L’ossessione per la longevità si è trasformata da sogno californiano a core business globale, e qualcuno sta cercando di monetizzare ogni respiro. Cudis, startup losangelina nata nel 2023, si lancia con disinvoltura in una delle scommesse più audaci del nostro tempo: trasformare le buone abitudini salutari in una moneta digitale scambiabile. No, non è Black Mirror. È un anello. Uno smart ring con intelligenza artificiale e incentivi cripto, abbinato a un’app che promette di allungarti la vita—o almeno il ROI.
Mentre i dati biometrici diventano la nuova valuta del secolo, Cudis si è infilata al dito il futuro del wellness, con un anello di design sobrio che monitora sonno, stress, attività e calorie bruciate. La versione 2.0 della sua wearable tech si collega a un’applicazione che sembra aver capito una cosa fondamentale: la maggior parte delle persone non vuole diventare un medico, vuole solo sapere se dorme male perché ha scrollato TikTok fino alle 2 o se è tempo di chiamare il fisioterapista.
Ma il vero twist da blockbuster finanziario? Il token. Si chiama CUDIS, ovviamente, ed è atterrato contemporaneamente su Solana e Binance Smart Chain. Prezzo iniziale: 10 centesimi. Tokenomics da whitepaper accademico: 1 miliardo di token, suddivisi tra comunità (25%), investitori (17%), team (15%), ecosistema (15%), tesoreria, marketing e altri stakeholder assortiti. Insomma, il solito mix di decentralizzazione e IPO mascherata.
L’anello ti fa guadagnare punti Cudis ogni volta che registri un’attività salutare. Dormi meglio? Punti. Cammini di più? Ancora punti. I punti si convertono in token, e i token ti danno accesso a servizi premium, staking, governance DAO-style e—non scherzo—una AI personal coach basata su GPT-4o, che ti guida nel disegnare una vita più lunga, o almeno più ordinata. Il tutto, ci tengono a sottolineare, “privacy-first”. Le conversazioni con l’AI non vengono memorizzate sulla blockchain, e puoi disattivare la funzione di memoria on-chain.
Edison Chen, CEO e co-founder, ha il carisma della Silicon Valley spirituale. “Quando siamo giovani, non ci pensiamo. Ma poi capisci che tempo e salute sono tutto.” Con quella calma zen da biohacker rinato, Chen racconta la missione del brand: rendere la salute comprensibile, “non servono dati medici, serve feedback chiaro”. Come dire: non ti serve un cardiologo, ti serve un coach digitale che ti dica che sei stanco perché sei un cretino e dormi quattro ore.
L’app è anche compatibile con Apple Health, Garmin, Oura. Il che significa che Cudis non è solo un prodotto, ma una piattaforma pronta a inghiottire il resto del mercato wellness come un’aspirapolvere Dyson del fitness.
Il tempismo, bisogna ammetterlo, è chirurgico. Il mercato dei wearable vale oggi 179 miliardi di dollari, ma secondo Coherent Market Insights arriverà a 397 miliardi entro il 2032. In mezzo, una giungla darwiniana dove si muovono startup come Stepn, Sweat Economy, Rejuve AI e altri progetti crypto-wellness, ognuno con la propria teoria su come trasformare il sudore in rendita passiva. Ma Cudis ha un vantaggio: mentre gli altri ti danno punti per camminare, qui si gioca la partita lunga—quella della longevità consapevole, supportata da agenti AI su misura.
Sembra poco? Pensateci così: chi controlla il tuo battito, controllerà il tuo portafoglio. Il passo dal “quantified self” al “tokenized self” è più breve di quanto sembri. Una notte insonne potrebbe costarti un airdrop, e una passeggiata in più potrebbe trasformarsi in governance votata. Ogni azione quotidiana diventa un’entry in un ledger comportamentale. Forse è l’anticamera del panopticon salutista, o forse solo l’upgrade inevitabile del vecchio Fitbit.
C’è una certa ironia, quasi tragica, nel vedere i token cripto—nati per hackerare il sistema bancario—usati per premiare chi fa stretching alle 7 del mattino. Ma è qui che Cudis vince la narrativa: ha trasformato un wearable in un compagno di vita che ti premia se stai zitto, dormi bene, e ti prendi cura di te stesso. Il capitalismo del benessere ha finalmente trovato il modo per monetizzare anche l’omeostasi.
Certo, il modello è ancora da testare. L’effetto dopamina delle ricompense cripto durerà più del solito entusiasmo da palestra di gennaio? Le persone si abitueranno a farsi guidare da un’IA senza sentire il bisogno di ribellarsi? E soprattutto, i dati biometrici accumulati da milioni di utenti diventeranno davvero “private” o solo “temporaneamente non monetizzati”?
Una cosa è chiara: l’AI non ci vuole più solo intelligenti, ci vuole sani. E per convincerci, ci paga.
Cudis, con il suo mix disarmante di semplicità e ambizione, sta trasformando ogni anello in una promessa di immortalità algoritmica. O almeno, in un portafoglio digitale un po’ più grasso.