In un giorno che sembra uno spartiacque per il mercato dei database, Databricks ha annunciato oggi il lancio di Lakebase, una soluzione inedita pensata per aziende e sviluppatori desiderosi di costruire applicazioni e agenti AI su una piattaforma multi‑cloud unificata.

Immaginate un database operativo—di quelli che fanno girare le transazioni in tempo reale—progettato per l’era dell’IA, integrato con analytics e storage a bassissimo costo. È questa l’ambizione dichiarata da Lakebase: portare i dati operativi nel lakehouse, con compute che scala automaticamente e garantisce latenza sotto i 10 ms e capacità di gestire oltre 10 000 query al secondo.

Alla base c’è Neon, acquisita a maggio da Databricks per pattugliare proprio questo terreno di frontiera. Neon, startup di Postgres serverless, vantava già dati impressionanti: oltre l’80 % dei database creati sulla sua piattaforma nascevano da agenti AI, non da umani. Ecco una cifra da brivido: “AI agents today outcreate human databases by a factor of 4”.

Ali Ghodsi, co‑fondatore e CEO di Databricks, lo mette con chiarezza militare: “con Lakebase stiamo creando una nuova categoria nel mercato dei database: un moderno Postgres, profondamente integrato con il lakehouse e gli stack di sviluppo attuali”. Non è un semplice upgrade: è una sfida diretta a Oracle, Snowflake, AWS e Microsoft, puntando a eliminare il lock‑in legacy e a spingere l’infrastruttura operativa verso la prossima generazione intelligente .

Il cuore dell’innovazione è la separazione tra compute e storage: un modello serverless sullo stile Neon, che abilita provisioning in meno di un secondo, scaling elastico, snapshot istantanei e costi legati all’uso reale. In pratica, potete clonare un database completo in un attimo per testare un agente senza rompere nulla. E si paga solo se serve.

Facciamo un salto alla realpolitik aziendale: Heineken ha già iniziato a sperimentare Lakebase in anteprima, unendo dati operativi e analytics per alimentare raccomandazioni personalizzate in tempo reale. Questa è la promessa: niente più silos, nessuna attesa per sincronizzare OLTP e OLAP.

Letta in chiave provocatoria, la mossa di Databricks suona anche come un avvertimento per gli altri colossi: se non abbracciate la convergenza operativa‑intelligente, verremo a insediarvi sul vostro stesso territorio. Né punta né scherzo: Lakebase è disponibile da subito in Public Preview, con roadmap già fitta di upgrade per i prossimi mesi .

C’è da rimanere colpiti, se pensate che solo poche settimane fa Neon era un pioniere indipendente, e solo ora è diventato il motore di un database per l’AI‑era. L’effetto “scroll magnetico” ce lo regala già il concetto: serverless Postgres + lakehouse + AI agents = nuova architettura OLTP‑AI. Un cocktail potentissimo che potrebbe riscrivere i paradigmi operativi e analitici nel cloud.

Sottotraccia, emerge anche una strategia di marketing che suona provocatoria: “stanchi di DBA e provisioning antiquato? Lakebase si avvia in meno di un secondo e si paga come si usa”, sembra dire Databricks. Un messaggio subliminale che punta al cuore della spesa operativa, invitando i Venture CIO a riconsiderare l’intera infrastruttura.

Curiosità finale: nelle loro comunicazioni interne, sia Neon che Databricks insistono su un mantra quasi filosofico — “unified, agent‑driven, multi‑cloud”. Se vi suona quasi New‑Age, beh, è perché stiamo entrando davvero in una nuova fase del manageriale tecnologico: operazioni guidate da agenti, analytics istantanei e infrastrutture pensate per gli algoritmi, non più per le persone. Scommetto che tra qualche trimestre parleremo spesso di casistica aziendale “Lakebase‑powered” come si fa oggi con Snowflake o Redshift.

Lakebase non è solo un nuovo prodotto, è un manifesto. E nel manifesto Databricks scrive: “Benvenuti nell’operational AI.”