Sap ha appena chiuso un trimestre che molti competitor si sognerebbero. Eppure Wall Street ha reagito come se la festa fosse già finita. Cloud in crescita del 28 per cento anno su anno. Backlog che vola a 21,26 miliardi di dollari. Eps rettificato di 1,76 dollari contro stime di 1,69. Il fatturato totale è salito del 9 per cento a 10,6 miliardi. Un soffio sotto le attese. Troppo poco per meritarsi applausi, almeno secondo gli investitori, che nel post-market hanno punito il titolo con un meno 2 per cento.

Klein ha ripetuto il solito mantra da Ceo ottimista. “Abbiamo consegnato un altro trimestre eccezionale”. “L’era delle operazioni enterprise riscritte dall’Ia sta iniziando e Sap è nella posizione migliore per guidarla”. Parole che sembrano più un claim pubblicitario che una strategia. Joule, il chatbot onnipresente, e Sap Business Data Cloud sono i due gioielli esibiti come prova della trasformazione. Ma la domanda non è quanto siano belli sulla carta. La domanda è se il mercato crede davvero che il cloud di Sap sia indispensabile in un panorama dove Aws, Azure e Google Cloud si spartiscono già la torta.

La realtà, numeri alla mano, è meno patinata ma più interessante. Il cloud cresce con ritmo solido. I ricavi Saas e Paas schizzano del 30 per cento a 5,93 miliardi. Eppure l’impressione è che la corsa sia più frutto di contratti spinti da incentivi che di una fame autentica per le nuove funzioni di intelligenza artificiale. I clienti stanno davvero riscrivendo i processi aziendali grazie a Joule o stanno semplicemente seguendo il trend perché tutti parlano di Ia?

Il paradosso è che l’immagine da gigante affidabile, quella che ha permesso a Sap di dominare l’Erp mondiale per decenni, rischia di diventare un boomerang nella narrativa da nuova era che Klein prova a imporre. L’Ia non è più una parola magica capace di far volare i titoli. Servono storie di successo. Casi eclatanti. E soprattutto margini che dimostrino che l’investimento vale la pena. E qui il mercato non perdona.

Le previsioni per l’intero 2025 parlano chiaro. Ricavi cloud e software tra 38,9 e 39,48 miliardi. Segno di una fiducia incrollabile nel traino dell’Ia. Ma Wall Street non premia la prudenza e nemmeno la solidità. Premia chi riesce a vendere un futuro irrinunciabile. Quella tecnologia senza la quale un’azienda sente di non poter sopravvivere. Ed è qui che Sap deve ancora convincere. Joule e Business Data Cloud sono davvero la mossa che cambierà la partita o solo un inseguimento ben confezionato?

Un analista, ieri sera, ha scritto sui forum finanziari una frase che riassume tutto. “Sap è come quel giocatore di scacchi che fa sempre la mossa giusta ma non quella spettacolare che ti fa saltare sulla sedia”. Il mercato non è razionale. È emotivo. E la rivoluzione dell’Ia non si vince con mosse prudenti. Klein dovrà inventarsi presto il colpo di teatro se vuole che Sap diventi il protagonista della nuova era. E non solo l’ennesimo gigante che corre dietro agli altri.