
Data recently released by AI platform OpenRouter,
Il fenomeno è lampante e quasi irritante nella sua prevedibilità: ChatGPT, la superstar dell’intelligenza artificiale conversazionale, vede il suo traffico sprofondare appena le scuole chiudono i battenti. Un dato fornito da OpenRouter racconta una storia che dovrebbe far riflettere chiunque pensi che l’AI stia davvero rivoluzionando la didattica. Il 27 maggio, in piena stagione di esami, è stato il giorno con il massimo utilizzo dell’anno. Poi, con l’inizio delle vacanze scolastiche a giugno, un calo netto e costante. Identico copione si ripete ogni weekend e in ogni pausa dalle lezioni: meno scuola, meno ChatGPT. Una correlazione così evidente da sfiorare la tragicommedia.
Chi usa ChatGPT come se fosse la bacchetta magica per i compiti è ormai una categoria conosciuta: studenti che lo impiegano per confezionare testi, ricerche e risposte in pochi secondi, senza fare il minimo sforzo cognitivo. Non è una mera oscillazione nel traffico, è la radiografia nitida di un abuso strumentale dell’intelligenza artificiale. Le scuole chiuse significano meno compiti, meno bisogno di “fare i compiti con l’AI”. Il risultato è un uso stagionale, quasi compulsivo, che si accende solo quando serve superare un ostacolo immediato: l’esame.
La narrativa ufficiale, ovviamente, dipinge ChatGPT come un acceleratore dell’apprendimento, uno strumento per potenziare la creatività e la capacità di pensiero critico. La realtà dei dati, però, è molto meno romantica e assai più pragmatica. ChatGPT diventa uno strumento di delega, un comodino digitale su cui appoggiare l’intelligenza senza nemmeno sforzarsi di allenarla. Un risultato disastroso sotto il profilo educativo: meno esercizio mentale, meno allenamento alla memoria, una riduzione drastica della capacità di scrivere e argomentare autonomamente.
È interessante notare che questa dinamica si configura come un picco stagionale, non una trasformazione stabile. ChatGPT non entra nella routine scolastica come uno strumento integrato, ma si manifesta come un antibiotico preso solo quando il mal di testa è insopportabile. Per chi auspicava una rivoluzione educativa grazie all’AI, questa è una doccia gelata.
La riflessione non può limitarsi a criticare l’uso “furbo” degli studenti. Bisogna interrogarsi sul sistema scolastico e sulle strategie didattiche. Forse, se l’educazione riuscisse a valorizzare più la creatività e il pensiero critico, ChatGPT non sarebbe un semplice produttore di compiti su misura, ma un partner nella crescita intellettuale. Senza questa consapevolezza, l’AI rischia di essere solo un’illusione tecnologica, un modo per bypassare l’impegno invece che per potenziarlo.
Un altro dettaglio curioso è la ripetitività di questo schema. ChatGPT non solo perde utenti quando cala la scuola, ma li riconquista puntualmente ogni volta che la pressione degli esami si fa sentire. Come un vecchio vizio dal quale è difficile staccarsi. Le vacanze estive diventano così una pausa dalla dipendenza digitale, ma la dipendenza ritorna con la riapertura delle aule.
Il discorso va quindi oltre l’analisi statistica: si apre uno scenario inquietante per chi crede ancora nel valore dell’educazione come strumento di emancipazione intellettuale. Se ChatGPT è solo una scorciatoia per il momento di crisi, allora l’AI non è ancora diventata un vero alleato della scuola, ma un mero espediente. Un assistente che fa il lavoro sporco, ma che rischia di trasformare studenti in automi senza autonomia.
Ironia della sorte, l’AI nata per potenziare il cervello umano rischia così di indebolirlo, almeno nel suo uso attuale tra gli studenti. Un paradosso degno dei migliori romanzi distopici, che richiede una riflessione seria e, soprattutto, un intervento culturale profondo.
In sintesi, i numeri non mentono: meno scuola, meno ChatGPT. Non è un segnale di sano distacco, ma un campanello d’allarme che ci invita a ripensare l’interazione tra intelligenza artificiale e apprendimento, prima che la tecnologia diventi il nemico silenzioso della nostra capacità di pensare con la nostra testa.