Nel bel mezzo della corsa globale all’intelligenza artificiale, il 6 luglio 2025, i leader dei BRICS hanno fatto qualcosa di inedito: hanno parlato chiaro. Per la prima volta, un documento congiunto e interamente dedicato alla governance dell’AI è stato rilasciato al massimo livello politico, direttamente dal summit di Rio de Janeiro.
Non una raccolta di buoni propositi, ma un testo che intende ridefinire gli assi del potere tecnologico mondiale, ponendo il Sud Globale al centro del dibattito sulla regolazione algoritmica, la sovranità digitale e l’accesso equo alle risorse computazionali.
Eppure, dietro le righe del comunicato si legge l’ambizione di scardinare l’attuale oligopolio tecnologico e riscrivere le regole del gioco a colpi di standard aperti, trasparenza algoritmica e infrastrutture condivise. Un patto tra potenze emergenti, ma con un sottotesto molto chiaro: non lasceremo che l’intelligenza artificiale diventi l’ennesimo strumento di disuguaglianza globale.
Il Financial Times nota che la dichiarazione di Parigi, alla conferenza AI di febbraio, è stata salutata come un segnale di spinta verso un modello di governance globale ma ha messo in guardia contro la sua “deriva verso una gara agli armamenti” tecnologici. Secondo l’editorial board, “the new AI arms race” fra Stati Uniti e Cina rischia di accelerare, mentre l’Europa cerca di guadagnare terreno attraverso infrastrutture e modelli open‑source . In un contesto così teso, l’intervento dei BRICS con una roadmap condivisa appare come un tentativo di costruire un contrappeso al duopolio sino‑statunitense. Un segnale politico forte: non più solo massa critica emergente, ma player normativo del Sud Globale.
The Economist, pur non avendo commentato specificamente la dichiarazione del 6 luglio, ha spesso condannato l’approccio frammentato alla regolamentazione AI. In un recente articolo ha evidenziato come “multilateral collaboration” rischi di diventare retorica se manca un framework con reale capacità di enforcement internazionale. Se la dichiarazione BRICS punta davvero a far convergere governance, sovranità digitale e standard interoperabili, allora potrebbe scardinare il concetto di “gara regolatoria” che accelera la corsa al ribasso tra stati.
Curiosità: la FT aveva anche messo in guardia contro l’emergere di un “despotic Leviathan” nel contesto statale, se regolamenti AI non fossero accompagnati da trasparenza e protezioni civili . I BRICS sottolineano la “sovranità digitale” e il diritto di ogni stato di regolamentare secondo priorità nazionali, ma hanno abbinato questo pilastro alla “apertura, trasparenza, responsabilità” – nel tentativo di evitare proprio quel Leviathan critico della FT.
Il document dal Summit di Rio non è solo una dichiarazione di intenti, ma un manifesto geopolitico. Mette sul tavolo il potere normativo del Sud Globale, la tensione tra sovranità e supervisione multilaterale, e promette di integrare principi etici ed equità nei mega‑sistemi AI. La sfida sarà trasformare le linee guida in governance operativa – e allora sì, potremmo assistere a un vero cambio di paradigma nel governo globale dell’intelligenza artificiale.