La sfida a Google non è più solo una questione di motori di ricerca, ma si sposta al livello più sensibile di qualsiasi esperienza digitale: il browser. Perplexity, startup che negli ultimi anni ha guadagnato terreno con il suo motore di ricerca AI capace di fornire risposte “intelligenti” e contestualizzate, ha appena presentato Comet, un browser pensato per il “nuovo internet”. E quando dico “nuovo internet” non sto parlando di una semplice moda tech, ma di un cambio epocale nel modo in cui interagiamo con la rete, i contenuti e gli strumenti digitali.
Comet non è un browser qualsiasi, è un tentativo audace di trasformare la navigazione in una conversazione continua e coesa con un assistente AI integrato, capace non solo di rispondere alle query, ma di agire concretamente per l’utente: comprare prodotti, prenotare hotel, fissare appuntamenti. Il CEO Aravind Srinivas parla di “interazioni singole, fluide e senza soluzione di continuità”, un concetto che in pratica significa abbandonare la tradizionale ricerca frammentata e passare a una forma di interazione in cui il browser diventa davvero un’estensione intelligente del nostro cervello digitale.
Il colpo di scena? Comet è accessibile solo agli abbonati al piano Perplexity Max da 200 dollari al mese, e solo in un secondo momento su invito per una platea più ampia. Non stiamo parlando di un prodotto consumer da massa, ma di un ecosistema per utenti avanzati e early adopter disposti a pagare per avere in cambio la frontiera più avanzata dell’AI applicata al browsing.
Non è un caso che Comet sia costruito su Chromium, il progetto open-source dietro Chrome e Edge, ma con l’idea di prendere in mano la gestione della navigazione dal monopolio Google, che Perplexity non manca di sfidare apertamente. Lo stesso Srinivas ha dichiarato di essere interessato a comprare Chrome se la giustizia antitrust americana dovesse costringere Google a separarlo. Parliamo di una mossa strategica che ha del rivoluzionario: portare sotto controllo indipendente un pezzo così critico dell’infrastruttura internet, che fino a oggi ha funzionato come una sorta di estensione naturale di Google stessa.
Il timing non è casuale. La partnership con Motorola, che ha deciso di preinstallare l’assistente Perplexity sui nuovi telefoni Razr, è una chiara provocazione a Google, supportata dal clima regolatorio che ha visto l’azienda di Mountain View sotto indagine per pratiche monopolistiche. Srinivas non nasconde che senza queste pressioni, il progetto non sarebbe neanche nato: “Google avrebbe schiacciato qualsiasi tentativo di competizione sul nascere”.
La vera innovazione di Comet sta nel suo assistente AI integrato nella sidebar. Non è un semplice chatbot, ma un agente capace di “vedere” cosa succede sullo schermo e intervenire proattivamente. Vuoi capire un testo complesso o riassumere una pagina? Fatto. Devi prenotare una stanza o comprare un gadget? Fatto, senza dover aprire un’altra scheda o cercare altrove. Il tutto senza perdere il filo della navigazione, con un flusso continuo che mira a massimizzare efficienza e qualità dell’esperienza digitale.
Si tratta di un salto che ricorda la transizione da un motore a scoppio a un’auto elettrica: l’utente non cambia solo il mezzo, ma la forma stessa del viaggio. La promessa è quella di un internet che finalmente smette di essere una giungla caotica di link e finestre sovrapposte, per diventare un sistema intelligente che pensa, agisce e decide con noi.
Detto questo, non mancano le incognite. Il prezzo di 200 dollari al mese esclude di fatto la massa e limita Comet a un pubblico elitario, mentre il fatto che al momento sia disponibile solo su Windows e Mac rappresenta una barriera tecnologica e di ecosistema che potrà rallentare la diffusione. La possibilità di importare in un click estensioni e impostazioni, però, è un piccolo gesto di buon senso che può aiutare a superare le resistenze degli utenti abituati al browser tradizionale.
Perplexity sembra voler spostare la battaglia dalla pura intelligenza artificiale testuale alla piattaforma integrata. È la guerra dei browser AI, e Comet potrebbe essere la prima vera arma di un nuovo esercito che punta a ridisegnare le regole del gioco digitale. Un esercito che, ironia della sorte, nasce proprio dalla spinta antitrust contro Google, dimostrando come le regolamentazioni possono generare opportunità per chi ha visione e coraggio.
In un panorama in cui Google domina il mercato con Chrome e la sua AI integrata, un nuovo player che propone una navigazione interattiva, agentica e profondamente integrata rappresenta una svolta da non sottovalutare. Il futuro del browsing non sarà più solo digitare e cercare, ma conversare, delegare, e lasciare che l’AI lavori per noi mentre noi passiamo da una pagina all’altra senza sforzo.
In conclusione, Comet è più di un browser, è un manifesto tecnologico. Un atto di sfida, un colpo di scena, un invito a ripensare la navigazione come esperienza personale, fluida e collaborativa con una intelligenza artificiale che non risponde più solo alle domande, ma fa il lavoro per noi. Perplessità? Assolutamente no, Perplexity ha appena lanciato la sua cometa nel cielo della tecnologia e promette di brillare parecchio.