Sembra una storia scritta da un autore di fantascienza geopolitica con un debole per la Silicon Valley e i fondi sovrani mediorientali, ma è la realtà del capitalismo algoritmico contemporaneo: Mistral AI, la startup francese che molti considerano il cavallo di razza europeo nel derby dell’intelligenza artificiale, è in trattative avanzate per raccogliere un miliardo di dollari in equity. Non da qualche noioso venture capital della Silicon Sentiment Valley, ma da MGX, l’enigmatica piattaforma d’investimento sostenuta da Abu Dhabi, con 100 miliardi di dollari in tasca e un’agenda di soft power scritta in linguaggio Python.
Se vi sembra che si stia ridisegnando l’asse geopolitico dell’intelligenza artificiale, avete ragione. Se vi sembra strano che una startup con meno di due anni di vita stia per ricevere finanziamenti paragonabili a quelli di un’IPO anticipata, vi sbagliate: non è strano, è il nuovo normale. Quando si parla di AI foundation models, le cifre non sono più economiche, sono teologiche. E in questa nuova religione, Mistral non vuole essere un discepolo, ma un profeta.
MGX non è il classico investitore istituzionale. Ha già messo soldi in OpenAI, Anthropic e xAI, e quindi detiene un piede in quasi tutti i poli neurali della futura egemonia cognitiva globale. La sua scommessa su Mistral è tutt’altro che un capriccio francofilo. È un messaggio, anzi una strategia: possedere una parte rilevante delle infrastrutture cognitive che modelleranno il pensiero umano mediato da algoritmo. Perché l’AI non è solo tecnologia, è potere narrativo. È ideologia calcolata. E MGX sembra voler controllare le rotative.
Ma c’è di più. Mistral, nel più assoluto stile da startup che ha capito come si costruisce hype in salsa continentale, non si limita ai modelli. Ha lanciato Le Chat, il suo chatbot vagamente snob, e ora punta a costruire un’offerta di cloud computing su scala industriale. Non stiamo parlando di una sala server nella banlieue di Parigi. Stiamo parlando di 18.000 chip Nvidia, un’infrastruttura che farebbe invidia persino a Microsoft Azure. E qui arriva il paradosso che solo nel 2025 può sembrare perfettamente logico: per costruire un data center in grado di processare modelli che competono con quelli di Nvidia, Mistral ha bisogno… dei chip di Nvidia. Il serpente si morde la coda, ma mentre lo fa, genera margini operativi.
A maggio, in una manovra che è passata sorprendentemente sotto i radar del mainstream tecnologico, Mistral ha siglato una joint venture con Bpifrance, Nvidia e MGX per costruire un mostro da 1,4 gigawatt alle porte di Parigi. Per capirci: è più della potenza consumata da molte città europee. Questo non è un progetto infrastrutturale, è un piano industriale camuffato da cloud. È l’energia nucleare della nuova economia cognitiva. Il fatto che lo Stato francese, tramite Bpifrance, sia coinvolto, mostra che a Parigi si sta giocando una partita più ambiziosa di quanto sembri: non vogliono solo un ruolo nel nuovo ordine tecnologico globale, vogliono dettarne alcune regole.
Nel frattempo, Bloomberg segnala che Mistral sta trattando con banche e istituzioni finanziarie per raccogliere centinaia di milioni in debito, con l’obiettivo di finanziare il servizio “Mistral Compute”. Qui le cose diventano ancora più interessanti. L’idea è quella di offrire un’alternativa europea — ma scalabile su scala globale — alle soluzioni hyperscaler americane, in un momento in cui la sovranità digitale è passata da concetto astratto a imperativo geopolitico. E se i francesi si muovono con questa velocità, è perché sanno che nel giro di 12-18 mesi il mercato AI sarà diviso in due campi: chi ha compute, e chi ha solo algoritmi da vendere a prezzo di saldo.
Il silenzio di Mistral, MGX e Bpifrance alle richieste di commento non è una svista. È parte della coreografia. In un’epoca in cui ogni annuncio aziendale viene amplificato e distorto dai riflessi pavloviani dei media, il vero potere è il non detto. Il silenzio oggi è la nuova forma di comunicazione strategica: più è assordante, più attira capitale.
E intanto, negli Stati Uniti, l’asse Microsoft-OpenAI continua a divorare GPU e talvolta anche scrupoli, mentre Elon Musk gioca a fare il sabotatore costruttivo con xAI. L’Europa, di solito spettatrice di questa corsa, ha finalmente messo una scarpa sulla pista. Mistral è il suo cavallo, e MGX il suo sponsor atipico, ma potentissimo. Se il sodalizio reggerà, vedremo nascere qualcosa che finora era considerato un ossimoro: un hyperscaler europeo non-americano, non-cinese, non-nato da Google.
La vera domanda però è un’altra, e nessuno vuole porla in pubblico: Mistral sta costruendo un’alternativa sovrana, o semplicemente diventando il proxy europeo dei nuovi imperi cognitivi del Golfo? L’AI ha bisogno di dati, modelli e chip, ma anche di narrazioni. E chi possiede il frame narrativo, comanda.
Per ora, la startup parigina sembra tenere insieme tutto: fascino da enfant prodige, ambizioni da Stato-nazione e i soldi del Golfo. È un mix potenzialmente esplosivo. In senso positivo, o devastante. Dipenderà da chi scrive le istruzioni nel prompt. E da chi controlla il data center che risponde.