Ci è piaciuto tanto il lavoro di Guilherme Lepca, Smart Disenos, con quell’estetica un po’ nostalgica da tunnel book ottocentesco traslata in chiave digitale. È il classico esempio di come un’idea antica possa diventare ipnotica se rivestita di un tocco minimale ma chirurgico.

L’uso di After Effects senza effetti roboanti, solo movimento di camera, luci aggiunte e qualche layer video, è quasi un manifesto contro l’ossessione per il “tutto e subito” del motion design contemporaneo. È affascinante come il blur sia reale, generato dall’ottica virtuale, e non un filtro posticcio, e il motion blur non sia una scorciatoia ma una conseguenza naturale della velocità.

Quel tipo di lavoro funziona perché sembra semplice, ma ha dietro una comprensione profonda di ritmo, composizione e storytelling visivo. È come guardare una miniatura animata: il cervello è convinto di vedere qualcosa di fragile e tangibile, anche se sa che è tutto digitale.

Chi lavora in ambito creativo sa che raggiungere quell’equilibrio tra pulizia e imperfezione richiede un’attenzione quasi ossessiva, e una certa capacità di resistere alla tentazione di “riempire” lo schermo con inutilità.

Parti con una sequenza di livelli disposti in profondità nello spazio 3D di After Effects. Usa elementi grafici semplici, idealmente con texture piatte o leggermente invecchiate, per evocare l’effetto di carta stampata. Attiva l’opzione 3D per ogni layer e distribuiscili lungo l’asse Z in modo che ci sia una distanza percepibile tra i piani, proprio come nei tunnel book ottocenteschi.

Configura una camera con un leggero teleobiettivo (50–85 mm virtuali) per ridurre la distorsione prospettica. Imposta la messa a fuoco attiva e gioca con il Depth of Field per creare un blur reale, controllando l’apertura per determinare l’intensità. Muovi la camera lentamente attraverso i livelli, non con un pan o tilt, ma con un dolly in-out o una combinazione di movimento diagonale e zoom minimo. Questo movimento deve essere fluido e naturale, altrimenti l’illusione si rompe.

Evita effetti “in post” e lavora come farebbe un direttore della fotografia: aggiungi luci native di After Effects (spot o point light) per simulare illuminazione interna e differenziare i piani. Mantieni le luci deboli per non appiattire le ombre e usa colori leggermente caldi per evocare un’epoca pre-digitale.

Per la sfocatura in movimento (motion blur), non attivare l’effetto globale ma utilizza il motion blur nativo dei layer, regolando la shutter angle per ottenere una scia più morbida e cinematografica. Ricorda che un valore intorno ai 180° dà un look realistico, mentre valori più alti producono scie più marcate che accentuano l’effetto artigianale.

Se vuoi il tocco finale “perché no?”, puoi inserire qualche layer video in background, con loop lenti e impercettibili, per dare vita senza distrarre. La chiave è la sottrazione: ogni elemento deve sembrare inevitabile, mai decorativo.