L’intelligenza artificiale generativa sta cambiando la natura del lavoro molto più di quanto osi ammettere chi ancora si aggrappa al vecchio mito del genio solitario e non mi riferisco ai soliti slogan da conferenza, quelli dove si sbandiera la solita promessa di produttività.

Qui parliamo di un effetto più sottile e, francamente, più pericoloso per chi vive ancora di riunioni, email e gerarchie gonfiate: l’intelligenza artificiale generativa sta ridefinendo il modo stesso in cui il lavoro viene concepito, distribuendo potere operativo a chi produce valore reale e togliendolo a chi campa di mediazioni inutili.

Basta guardare cosa è accaduto agli sviluppatori open source che hanno iniziato a usare GitHub Copilot, quel simpatico completatore di codice che sembra innocuo come un correttore ortografico ma in realtà è un acceleratore evolutivo travestito da strumento.

I dati non sono opinioni: chi ha avuto accesso gratuito a Copilot ha spostato il proprio tempo dai compiti di gestione comunitaria al cuore pulsante del lavoro, il codice. Un aumento netto delle attività di scrittura software, una drastica riduzione di tutto ciò che riguarda project management e interazioni sociali. Per dirla in modo brutale, meno chiacchiere su issue e pull request, più righe di codice funzionante. Il sogno di qualsiasi CTO che non sopporta l’ossessione patologica per i processi.

La cosa interessante è che questo spostamento non è solo quantitativo. È qualitativo. Gli sviluppatori con Copilot hanno iniziato a lavorare in modo più indipendente, riducendo le interazioni con altri collaboratori, aggirando frizioni e tempi morti che nel lavoro distribuito sono un costo nascosto ma enorme. L’ironia è che Copilot non è nemmeno un’intelligenza pensante, è un predittore statistico di sequenze.

Eppure questo basta a far crollare una parte dell’architettura sociale del lavoro digitale. Per anni ci hanno detto che il successo dell’open source era nella collaborazione, nella community, nella magia delle moltitudini. Sciocchezze romantiche: il vero valore è sempre stato prodotto da pochi linchpin, sviluppatori chiave spremuti da richieste di supporto, triage, revisioni.

Ora, grazie all’intelligenza artificiale generativa, questi individui tornano a fare ciò per cui valgono oro: creare. Il risultato? Meno tempo a rispondere a domande di principianti e più tempo a scrivere codice che regge infrastrutture da trilioni di dollari. Qualcuno dirà che questo riduce la “collaborazione”. Io lo chiamerei una sana pulizia darwiniana.

E non è finita qui. L’analisi rivela che chi aveva meno capacità tecnica ha beneficiato più dei colleghi super-senior. Questo è il vero terremoto culturale: l’intelligenza artificiale generativa riduce il vantaggio competitivo del talento puro e democratizza la produttività tecnica.

Non è un’utopia inclusiva, è pura economia: l’AI abbassa il costo cognitivo delle competenze core, permettendo ai meno esperti di esplorare di più, sperimentare nuovi linguaggi, osare progetti che prima non avrebbero nemmeno toccato. I senior continueranno a dominare le architetture complesse, ma la middle class digitale potrebbe finalmente allargarsi, e questo, per chi governa aziende, significa una ridistribuzione silenziosa del potere interno.

Meno gerarchie, meno manager intermedi che si giustificano con il coordinamento, più produzione autonoma. Vi suona familiare?

È lo stesso processo che ogni general purpose technology ha innescato nella storia: la stampa ha tolto potere ai monaci amanuensi, il motore a combustione ai cocchieri, i computer agli impiegati che copiava­no numeri. L’intelligenza artificiale generativa è la nuova ghigliottina organizzativa.

Se qualcuno crede che questa trasformazione resterà confinata al mondo open source, è ingenuo. Gli sviluppatori OSS sono solo la versione più trasparente di un trend che sta divorando tutta la knowledge economy.

Ogni volta che un lavoro può essere frammentato in compiti ad alta intensità cognitiva e bassa interazione umana, l’AI li mangerà uno a uno, lasciando alle persone solo ciò che davvero richiede giudizio strategico, creatività radicale o, diciamolo, potere politico. Tutto il resto sarà automatizzato o reso irrilevante.

Ci sarà chi piangerà la perdita della “socialità” del lavoro, ma per chi ha passato anni a fare il babysitter digitale dei colleghi meno preparati, questa sarà una liberazione. I linchpin saranno meno stressati, più creativi, forse persino più felici. E le aziende che capiranno questo prima delle altre ridurranno organigrammi e costi improduttivi più velocemente di quanto i concorrenti riusciranno a organizzare il prossimo meeting su Zoom per discuterne.

InsightDescrizione sinteticaImplicazioni strategiche
AI sta smantellando il middle layerI knowledge workers si spostano dalla coordinazione cross-funzionale al contributo tecnico individuale profondo. La fascia intermedia di soft skills e supervisione si assottiglia in modo silenzioso e sistematico.Riduzione naturale dei ruoli di middle management e ridefinizione delle competenze di coordinamento. Chi non produce valore tecnico rischia l’obsolescenza.
I linchpin stanno bruciando, l’AI può salvarliI top performer erano schiacciati da attività non-core. Con Copilot sono tornati al coding e all’innovazione ad alto impatto.Trattenere i talenti rari passa dal liberarli da task amministrativi: investire in AI non è un costo, è una strategia di retention.
La collaborazione è sempre più opzionaleL’idea che l’innovazione richieda team si incrina. L’AI consente a singoli di risolvere problemi complessi autonomamente.Cambia la cultura aziendale: meno team estesi, più accountability individuale. La governance deve adattarsi a cicli decisionali più veloci e decentralizzati.
L’esplorazione è la nuova produttivitàGli sviluppatori non lavorano solo più velocemente, ma più audacemente, entrando in nuovi domini e linguaggi.Premiare il rischio e la sperimentazione diventa più redditizio che ottimizzare routine consolidate.
Il boost maggiore è per i low-performersI lavoratori con minore abilità hanno guadagnato più dei senior in produttività e capacità di esplorazione.Le strategie HR e i programmi di formazione devono essere rivisti: l’AI ridisegna chi è considerato “talento”.
Meno vulnerabilità nei progetti AI-enhancedI progetti con AI hanno mostrato meno problemi di sicurezza. L’AI ha migliorato la resilienza, non il caos.L’adozione dell’AI, se governata bene, aumenta la qualità e riduce il rischio operativo. Governance e policy sono decisive.