Nel 2025, parlare di inclusione non è più un esercizio retorico ma una sfida concreta che passa anche attraverso le tecnologie più avanzate. La partnership tra Banca Etica e Handy Signs lo dimostra con chiarezza: una startup italiana ha sviluppato il primo interprete AI della Lingua dei Segni Italiana (LIS) e lo ha integrato in una filiale bancaria a Roma, in via Parigi 17. A prima vista, potrebbe sembrare una semplice operazione di marketing sociale, ma dietro c’è molto di più, un tentativo strategico e coraggioso di digitalizzare l’inclusione, rendendo finalmente accessibili servizi finanziari a una comunità spesso dimenticata.

Immaginate la scena: un cliente sordo entra in filiale, la comunicazione tradizionale – spesso basata su appunti, gesti o la presenza di un interprete umano – diventa un ricordo del passato. Grazie all’applicazione AI di Handy Signs, la LIS viene tradotta in tempo reale in linguaggio parlato, e viceversa. Nessun interprete in carne e ossa, nessuna barriera linguistica o culturale, solo un flusso di informazioni chiaro e diretto, con rispetto totale per la privacy e l’autonomia del cliente. È la promessa di una banca che si fa realmente “etica”, non a parole.
La scelta di Banca Etica non è casuale. Da sempre impegnata nella finanza responsabile e inclusiva, la banca si conferma pioniera nel campo dell’accessibilità, investendo in soluzioni che combinano innovazione tecnologica e impatto sociale. Emanuele Chiusaroli, CEO di Handy Signs, non nasconde l’orgoglio per questa collaborazione che non è solo un passo avanti per la sua startup, ma un modello da seguire per tutto il settore finanziario. La tecnologia, se usata con coscienza, diventa uno strumento potente per democratizzare i servizi, garantendo pari opportunità anche a chi ha esigenze comunicative specifiche.
In un contesto dove le banche sembrano spesso distanti dalle persone, soprattutto quelle con disabilità, questa iniziativa sfida l’idea che l’innovazione tecnologica sia un lusso o un gadget. Qui si parla di accesso reale e tangibile: i clienti sordi possono finalmente gestire autonomamente operazioni bancarie, chiedere informazioni complesse, pianificare investimenti o semplicemente sentirsi parte di un sistema finanziario inclusivo. Un cambio di paradigma che fa riflettere sulle potenzialità – e sulle responsabilità – delle istituzioni finanziarie nell’era digitale.
Da un punto di vista tecnologico, l’interprete AI di Handy Signs rappresenta un salto qualitativo significativo. Non si tratta di un semplice software di riconoscimento vocale o di gesti isolati, ma di una piattaforma che comprende e traduce un linguaggio complesso e culturale come la LIS, mantenendo intatta la ricchezza espressiva e semantica. Il tutto in tempo reale, con precisione e affidabilità sufficienti a garantire un’interazione fluida e naturale. Non un dettaglio da poco, considerando la delicatezza delle informazioni finanziarie e la necessità di evitare fraintendimenti.
L’esperimento su una filiale romana, per poi estendersi su scala nazionale, è una mossa intelligente che combina prudenza e ambizione. Serve a testare la tecnologia in un ambiente reale, ascoltare feedback, affinare il prodotto e costruire fiducia sia nella clientela sorda sia negli operatori bancari. Nel frattempo, l’eco mediatico e sociale di questa iniziativa porta l’attenzione sulle esigenze di una parte della popolazione ancora troppo spesso marginalizzata.
Curiosamente, questa applicazione di intelligenza artificiale spinge a riflettere su come il progresso tecnologico possa – o debba – orientarsi verso l’inclusione e non solo verso il profitto o la mera efficienza. Quando la tecnologia abbraccia la responsabilità sociale, come in questo caso, si apre uno spazio per nuove narrazioni di successo, che coinvolgono startup, istituzioni e comunità in una sinergia virtuosa.
Se la finanza è la linfa dell’economia, allora garantire a tutti l’accesso a questa linfa significa lavorare per un sistema più equo e sostenibile. La sfida, ora, è duplice: da una parte replicare e scalare modelli come quello di Handy Signs, dall’altra spingere tutto il settore a integrare principi etici con innovazioni disruptive. Nessuno ha detto che sarà facile, ma almeno la direzione sembra chiara: abbattere le barriere, anche quelle invisibili e spesso sottovalutate come quelle linguistiche.
Tra ironia della sorte e pragmatismo, si può dire che il vero segnale d’inclusione sia quando una banca smette di parlare solo in numeri e inizia a parlare la lingua – letteralmente – di tutti. Banca Etica e Handy Signs hanno scelto di farlo. Restiamo a vedere se la concorrenza saprà tenerne il passo.
Per maggiori informazioni sull’iniziativa e su come funziona l’assistente LIS AI, visitate www.handysigns.it oppure scrivete a info@handysigns.it.