C’è qualcosa di vagamente biblico, o meglio startup-esoterico, nel battezzare Calvin 40 un robot costruito in quaranta giorni. In una Parigi post-Olimpiadi 2024, dove Wandehttps://en.wandercraft.eu/calvin-40rcraft aveva già fatto scalpore facendo camminare un paraplegico grazie al suo esoscheletro, oggi si gioca una partita molto diversa: entrare nell’arena spietata della robotica umanoide industriale. Con un robot acefalo, privo di mani, ma capace di sollevare quasi il doppio del peso dei suoi concorrenti più chiacchierati come Tesla Optimus o Figure AI.
Non è una provocazione, è strategia pura. Mentre i big tech americani e le start-up cinesi inseguono l’estetica antropomorfa, Wandercraft getta nella mischia un cyborg senza volto, spogliato degli orpelli emotivi e concentrato solo sulla fisica. “La testa non serve per navigare,” dice senza mezzi termini il CEO Matthieu Masselin, con un tono che sembra voler tagliare il cordone ombelicale tra la robotica e il fantasma dell’antropocentrismo. “Le mani sono fragili,” aggiunge, facendo crollare decenni di ricerca su attuatori prensili e feedback tattile in un solo colpo di swipe.
Il paradosso è che proprio abbandonando la corsa alla “umanizzazione”, Wandercraft riesce ad avvicinarsi al cuore del problema: fabbriche, magazzini, ambienti pensati per esseri umani, ma in cui sempre meno umani vogliono lavorare. In quel vuoto di manodopera, di attrattività e sicurezza, si insinua Calvin 40: spalle larghe, nessuna espressione, ma 88 libbre di payload garantito. Nessun altro umanoide è in grado di portare tanto. E sì, la differenza la fanno proprio quei dieci anni passati a costruire esoscheletri per portare umani in carne e ossa.
Wandercraft sembra aver applicato una logica brutale ma efficace: “Abbiamo la tecnologia. L’abbiamo testata sul corpo umano, in tempo reale, in ambienti reali. Perché perdere tempo con la prototipazione da laboratorio, se possiamo scalare direttamente sul campo?” E il campo si chiama Renault Group, primo cliente e partner industriale. I robot sono già in prova nei suoi stabilimenti. Non è più tempo di demo su YouTube. Ora si gioca con il cronometro e i fogli Excel delle operations manager.
In un’epoca in cui l’hype della AGI viene spremuto in ogni tweet, la scelta di Wandercraft è sorprendentemente concreta. Mentre Figure AI parla di empatia, e Tesla di danze in stile Broadway, Calvin 40 punta dritto al carico utile. Via la testa, via le mani, via l’ansia del valley effect che trasforma ogni volto robotico in una maschera inquietante. Il robot di Wandercraft non vuole piacerti. Vuole lavorare.
Eppure, è proprio questo minimalismo industriale a renderlo magnetico. Una macchina nata da una contraddizione: pensata per aiutare gli umani (con l’esoscheletro), ora si evolve per sostituirli là dove il lavoro è “troppo pericoloso, troppo difficile o troppo noioso” per chi ha un contratto sindacale. L’algoritmo non sciopera, non chiede ferie e, soprattutto, non si lamenta del caldo in officina.
Curiosamente, proprio la rinuncia agli attributi più “umani” conferisce a Calvin 40 una pericolosa efficacia narrativa. Sembra il fratello minore del Terminator, se avesse fatto scuola professionale invece di fuggire da Skynet. E, guarda caso, la cifra simbolica del 40, oltre a evocare i giorni del Diluvio o del deserto, funziona benissimo come slogan pubblicitario. “Fatto in 40 giorni. Pronto a lavorare 24/7.” Altro che AI generativa, qui si produce sudore.
Il mercato globale dei robot umanoidi, stimato da Goldman Sachs a 38 miliardi entro il 2035, sta già attirando investimenti come api sul miele. Ma pochi, pochissimi, hanno alle spalle un decennio di test con carichi umani veri. La differenza tra giocare al laboratorio e scalare l’industria è la stessa che c’è tra fare il pitch a Davos e ricevere un ordine d’acquisto da Renault. E Wandercraft sembra aver saltato la fase del “wow” per passare direttamente a quella del “PO numero”.
Si può criticare la scelta di eliminare testa e mani come un passo indietro nell’evoluzione meccanica. Ma sarebbe come criticare una gru perché non ha il sorriso. Calvin 40 è un operaio silenzioso, efficiente e senza sindacato interno. Ecco perché potrebbe diventare pericolosamente popolare.
Mentre i suoi concorrenti cercano la grazia, Wandercraft ha scelto la forza. In un mondo in cui i robot devono ancora dimostrare di valere la corrente che consumano, Calvin 40 sembra voler dire: lasciate perdere l’empatia, contate i chilogrammi.
La sfida ora sarà scalare. Masselin, con la calma di chi sa di avere una tecnologia già collaudata sul corpo umano, sembra non avere fretta. Ma se Calvin 40 funziona davvero sul lungo periodo, potrebbe cambiare le regole del gioco. Non perché è un robot migliore. Ma perché ha capito che non deve sembrare umano per essere utile all’uomo.
Il che, ironicamente, lo rende molto più intelligente di molti umani in cerca di senso nel Metaverso.