C’è un mondo dove i calcoli non si contano a milioni o miliardi, ma a trilioni e quintilioni al secondo. I supercomputer non sono più curiosità da laboratorio o strumenti di nicchia per fisici eccentrici: sono motori invisibili che spingono avanti la scienza, l’industria e persino la nostra capacità di comprendere il pianeta. Nel 2025, la classifica TOP500 ci racconta che gli Stati Uniti dominano con sistemi exascale, macchine capaci di prestazioni così immense da far sembrare i computer di qualche anno fa rudimentali giocattoli.
Al vertice troneggia El Capitan, ospitato presso il Lawrence Livermore National Laboratory. Con un Rmax di 1,742 exaFLOPS, questa bestia tecnologica non si limita a numeri da capogiro. Basata su HPE Cray EX255a, con CPU AMD EPYC e acceleratori MI300A, connessa tramite la rete Slingshot-11, è un sistema bilanciato che domina sia il benchmark HPL che HPCG. Tradotto in termini pratici: è pronta a simulare fenomeni complessi, dal clima globale alla fusione nucleare, con precisione e velocità mai viste. Per l’America, l’exascale non è più un traguardo ambizioso: è la nuova normalità dei laboratori nazionali.
Segue a ruota Frontier, il primo sistema exascale della storia, ospitato ad Oak Ridge National Laboratory. Pur cedendo il primato a El Capitan, continua a fornire capacità di calcolo sostenuta per simulazioni su larga scala, consolidando la supremazia americana in questo campo. Al terzo posto troviamo Aurora, all’Argonne National Laboratory, basato su tecnologia Intel e GPU all’avanguardia, progettato per spingere la ricerca scientifica accelerata dall’AI. Questi giganti non sono solo numeri: sono la dimostrazione tangibile che la prossima generazione di scoperte scientifiche e tecnologie disruptive passerà attraverso qubit, flussi di calcolo e simulazioni impossibili da eseguire sui sistemi convenzionali.
Nonostante la supremazia americana, l’Europa fa il suo ingresso nel club exascale, segnalando la crescente capacità del continente di competere in questo settore strategico. Non si tratta di vanità accademica: sistemi così potenti ampliano le capacità scientifiche e industriali europee, dalla ricerca sulle energie rinnovabili alle simulazioni di pandemie e nuovi farmaci. L’exascale non è più esclusiva dei governi: aziende tecnologiche e piattaforme cloud iniziano a entrare nei top 10, portando l’informatica estrema nel mondo commerciale e aprendo scenari impensabili fino a pochi anni fa.
Il passaggio da petaflops a exascale non è solo un incremento numerico. Significa ridefinire cosa è possibile calcolare, simulare e prevedere. Dal modellare la fusione nucleare alla formazione di intelligenze artificiali di nuova generazione, questi supercomputer diventano infrastrutture strategiche per la ricerca e lo sviluppo globale. Il prestigio nazionale è un lato della medaglia; l’altro è la capacità concreta di innovare, reagire a crisi globali e dominare tecnologie chiave che decideranno il futuro economico e scientifico.
In sintesi, il 2025 segna un punto di svolta: la competizione tra laboratori nazionali, università e industria privata spinge l’umanità verso capacità computazionali prima inimmaginabili. L’exascale non è più fantascienza, ma infrastruttura critica, il terreno su cui si giocheranno le prossime grandi rivoluzioni scientifiche e tecnologiche. Ogni simulazione, ogni calcolo complesso, ogni modello predittivo dipenderà da queste macchine colossali, capaci di trasformare numeri in conoscenza e conoscenza in potere.
Fonte: TOP500, Lawrence Livermore National Laboratory, Oak Ridge National Laboratory, Argonne National Laboratory, HPCwire