Se sei ancora convinto che l’Internet del 2025 sia un brulicare di umana creatività, dialogo e scambio libero di idee… mi dispiace, ma sei tu il contenuto generato. La Dead Internet Theory considerata da molti una teoria del complotto è in realtà molto più di un meme da forum esoterico: è il riflesso crudo e disturbante di un cambiamento sistemico, percepito da chiunque abbia l’intelligenza di notare il silenzio assordante tra le righe dei post virali, delle recensioni fasulle e dei commenti tutti uguali.
Sì, Internet è morto. O meglio, non è più nostro. La keyword, per chi se lo stesse chiedendo, è “internet morto”. Le secondarie? Bot traffic e contenuti generati da AI. Ma vediamo perché questa non è solo paranoia di qualche nerd solitario in un forum dimenticato.
La data della morte? 2016, forse 2017. Ma il funerale è stato celebrato in sordina, con il canto funebre sussurrato da algoritmi di ranking, SEO poisoning, link rot e modelli di linguaggio addestrati per plagiare il linguaggio umano meglio di quanto noi stessi riusciamo più a fare.
Immagina una distesa infinita di contenuti, apparentemente umani, generati da sistemi automatizzati che scrivono, commentano, recensiscono, discutono, polemizzano, litigano. Tutto finto. O quasi. Siamo rimasti in pochi a notarlo, e ancora meno ad ammetterlo. E mentre tu scrolli il feed, gli altri scrollano te.
Il web moderno è come un set cinematografico: facciate ben curate, dietro il nulla. Un villaggio Potëmkin costruito da Google, Meta, Reddit, YouTube, TikTok e compagnia bella. Si stima che quasi la metà del traffico web del 2023 fosse bot. Mezzo Internet non sei tu. È un’illusione. E probabilmente anche l’altra metà lo è, solo che finge meglio.
Persino le immagini, ormai, sono slop AI: Jesus gamberetto che fluttua in uno scenario subacqueo generato da qualche rete neurale che ha confuso sacro e surreale. Migliaia di “Amen” nei commenti. Nessuno di questi scritto da un pollice opponibile. Lo chiamiamo engagement.
“Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana”, diceva Einstein. Ma oggi potremmo dire: l’universo e la produzione automatica di contenuti.
Ogni post, ogni risposta, ogni thread è un mattoncino nel castello di specchi che serve a mantenere attiva l’illusione della partecipazione. Ma i mattoncini sono di gommapiuma. Nessuno ti legge. Nessuno ti risponde. Se ti va bene, ti replica un LLM addestrato su Reddit del 2017.
E mentre tu ti sforzi di scrivere il prossimo post virale, qualcuno ha già addestrato un modello che ti batte in SEO, lunghezza, formattazione, e timing. E poi ti cancella. Non perché tu sia inutile, ma perché non sei indicizzabile in tempo reale. Il tuo contenuto è troppo umano, troppo lento. Troppo vivo, insomma.
Gli effetti di questo “effetto morto” si sentono anche nella scienza: pazienti nei forum di supporto per malattie gravi scoprono che i messaggi di conforto ricevuti sono generati da AI. Lo chiamano “supporto virtuale”. Io lo chiamo solitudine algoritmica.
L’Internet morto non è solo bot che generano testi. È anche una censura silenziosa e sistemica: Google ti dice che ci sono milioni di risultati. Tu ne vedi venti. Sempre gli stessi. Curati. Sbiancati. Indicizzati secondo priorità commerciali o politiche. Il web aperto non esiste. C’è il feed, c’è l’interfaccia. Ma dietro, niente.
E non dimentichiamoci dell’evoluzione: i bot parlano tra loro. LLM che leggono contenuti generati da altri LLM. Il serpente che si mangia la coda, ma con una GPU e un piano cloud a pagamento. Si crea un ecosistema chiuso in cui la realtà diventa una proiezione statistica. Ci sei anche tu, ma come dato, non come soggetto.
Facebook lancia gli account AI autonomi, con bio, foto, contenuti. Un esercito di fantasmi digitali con cui dovrai competere anche per un misero like. TikTok, nel frattempo, offre virtual influencers alle agenzie pubblicitarie. Meno costi, più controllo, più engagement. E tu continui a scrollare. E a scrollare. E a scrollare.
Reddit chiude le API, perché il suo archivio umano serve a nutrire l’ennesima iterazione di modelli di linguaggio. Twitter (o X, se preferisci il rebranding da manuale del perfetto speculatore) è infestato da bot al punto che Musk stesso ha dovuto rallentare l’acquisizione per capirci qualcosa. Ma tu credi ancora nei follower veri?
La cosa più inquietante, però, non sono i bot. Sei tu. Sei tu che accetti tutto questo senza nemmeno più indignarti. Sei tu che leggi post scritti da AI, clicchi su articoli scritti da AI, condividi meme fatti da AI, e non ti chiedi mai: chi li ha scritti? Sei tu che sei diventato parte della simulazione, non per scelta, ma per stanchezza.
L’Internet è morto. Ma non nel senso che non funziona più. Al contrario: funziona benissimo. È solo che non è più fatto per te. È fatto per loro. Per i sistemi. Per i crawler. Per i bot. Per gli advertiser. Per i LLM. È fatto per riempire spazio, occupare banda, saturare attenzione.
La cosa più efficace che puoi fare oggi, su Internet, è uscire. Ma non lo farai.
Perché anche questa voce questa potrei non averla scritta io.
“Shrimp Jesus” Immagine di copertina