Ant Group, il colosso fintech cinese nato dall’orbita di Alibaba, ha appena scagliato una freccia perfettamente calibrata nel futuro (o forse nella retina): i pagamenti digitali attraverso occhiali smart sono diventati realtà, e non più solo nella distopica immaginazione degli sceneggiatori di Black Mirror.
A Hong Kong, è avvenuta la prima transazione extra-Cina continentale tramite i Meizu StarV, occhiali intelligenti che – con uno sguardo e un comando vocale – hanno completato un pagamento via AlipayHK. Dietro questa apparente magia, si cela una complessa infrastruttura di intelligenza artificiale firmata proprio da Ant: riconoscimento vocale, identificazione dell’intento e autenticazione biometrica, tutto in un fluido gesto visivo. Non stiamo parlando di gadget futuristici per startupper viziati, ma di tecnologia perfettamente integrata in un ecosistema di pagamento reale, usato da milioni di persone.
Che si stia passando dalla “era dello smartphone” alla “era dello sguardo”? Forse. Ma più interessante è notare chi ha tirato la prima pietra: non Apple, non Meta, non qualche startup di San Francisco con un logo minimalista. Ma un gruppo cinese, ex-braccio finanziario di Alibaba, con un piede nel consumatore e l’altro nel protocollo AI.
I dettagli contano. Il progetto è frutto della collaborazione fra Ant Group e Meizu, oggi di proprietà del gruppo automobilistico Geely – sì, lo stesso che produce automobili ma anche, evidentemente, wearable AI. Dietro il movimento c’è anche Ant International, lo spin-off globale che ha il compito di portare il sistema Alipay oltre la muraglia digitale cinese. Il risultato? Un primo, tangibile passo verso il pagamento “visivo”, integrato e potenzialmente ubiquo.
L’ironia (tutta asiatica) è che questa rivoluzione passa per il QR code. Sì, quel banale quadratino a pixel nato per magazzini e biglietti da visita, diventato ora il ponte fra i nostri occhi e il denaro. Con gli occhiali intelligenti, il codice viene inquadrato, la voce conferma e la transazione si chiude. Niente più telefono, niente contatto, niente mani. Solo uno sguardo e un sì.
In parallelo, la Cina continentale assiste al lancio degli occhiali Rokid, altro esempio di wearable con funzionalità di pagamento integrate, sempre sviluppati in tandem con Ant. Anche qui, il paradigma è lo stesso: scansione del QR, comando vocale, transazione completata. E questa volta, con una dichiarazione esplicita da parte dell’azienda: “Nei prossimi anni, sarà possibile pagare semplicemente guardando o facendo un gesto verso un prodotto”. Non è un’ipotesi, è una roadmap.
Chi si stesse chiedendo quanto questa tecnologia sia già realtà e non solo uno showcase da conferenza tech, basti considerare che Ant è collegata tramite Alipay+ a oltre 36 app di pagamento globale, tra cui Line Pay e GrabPay. La rete conta 1,7 miliardi di utenti in 70 mercati. Tradotto: una massa critica già pronta a ricevere (e adottare) gli occhiali del futuro.
E attenzione: i numeri stanno già correndo. Secondo la società di ricerca Runto, nel 2024 le spedizioni globali di smart glasses (esclusi quelli AR “puri”) sono più che raddoppiate, toccando 1,6 milioni di unità. Numeri ancora contenuti rispetto agli smartphone, ma emblematici di un trend che non è più solo “early adopter”.
In questo scenario, gli altri colossi non stanno a guardare. WeChat Pay, per esempio, ha lanciato la sua tecnologia di pagamento tramite riconoscimento del palmo della mano già nel 2023. Alipay ha risposto estendendo il suo servizio tap-and-pay a livello nazionale in Cina, superando quota 100 milioni di utenti entro aprile 2025. La vera guerra – quella del corpo come strumento di pagamento – è iniziata.
La battaglia non è solo tecnologica, ma culturale. Gli smart glasses sono più di un’estensione del mobile: sono una riduzione del dispositivo stesso. Via le mani, via lo schermo, via l’interazione diretta. Restano la voce, lo sguardo, i micro-gesti. L’utente non interagisce più con la tecnologia, ma attraverso di essa, in modo sempre più impercettibile. Il rischio, o l’opportunità, è la fusione completa tra soggetto e interfaccia.
L’Europa osserva, come spesso accade, con una certa lentezza. Mentre il dibattito occidentale si perde tra preoccupazioni etiche e dibattiti regolatori, la Cina implementa, testa, scala. Ed esporta. I partner di Ant Group non sono piccoli player locali, ma infrastrutture finanziarie attive in tutta l’Asia, pronte a sfruttare il primo vantaggio competitivo. E con loro, milioni di utenti per cui la privacy è un dettaglio marginale rispetto alla velocità della vita urbana.
Curioso come il futuro, spesso, arrivi travestito da gadget. Gli occhiali smart non sono (solo) un vezzo da nerd: sono un cavallo di Troia per il controllo della prossima interfaccia universale. Chi li domina, dominerà il commercio digitale, la pubblicità, l’identità. O per dirla con uno slogan degno di una campagna Ant: “il tuo prossimo portafoglio ti guarda negli occhi”.
Se vi sembra un futuro lontano, ricordate che gli stessi esperti che ridevano dei pagamenti con il telefono nel 2010 oggi non escono di casa senza Apple Pay. E chi oggi pensa che pagare con uno sguardo sia ridicolo, tra tre anni sarà in coda in un minimarket di Singapore a chiedere: “Scusi, dove si guarda per pagare?”.