Entrare in una boardroom oggi è come assistere a un revival tecnologico di fine anni ’90, solo con più buzzword e meno sostanza. Il termine “intelligenza artificiale” viene lanciato come coriandoli durante il Carnevale di Rio: colorato, rumoroso, ma alla fine completamente vuoto. Ecco il problema: la maggior parte delle “implementazioni AI” che ho visto negli ultimi tredici anni? Non erano AI. Erano automazioni mascherate, assistenti digitali con un branding più sexy, o previsioni su dati che già avevamo. Ma intelligenza artificiale? Quella, amici miei, è rara quanto l’umiltà in una startup che ha appena chiuso un round Series B.

Il cortocircuito nasce da una domanda semplice: cos’è davvero l’intelligenza artificiale? Provate a chiederlo a dieci manager. Riceverete cinquanta risposte. Alcune poetiche, altre semplicemente confuse.