Il rapporto di Bloomberg, confermato da Reuters, ci dice che l’amministrazione Trump sta trattando con Intel per acquisire una partecipazione nella casa di San Jose, mentre il CEO Lip-Bu Tan finisce sotto i riflettori dopo investimenti controversi in Cina. Secondo gli articoli, il titolo Intel ha schizzato in alto, guadagnando oltre il 7 % durante la seduta regolare e altri +2-4 % dopo la chiusura.
L’operazione, se dovesse andare in porto, aiuterebbe a rilanciare il colossale investimento da 28 miliardi di dollari per il nuovo stabilimento in Ohio, la cui operatività è slittata al 2030-2031, cinque anni oltre le previsioni originali.
E poi c’è la contropartita già operativa: Trump ha aperto le porte a un accordo con Nvidia (e AMD) che consente loro di esportare chip AI in Cina, ma solo versando il 15 % dei ricavi generati nelle vendite per paesi asiatici al governo degli Stati Uniti. È un ribaltone: dalla sicurezza nazionale al “pay-to-play”. Alcuni esperti chiamano tutto ciò un precedente pericoloso, che svilisce il regime dei controlli alle esportazioni.
Quindi ricapitolando, Trump gioca su due tavoli:
Da un lato, insiste per un intervento diretto del governo nella proprietà di Intel.
Dall’altro, monetizza l’accesso ai chip AI per la Cina a suon di revenue sharing.