Un nome che suona come un asteroide dallo spazio, ma è l’ultima arma di Pechino nella guerra fredda dei chip: meteor‑1. Messo a punto dal Shanghai Institute of Optics and Fine Mechanics insieme alla Nanyang Technological University, è un chip fotonico ottico “molto parallelo” capace di erogare una potenza teorica di 2 560 TOPS a 50 GHz – numeri che lo piazzano fianco a fianco con le GPU di punta di Nvidia, il cui RTX 4090 arriva a 1 321 TOPS e il più recente RTX 5090 tocca 3 352 TOPS. A qualcuno suona come un colpo di avvertimento.
In un’epoca in cui i chip elettronici incontrano limiti insormontabili (surriscaldamento, effetto barriera quantistica, limiti interconnessionali) e gli Usa impongono sanzioni che bloccano l’import di hardware di fascia alta, la Cina risponde con la luce. Meteor‑1 sfrutta un “microcomb” solitonico che genera oltre 100 canali di luce coerente, ciascuno capace di eseguire calcoli MAC paralleli su matrici; è come trasformare un’autostrada a corsia singola in un’autostrada a cento corsie – senza ingrandire il chip.
Non è puro marketing: nel paper pubblicato su eLight il 17 giugno 2025, Xie Peng e Han Xilin (SIOM) descrivono com’è stato costruito questo sistema ultra–parallelo, compreso un driver board con oltre 256 canali. Lo hanno testato in benchmark, gestendo simultaneamente oltre 100 task alla frequenza ottica di 50 GHz – risultato: 2 560 TOPS teorici.
Il paragone non è casuale. Le GPU tradizionali come RTX 5090, bandite per esportazione negli Usa, costano caro in termini di consumi (oltre 500 W), hanno latenze e problemi di dissipazione. Meteor‑1, in teoria, offre ultra‑basso consumo, ampia banda, latenza minima: forse l’inizio di una nuova era.
Eppure non è mai tutto oro quel che luccica: Meteor‑1 esegue operazioni lineari, ma manca della capacità di calcolo non lineare (ReLU, GELU), elemento essenziale nei modelli AI moderni. Serve quindi un’unità elettronica aggiuntiva per completare il pipeline. E la programmazione di fase attraverso il driver board attuale è ancora rudimentale e non automatica.
È però indubbio che questa strada – parallellismo spinto su frequenze ottiche multiple – rappresenti una via concreta per abbattere i limiti del silicio. Se e quando diventerà integrata con memoria ottica o interconnessioni ad alta velocità, sarà una rivoluzione vera.
Il messaggio geopolitico è chiaro: la Cina punta alla sovranità hardware, costruendosi un ecosistema AI indipendente dalle restrizioni straniere. Non è solo tecnologia: è strategia nazionale confezionata in silica-on-insulator, tinta di luce.
Curiosità: il nome Meteor‑1 richiama lo spirito di un razzo cinese ‘dallo spazio’. Ma è solo l’inizio: la ricerca parla già di evoluzioni con 200+ lunghezze d’onda e una potenza di calcolo ancora più spinta.