Chi ancora pensa che l’intelligenza artificiale sui sistemi operativi serva solo a “fare riassunti” non ha capito nulla. Microsoft lo sa benissimo e gioca la sua partita più audace con Copilot Vision, il nuovo strumento che, in modo molto elegante e apparentemente innocuo, scansiona tutto ciò che appare sul tuo schermo. Sì, hai letto bene: tutto. Documenti di lavoro, chat private, fogli Excel, grafici sensibili. Ti basta chiedere qualcosa e l’AI di Windows 11, con un candore quasi offensivo, ti risponde come se fosse il tuo analista personale. A prima vista, sembra geniale. Ma se guardi meglio, ti accorgi che questo è l’inizio di un cambiamento radicale nella percezione stessa del sistema operativo. Windows non è più un semplice strumento. È diventato un osservatore costante, un’entità che interpreta, suggerisce, e forse memorizza molto più di quello che vorresti ammettere.
Non è un caso che Microsoft stia distribuendo Copilot Vision in modo graduale a tutti gli utenti Windows 11. Ci vuole tempo per abituare il pubblico all’idea che l’AI non si limita a rispondere a domande generiche ma legge, interpreta e incrocia dati direttamente dallo schermo. Puoi chiedergli come migliorare la luce in una foto, certo, ma anche qualcosa di molto più invasivo come analizzare numeri o trend direttamente in un foglio di calcolo aperto. Un tempo, avresti dovuto spiegare manualmente cosa vedevi. Ora, è l’AI a dirti cosa stai guardando. Qualcuno la chiamerà produttività, qualcun altro controllo pervasivo. Indovina quale delle due versioni sopravviverà nella narrazione ufficiale.
Ma la parte più intrigante arriva con i Copilot Plus PC. Qui Microsoft mostra la vera direzione strategica: non sta costruendo solo un assistente digitale, sta creando un “agente” operativo capace di agire. Dentro l’app Impostazioni, puoi scrivere frasi naturali come “attiva le ore di silenzio” o “collega dispositivo Bluetooth” e, se l’agente è in grado di eseguire l’azione, lo farà per te. Questo è l’elemento di rottura. Perché quando un sistema inizia a eseguire comandi senza richiedere una sequenza di clic, cambia la dinamica psicologica dell’utente. Non stai più controllando Windows, è lui che si muove per te. Una differenza sottile ma devastante per il futuro della user experience.
Microsoft spinge ancora oltre con Click to Do, un nome che suona quasi infantile ma nasconde un potenziale enorme. Tieni premuto il tasto Windows, fai clic su un elemento, e l’AI ti offre azioni immediate: riassumere un paragrafo, generare un documento Word, programmare una riunione su Teams o addirittura usare il Reading Coach per migliorare la pronuncia. In pratica, Windows diventa un interprete in tempo reale delle tue intenzioni. Ma più l’AI intuisce cosa vuoi fare, meno hai bisogno di ragionare sul processo. È un vantaggio straordinario per la produttività ma anche un pericoloso incentivo a delegare decisioni cognitive a un algoritmo. Ti senti ancora padrone del tuo workflow, o stai solo premendo il pulsante giusto sperando che l’AI faccia magie?
Poi c’è la parte “divertente”, almeno così la presenta Microsoft. Gli utenti Copilot Plus PC con processori Snapdragon avranno un generatore di sticker AI in Paint, uno strumento di selezione oggetti per modificare parti specifiche di un’immagine, un’opzione di illuminazione intelligente in Foto e perfino un “perfect screenshot” nel vecchio Snipping Tool. Chi sorride per queste novità dovrebbe riflettere su un dettaglio: ogni singola funzione si basa su un livello crescente di analisi automatica dei contenuti. Più giochi con queste opzioni, più abitui l’AI a interpretare visivamente ogni pixel che produci. È una normalizzazione progressiva. Oggi ti serve per rimuovere uno sfondo, domani ti sembrerà normale chiedere a Windows di riconoscere e catalogare ogni volto in una foto.
L’argomento più interessante, però, è come Microsoft stia creando una divisione di classe digitale tra chi ha un Copilot Plus PC e chi no. Le funzioni più sofisticate, quelle che trasformano l’esperienza in qualcosa di davvero nuovo, sono esclusive per chi ha hardware Snapdragon e un certo livello di potenza computazionale. È un modo elegante per spingere gli utenti ad aggiornare, ma anche un segnale chiaro: l’intelligenza artificiale non è solo un software, è un nuovo standard hardware. Se non hai la macchina giusta, resterai tagliato fuori dall’evoluzione reale. Una mossa tipicamente alla Nadella, che sembra aver imparato molto bene la lezione di Apple sulla fidelizzazione forzata tramite ecosistema chiuso.
Tutto questo viene presentato come un passo avanti verso la semplificazione della vita digitale, ma sarebbe ingenuo non notare l’implicito scambio di potere. Microsoft sta ridefinendo Windows 11 come piattaforma attiva, quasi proattiva, in grado di osservare e agire. E non si tratta più solo di “funzionalità AI” nel senso generico. Si tratta di costruire un ambiente operativo che impara da ciò che fai, comprende il contesto e lo modifica per te. La provocazione vera è questa: quando l’assistente diventa troppo bravo, smetti di controllarlo davvero. Ti fidi. E quando ti fidi ciecamente, hai già perso il controllo, anche se pensi di averlo.