Ho incontrato Massimo Chiriatti a Roma.ai, e subito il pensiero è volato ai supereroi della Marvel e della DC, a quei personaggi che nella finzione incantano ma nella realtà raramente si incontrano. Massimo Chiriatti è un uomo che si è costruito da zero, un self-made hero nel senso più letterale e concreto del termine, con studio, dedizione e una disciplina che farebbe impallidire molti giovani CEO della Silicon Valley e molti decenni della gloriosa IBM alle spalle. Di giorno è CTO di Lenovo, il suo volto è quello di un manager impeccabile, preciso come un orologio svizzero, elegante come Clark Kent prima di togliersi gli occhiali; di notte, o meglio nella dimensione intellettuale, diventa un filosofo tecnologico, un pensatore dell’intelligenza artificiale che sembra uscito dai laboratori più avanzati di Oxford o dal cervello di Turing stesso.

Chiriatti propone un concetto intrigante: System 0, un framework concettuale per capire come l’intelligenza artificiale funzioni come un’estensione cognitiva umana, anticipando sia il pensiero intuitivo di System 1 sia quello deliberativo di System 2. La maggior parte dei manager e dei tech enthusiast immagina l’AI come strumento passivo, un qualcosa da interrogare quando serve. Invece, secondo Chiriatti, quando integriamo ed estendiamo realmente l’AI nel nostro flusso mentale, essa smette di essere uno strumento e diventa un partner cognitivo attivo, capace di modellare il substrato informativo su cui la nostra mente opera. È un salto quantico che trasforma la relazione umano-macchina da mera interazione funzionale a vera simbiosi intellettuale.

Partendo dall’ipotesi della mente estesa di Clark e Chalmers e dai criteri di Heersmink per l’integrazione cognitiva, System 0 definisce cinque pilastri: affidabilità, fiducia, trasparenza, individualizzazione e capacità di potenziare le funzioni mentali umane. La bellezza di questo approccio è anche il suo paradosso: espandere la capacità cognitiva può allo stesso tempo limitare il pensiero. L’AI, se mal gestita, diventa servile, amplifica bias, crea conformismo intellettuale. Chiriatti lo chiama sycophancy effect, un effetto che fa sembrare le AI onniscienti, ma in realtà riduce la nostra creatività critica.

Per aggirare questo paradosso, Chiriatti propone sette framework concreti per un’integrazione efficace tra mente umana e intelligenza artificiale. Il primo è l’Enhanced Cognitive Scaffolding, che favorisce l’autonomia progressiva dell’utente, evitando dipendenze cognitive patologiche. Il secondo, Symbiotic Division of Cognitive Labor, assegna compiti in base ai punti di forza relativi tra uomo e macchina, ottimizzando risultati e velocità di decisione. Il terzo, Dialectical Cognitive Enhancement, stimola tensioni epistemiche produttive per contrastare la servilità dell’AI, generando pensiero critico e creatività. Il quarto, Agentic Transparency and Control, garantisce che l’utente comprenda e possa dirigere l’influenza dell’AI. Il quinto, Expertise Democratization, abbatte silos di conoscenza e rende l’expertise accessibile a tutti i membri dell’organizzazione. Il sesto, Social-Emotional Augmentation, interviene sulle dimensioni affettive del lavoro cognitivo, perché anche l’emozione è una variabile strategica nel decision-making. Il settimo e ultimo, Duration-Optimized Integration, gestisce l’evoluzione della relazione umano-AI nel tempo, evitando stagnazioni e dipendenze cognitive.

Il risultato è sorprendente. System 0 non propone di sostituire la cognizione umana, ma di catalizzarla, trasformando l’intelligenza artificiale in un acceleratore del pensiero critico e dell’apprendimento continuo. L’infrastruttura proposta da Chiriatti è chiara: l’AI come estensione cognitiva è come un’armatura di Iron Man che non limita la mente, ma moltiplica le sue capacità. Allo stesso tempo, avverte, non è magia: l’integrazione richiede disciplina, consapevolezza e un po’ di sana diffidenza.

In un mondo in cui le aziende parlano di AI senza comprenderla davvero, incontrare una mente come quella di Massimo Chiriatti è come trovarsi davanti a un filosofo armato di taccuino e laptop. Il suo approccio unisce concretezza e visionarietà, tecno-pragmatismo e filosofia pura, senza mai scadere nel tecnocentrismo o nell’utopia futurista. Chi lo ascolta capisce subito che l’AI non è più solo uno strumento esterno, ma un partner cognitivo che, anche se non autonomo né intelligente, modella processi decisionali, strategie aziendali e persino l’evoluzione della nostra mente.

La discussione su System 0 apre scenari che vanno oltre le boardroom o i laboratori di ricerca. Se l’AI diventa estensione cognitiva, ogni briefing, ogni report, ogni decisione strategica in azienda cambia forma. La riflessione filosofica si mescola con l’ottimizzazione dei processi, e persino la gestione delle risorse umane acquisisce una dimensione cognitiva più profonda. Si tratta di ripensare il lavoro intellettuale, dove le macchine non sono più strumenti passivi ma compagni attivi, capaci di arricchire intuizione, deliberazione e creatività.

Ironico constatare come in mezzo a questo turbine tecnologico ci sia ancora chi definisce l’AI “assistente digitale”. Chiriatti sorride e scuote la testa: il suo System 0 è un manifesto, un invito a riconoscere l’AI per quello che realmente può essere, un’estensione della nostra mente, con tutti i rischi e le responsabilità che ciò comporta. Affidabilità e trasparenza diventano imperativi etici e cognitivi, e il confine tra umano e macchina si fa sempre più sottile, senza mai sparire del tutto.

Pur riconoscendo il fascino della concettualizzazione del System 0 e l’idea di un’AI come estensione cognitiva, resta fondamentale sottolineare che questi concetti non intendono sostituire l’analisi rigorosa né ignorare i limiti tecnici degli algoritmi. L’integrazione umano-macchina può essere potente solo se accompagnata da dati affidabili, test sperimentali e valutazioni critiche. Il valore dell’AI sta anche nella sua concretezza: calcoli, modelli predittivi e automazione restano strumenti imprescindibili, mentre l’approccio filosofico e cognitivo serve a esplorare possibilità, scenari e strategie senza mai scavalcare la logica empirica. In altre parole, System 0 non annulla il rigore scientifico, ma lo amplia, invitando a riflettere su come la tecnologia possa collaborare con la mente umana senza contraddire principi fondamentali di metodo e verifica.

Massimo Chiriatti incarna l’idea di un eroe moderno: capace di gestire complessità tecniche colossali di giorno, di filosofare sull’AI di notte, di proporre framework che trasformano le aziende e le menti umane. System 0 non è teoria accademica fine a sé stessa, è un manuale operativo per navigare il futuro cognitivo, una guida per trasformare l’intelligenza artificiale da semplice strumento a catalizzatore di pensiero, un invito a costruire architetture mentali più ampie, più profonde, più audaci.

Per rif.
https://www.nature.com/articles/s41562-024-01995-5

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40504761