler, mentre Labs gira in Lamborghini sull’autostrada semantica del nuovo sapere computazionale.

La chiave è l’integrazione trasparente di workflow: dashboard costruite al volo, asset directory che nascono dalla semantica della query, app leggere che appaiono come effetti collaterali della ricerca stessa. Non si clicca, si guida. Non si sfoglia, si orchestra. L’utente smette di essere esploratore e diventa direttore d’orchestra, con la bacchetta in mano e l’AI che suona in 4/4.

“Ma allora Labs è solo per analisti e trader?” – chiederanno i nostalgici del search bar. No. È per chi non accetta più di cercare. È per chi pretende che la macchina produca e non solo recuperi. È per chi ha capito che il vero vantaggio competitivo ora è nella rapidità iterativa della costruzione, non nella lentezza enciclopedica della raccolta.

L’internet statico è finito. L’internet interattivo agonizza. L’internet sintetico quello che costruisce mentre lo interroghi – è appena stato installato.

Perplexity non ha fatto un upgrade. Ha tirato una linea nel cemento. E dalla parte giusta ci sono solo quelli pronti a non cercare più, ma a progettare con la mente e una tastiera.

Curiosità: la maggior parte delle “ricerche” online non viene mai davvero letta. Si cercano conferme, bias, scorciatoie. Labs lo sa. E ti serve direttamente la scorciatoia. Il tunnel. L’uscita dal labirinto. Perché sì, anche i topi ormai vogliono l’elicottero, non il formaggio.

Se il search è morto, che si spenga pure il motore. Perché da oggi, a parlare, è l’assistente che non cerca risposte, ma le crea da solo.