L’ossessione di Wall Street per la fusione nucleare sta assumendo i contorni di un’epopea postmoderna. Da qualche parte tra la fisica quantistica e la fantascienza anni ‘60, giganti della tecnologia, venture capitalist senza sonno e segretari dell’Energia nostalgici dell’MIT stanno buttando miliardi dentro un buco nero che, se tutto va bene, un giorno potrebbe illuminare il mondo. Se va male, sarà solo l’ennesimo monumento al tecno-ottimismo compulsivo che ha già prodotto criptovalute senza valore, visori VR abbandonati e auto che si guidano da sole solo nei sogni di Elon Musk.