Un caffè al Bar dei Daini
Donald Trump ha dichiarato che la Cina, tramite Xi Jinping, ha “approvato” un accordo su TikTok.
L’accordo è stato negoziato come un framework di massima: gli USA vogliono che TikTok, attualmente proprietà di ByteDance, venga rimodellato con controllo statunitense sufficientemente forte, specialmente su dati, algoritmo e governance.
Particolarità degna di nota: sei dei sette membri del consiglio di controllo delle operazioni USA saranno americani; l’algoritmo, secondo la dichiarazione della Casa Bianca, sarà “controllato dagli Stati Uniti”.
Ma “approvato” non significa “completamente definito”. Restano parecchi nodi da sciogliere: come verrà trasferita la proprietà, quali codici legali cinesi restano applicabili, quale effetto avrà il consenso cinese dato finora, e se ByteDance manterrà qualche influenza residua.
Il contesto legale è questo: il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act (PAFACA) obbliga ByteDance a vendere o rischiare che TikTok venga vietata negli Stati Uniti. Trump ha più volte posticipato l’imposizione del divieto tramite ordini esecutivi, in attesa che un accordo soddisfi i requisiti legali e politici.
Se l’accordo si consolida come descritto, gli USA ottengono:
- Controllo sull’algoritmo e sulla piattaforma operativa in territorio USA → influenza sulle modalità di raccomandazione, sicurezza, moderazione.
- Supervisione legale e operativa da parte statunitense, riducendo rischi di interferenza esterna, aziende che devono rispondere a normative cinesi.
- Potenziale modello che potrebbe essere replicato per altre piattaforme cinesi.
Ma ci sono rischi e incertezze:
- Se l’algoritmo reale resta parzialmente sotto influenza cinese (licenze, proxy, accordi tecnologici), la “sovranità” promessa può essere non totale.
- Le reazioni cinesi non sembrano aver confermato a pieno impegno ogni aspetto, soprattutto su come adattare la proprietà e il controllo normativo in modo conforme alle leggi cinesi. Reuters+1
- Giocare su tempistiche corte può generare resistenze legali, politiche, anche tra investitori che non vogliono che rischi regolatori o diplomazia influiscano sul valore.
xAI: colpo grosso nel panorama AI
xAI, la compagnia di Elon Musk, ha raccolto 10 miliardi di dollari in un nuovo round di finanziamento, raggiungendo una valutazione post-money di 200 miliardi di dollari.
Questa cifra la colloca tra le aziende private più preziose del settore AI, dietro a pochi giganti, ma davanti a molte che puntavano solo su modelli linguistici o applicazioni specifiche.
Il capitale sarà probabilmente usato per potenziare infrastrutture: data center, GPU, ricerca su modelli avanzati, e integrazione del prodotto (chatbot Grok, interazioni con piattaforme come X/Twitter, forse altri ambiti “AI first”).
Ma anche qui: la domanda è quanto del valore attuale sia “scommessa futura” più che risultato già materializzato. Rischi:
- carosità dell’addestramento e dell’operatività su larga scala
- concorrenza intensa: OpenAI, Google/DeepMind, Anthropic, ecc.
- pressioni regolatorie e di mercato: governance su dati, bias, privacy.
Cosa tenere d’occhio nei prossimi mesi
- Precisione del testo legale finale del deal TikTok: quali diritti avrà ByteDance, quali restrizioni.
- Reazioni domestiche negli USA: senato, giudici, opinione pubblica su libertà di espressione, controllo algoritmico.
- Risposta delle autorità cinesi: rispetto delle proprie leggi, concessioni, ritorsioni se il deal percepito come troppo svantaggioso.
- Per xAI: metriche chiave come burn rate, tempi per la redditività, vantaggi concreti rispetto alla concorrenza.
- Impatto su mercati azionari, su partner hardware, su investimenti infrastrutturali come chip, energia, cloud computing.