Non è un giocattolo. Non è neppure un prototipo da laboratorio coperto di cavi e polvere come quelli che ci propinano i soliti startupper americani durante le presentazioni con tanto di applausi registrati. L’Unitree R1 è un robot umanoide che costa meno di un iPhone Pro Max se consideriamo la versione con 1TB di memoria, ed è già qui. Cammina, corre, fa la verticale, tira pugni e, a giudicare dai video su Weibo, è pronto a mettere in imbarazzo chiunque parli ancora di “futuro della robotica” al tempo futuro. Peccato per loro: in Cina il futuro è già passato ieri.

Non è un’esagerazione dire che questo affarino da 39.999 yuan, circa 5900 dollari, segna un punto di svolta storico. Pesa 25 chili, ha 26 giunti, e il suo slogan è “Born For Sport”. Già questo dovrebbe far ridere chi continua a credere che i robot umanoidi servano solo per “assistenza agli anziani” o “lavori ripetitivi in fabbrica”. No, il R1 è un prodotto pensato per consumatori, per sviluppatori indipendenti, per chi ha voglia di sporcarsi le mani con l’AI, ma soprattutto è un oggetto che manda un messaggio chiaro: la democratizzazione dei robot umanoidi è ufficialmente iniziata.

Il prezzo è l’arma nucleare di questa mossa. Gli altri modelli di Unitree Robotics, il G1 e l’H1, partono da 99.000 e 650.000 yuan rispettivamente. Per non parlare di UBTech Robotics, che ha lanciato un umanoide da 299.000 yuan, o di EngineAI con il suo PM01 da 88.000 yuan. La differenza è spaventosa, quasi offensiva per chi fino a ieri giustificava i costi astronomici con la solita litania “la tecnologia è ancora acerba”. Acerba per chi? Per Tesla, forse, che nel 2025, a otto mesi dall’inizio dell’anno, ha prodotto solo qualche centinaio di robot Optimus, ben lontani dall’obiettivo dichiarato di 5000 unità. Certo, Elon Musk promette di arrivare a un milione di pezzi l’anno entro cinque anni. Lo stesso Musk che nel 2019 garantiva un milione di robotaxi entro il 2020 e nel 2022 ribadiva che il 2024 sarebbe stato l’anno della produzione di massa dei robotaxi. Nessun bisogno di aggiungere altro, se non una risata.

Il vero colpo di scena, tuttavia, non è solo tecnologico ma finanziario. Unitree Robotics è a un passo dall’IPO. Ha già depositato i documenti preliminari presso il regolatore cinese e vuole completare il processo entro dicembre. Se tutto procede come previsto, diventerà la prima azienda di robot umanoidi quotata su una borsa della Cina continentale. La notizia non è secondaria perché segna un cambiamento di paradigma: i robot umanoidi non sono più solo un argomento da conferenze futuristiche o da nerd in cerca di like su YouTube, ma stanno entrando nei bilanci delle società quotate. Gli investitori globali, che oggi si strappano i capelli dietro all’ennesima trimestrale negativa di Tesla, dovranno iniziare a guardare anche verso Hangzhou e non solo verso Palo Alto.

Il fatto che un robot umanoide così economico venga dalla Cina non è una sorpresa, è la conferma di una strategia industriale spietata che in Occidente continuiamo a fingere di non vedere. “Born for sport” non è solo uno slogan: è una provocazione. Vuol dire che Unitree non sta cercando di vendere un prodotto da laboratorio per università o centri di ricerca. Sta vendendo un giocattolo avanzato, un oggetto di consumo. E quando un prodotto diventa oggetto di consumo in Cina, la scala di produzione esplode in pochi mesi. A quel punto il prezzo crolla ulteriormente, e la competizione occidentale diventa irrilevante. Basta guardare il mercato degli smartphone o dei droni per capire come andrà a finire.

Non è un caso che nel frattempo il settore delle IPO tecnologiche cinesi stia vivendo un’accelerazione inedita. A Shanghai, AgiBot ha appena annunciato l’acquisizione di una quota di controllo di Swancor Advanced Materials, una mossa che potrebbe aprire a una quotazione indiretta. Ma la vera corsa è quella di Unitree. Gli analisti che conoscono i numeri interni raccontano di ordini già in pipeline per migliaia di R1, e di trattative con distributori internazionali che vedono nel prezzo l’arma definitiva per penetrare mercati come India, Sud-Est asiatico e Sud America, dove Tesla non arriverà mai con i suoi Optimus da 20.000 dollari.

C’è anche un altro aspetto che molti fingono di ignorare. Il R1 non è solo un robot economico, è una piattaforma. Con i suoi 26 giunti e un corpo progettato per movimenti agili, può diventare una macchina perfetta per allenare algoritmi di intelligenza artificiale in contesti reali. Gli sviluppatori indipendenti lo sanno bene, e infatti in queste ore sui forum cinesi e su Hugging Face si stanno già scambiando i primi modelli open-source per ottimizzare i movimenti e integrare funzioni avanzate. Ironia della sorte, proprio Hugging Face ha annunciato il mese scorso il robot HopeJR a soli 3000 dollari, dopo aver comprato la francese Pollen Robotics. Ma parliamo di un progetto open-source, ancora lontano dalla produzione industriale. Il R1, invece, è già in preordine, e se le previsioni sull’IPO sono corrette, i volumi cresceranno a ritmo da catena di montaggio automobilistica.

Chi pensa che questo sia solo marketing da IPO dovrebbe dare un’occhiata ai video virali. Il robot corre giù per una collina, fa capriole, tira pugni. Non è un caso che i video siano stati pubblicati sui social cinesi a ridosso dell’annuncio della quotazione. È la classica mossa cinese: prima creare hype, poi spingere le masse di retail investor a scommettere. E funziona sempre, soprattutto in un mercato che ama le storie di tecnologia nazionale pronta a conquistare il mondo.

E mentre l’Occidente discute ancora se sia etico usare un robot per le pulizie di casa, in Cina stanno già pensando a robot da mettere nelle palestre, nei campi sportivi, magari nei centri commerciali per attirare clienti. “Born for sport” potrebbe diventare “born for everything” nel giro di due anni. Perché una volta che metti un robot umanoide a 5900 dollari sul mercato, ogni start-up può comprarselo e reinventarne l’uso. La vera disruption non la farà Unitree, la faranno gli sviluppatori che useranno il R1 come base.

E qui torniamo a Tesla. La contraddizione è imbarazzante. Musk promette produzione di massa, ma i numeri dicono il contrario. Tesla ha appena registrato un calo del 12% dei ricavi nel secondo trimestre, schiacciata da vendite di veicoli elettrici in calo e da una riduzione delle entrate da crediti regolatori. Durante la call Q2, Musk ha parlato del nuovo design Optimus 3, ma è difficile credere che arriverà a un milione di unità l’anno quando neanche i robotaxi hanno visto la luce. Nel frattempo in Cina un robot umanoide è già disponibile al prezzo di una moto usata. Chi vincerà questa gara?

La risposta è quasi offensiva nella sua semplicità. La Cina ha vinto. E l’ha fatto senza bisogno di conferenze glamour a San Francisco o di presentazioni con ballerine di Boston Dynamics. Ha messo sul mercato un prodotto concreto, economico e già funzionante. Unitree R1 è la dimostrazione che la leadership tecnologica non si misura più con i brevetti, ma con la velocità con cui trasformi la ricerca in un oggetto che la gente può comprare. E questo, per chi guarda al futuro delle IPO tecnologiche cinesi e dei robot umanoidi, è un segnale impossibile da ignorare.