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C’è qualcosa di sinistramente ironico nel fatto che il primo regolamento al mondo sull’intelligenza artificiale rischi di essere, nei fatti, una gigantesca intelligenza artificiale mal progettata: ingestibile, ridondante, inefficiente. Il Regolamento UE 2024/1689 – per i più noti come AI Act – ha ambizioni da imperatore romano ma i piedi di creta di un piano quinquennale sovietico. Non per nulla, l’idea che una “legge madre” potesse normare un intero universo tecnologico prima ancora di comprenderne la cartografia operativa era già un sintomo. Ora che l’AI Act è in vigore, almeno per i Sistemi Proibiti (quelli a rischio inaccettabile dell’art. 5), il panorama che si apre è un incrocio tra commedia all’italiana e distopia legale.